Politica

Pubblicato il 29 Aprile 2013 | di Andrea G.G. Parasiliti

Perché la ricostruzione passa dal deserto

Forse è perché sembra che alle giovani generazioni di italiani spetterà il compito di rinnovare, re-innamorarsi e farci re-innamorare del Belpaese, della nostra Italia dalle mille contraddizioni. Forse è perché siamo all’alba della festa dei lavoratori. Com’è e come non è, a me torna in mente un libro fondamentale per il pensiero politico contemporaneo scritto da un grande filosofo statunitense: si tratta di Esodo e rivoluzione di Michael Walzer, volume pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 2004.

esodoL’autore, docente a Princeton, parte dal presupposto che la storia dell’affrancamento di Israele dalla schiavitù in Egitto è stata a lungo riletta come una metafora dei processi di liberazione e rivoluzione. In Occidente infatti abbiamo applicato alla storia moderna uno schema particolare: quando si passa da uno stato di oppressione  alla liberazione di un popolo, si dà vita a un contratto sociale sul quale si fonda una nuova società. E questa storia, che non appartiene a tutti i popoli del mondo, ma agli Ebrei e ai Cristiani d’Occidente, trova la sua origine, la sua prima versione nell’Esodo di Israele dall’Egitto.

Un Esodo in cui la terra promessa non è un paradiso terrestre ma semplicemente un posto migliore dell’Egitto, dove si possa vivere dignitosamente… nella quale si giunge solamente attraverso una via: il deserto.

I quarant’anni di deserto… con le mormorazioni di un popolo ancora assuefatto alla schiavitù, che inizia un lento periodo di apprendimento della libertà… Quarant’anni, dice Walzer, sono simbolo del ricambio generazionale… Quarant’anni perché Dio voleva un popolo nato libero, che non avesse dentro di sé il ricordo della schiavitù.

Ecco dunque questa interessante rilettura politologica del libro dell’Esodo: un insegnamento che vorrei che si imprimesse bene nella mente di chi inizia un cammino verso la libertà, propria e del proprio popolo, poiché «non basta fuggire dall’Egitto per arrivare a Canaan… la terra promessa non è una terra incantata… E la strada che porta alla terra promessa attraversa il deserto».

 

 

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Autore

(Ragusa, 1988). Post-doctoral Fellow della University of Toronto si è laureato in Filologia Moderna all’Università Cattolica di Milano e ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università degli Studi di Catania. Collaboratore del Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca della Cattolica di Milano (CRELEB) e, nel 2018, del PRISMES (Langues, Textes, Arts et Cultures du Monde anglophone) dell’Université Sorbonne Nouvelle – Paris 3, si occupa di Libri d’artista e Letteratura Futurista, Disability Studies e Food Studies. Fra le sue pubblicazioni: Dalla parte del lettore: Diceria dell’untore fra esegesi e ebook, Baglieri (Vittoria, 2012); La totalità della parola. Origini e prospettive culturali dell’editoria digitale, Baglieri (Vittoria, 2014); Io siamo già in troppi, libro d’artista di poesie plastiche plastificate galleggianti per il Global Warming, KreativaMente (Ragusa, 2020); Ultima notte in Derbylius, Babbomorto editore (Imola, 2020); All’ombra del vulcano. Il Futurismo in Sicilia e l’Etna di Marinetti, Olschki (Firenze, 2020). Curatore del volume Le Carte e le Pagine. Fonti per lo studio dell’editoria novecentesca, Unicopli (Milano 2017), ha tradotto per il CRELEB le Nuove osservazioni sull’attività scrittoria nel Vicino Oriente antico di Scott B. Noegel (Milano, 2014). Ha pubblicato un racconto dal titolo Odisseo, all’interno della silloge su letteratura e disabilità La mia storia ti appartiene, Edizioni progetto cultura (Roma 2014). Come giornalista pubblicista, ha scritto per il «Corriere canadese» (Toronto), «El boletin. Club giuliano dalmato» (Toronto), «Civiltà delle macchine» (Roma), l’«Intellettuale Dissidente» (Roma), «Torquemada» (Milano), «Emergenze» (Perugia), «Operaincerta» (Modica), e «Insieme» (Ragusa) dal gennaio del 2010.



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