Pubblicato il 10 Giugno 2012 | di Andrea G.G. Parasiliti
Franco Zanotti a Ragusa
Un bell’incontro quello di sabato 19 maggio nella sala Avis a Ragusa… Infatti proprio alla vigilia della 46. Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, alla conferenza sul tema «Informare i cittadini: il ruolo della comunicazione sociale». Ho avuto l’onore di ascoltare oltre la testimonianza di Gian Piero Saladino, direttore dell’ufficio Comunicazioni Sociali e di Alessandro Bongiorno, condirettore del nostro Insieme, quella di un ospite d’eccezione: Franco Zanotti.
Franco Zanotti, il primo presidente laico della Federazione italiana settimanali cattolici, che con grande fervore e semplicità ci ha mostrato le linee guida, i binari che un giornale diocesano deve perseguire con forza e umiltà.
« Noi dobbiamo raccontare l’Italia reale, quella che fatica, che non arriva alla fine del mese, quella delle famiglie e dei figli precari… La nostra attenzione deve essere locale e nazionale assieme, per aiutare il nostro lettore a capire cosa sta accadendo dietro l’angolo di casa, così come in Italia e nel mondo».
Ma cos’è innanzitutto un periodico diocesano come il nostro “Insieme”, mi verrebbe da chiedergli… Solo che non ho il tempo di fargli la domanda che già mi risponde: «Sgombriamo il terreno da un equivoco… Un giornale diocesano non è l’organo ufficiale del vescovo. Proprio il fatto di essere etichettato come diocesano deve essere una garanzia per la giustezza e la bontà dell’informazione. Noi dobbiamo dar voce a chi voce non ha. Eliminare e proporci come alternativa a quella informazione aggressiva che troppo spesso dimentica che dietro a ogni notizia c’è un uomo. E perché secondo voi i giornali devono avere rispetto degli uomini? Perché gli uomini sono fatti a immagine e somiglianza di Dio… Ricordatevi sempre che il primo miracolo di Gesù fu la trasmutazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana».
Perché ci dice questo, mi chiedo… Forse perché a Cana il vino c’era. Era solo finito. E siccome siamo in Sicilia, consentitemi questa mezza parola.
In ogni caso un giornale deve parlare chiaro ed evitare i giochi di parola e linguaggi strani: bisogna raggiungere i propri lettori e usare solo parole che usiamo quotidianamente. «Un giornalista che non si lascia comprendere è un maleducato», parola di Indro Montanelli.
Infine dobbiamo formare informando: fornire strumenti per capire e parole per educare. Educare tramite una buona informazione.
«Un giornale non deve essere fatto bene. Deve essere fatto benissimo! Ricordatevi sempre della parabola dei talenti, continua Zanotti… Il cristiano deve vivere quella sana inquietudine, che non deve farlo dormire la notte! Anzi io di notte dormo, ma solo dopo aver compiuto il mio dovere… Se abbiamo ricevuto cinque talenti non possiamo restituirne quattro e mezzo al padre eterno. Dobbiamo restituirli tutti. Senza nessuno sconto».
Insomma una bella “lectio magistralis”, salutata con piacere dal nostro vescovo Paolo, una bella lezione sul valore dell’informazione che deve sempre essere rivolta al bene della società.