Cultura

Pubblicato il 10 Maggio 2013 | di Andrea G.G. Parasiliti

Pietrangelo Buttafuoco, la parola, la memoria e il libro digitale

In principio era il Verbo, diceva qualcuno. Dunque la parola crea la cosa. Anche i Greci lo dicevano. Ma non è che col suo potere evocativo crea anche l’immagine, anche la musica e quindi in fin dei conti “possiede tutto”?

La parola “possiede tutto”, è proprio come ricordi. Ma deve essere quella giusta. Pensiamo al peccato (“sia il tuo parlare sì, sì; no, no, poiché il più proviene dal maligno”). Il peccato è parola che non andrebbe detta, il peccato è un di più rispetto a ciò che dovrebbe essere fatto o agito. E il peccato ha molto a che fare con la misura della parola.

Un testo, in un contesto digitale e quindi “fissato” su un supporto non più materiale come la carta, può indebolirsi, o una confluenza di immagini, video, link e possibilità di condivisione in rete può arricchirlo?

Credo che possa arricchirlo. I sistemi cognitivi dell’uomo continueranno a svilupparsi. La generazione Google e multitasking pensa già in modo diverso rispetto alle precedenti generazioni. Non so se sia in meglio, ma certo ha un modo del tutto differente di approcciare la realtà e i materiali intellettuali. Comunque, il supporto è solo un supporto e se è da superare va superato.

A chi crea, all’autore, cosa potrebbe accadere? Dovrebbe egli tener conto, nello stadio architettonico dell’opera, di queste nuove possibilità creative-editoriali o la particolare resa editoriale resterebbe “roba d’altri”?

Non c’è e non ci sarà mai un solo tipo di autore. C’è chi pratica l’opera totale, e chi solo la scrittura. Non tutti possono permettersi di architettare. Il genio architetta, certo.

La “Divina Commedia”, “Il Signore degli anelli”, testi che ripensati per l’editoria digitale potrebbero avere nuova linfa se progettati con criterio. Perché sembrano già come pensati per un altro tipo di libro… Ci possono essere delle prospettive culturali in tal senso?

I grandi libri sono sempre stati bastardi: delle commistioni di stile, genere, registro, immagini; delle creature ibride che spingono già oltre la scrittura. Ma dal mio punto di vista, non credo sia giusto dare una confezione diversa a libri il cui testo è da solo un volo inarrivabile. Insomma, dalla Commedia dantesca in digitale mi aspetto solo il testo. Basta e avanza. Il di più forse proverrebbe dal maligno.

Il Libro per la memoria: Si dice libro, ma anche sulla pietra si scriveva, su papiri, pergamene… Funzionò la trovata?

Il libro è un oggetto ergonomicamente insuperato, come il cuscino, il materasso, la penna. E anche poeticamente il libro funziona, ha un profumo, un tempo iscritto sulla carta nuova o consumata, ma anche gli e-reader hanno il loro lirismo, il loro fascino postumano. Per ora, comunque, preferisco il libro di carta.

Ma immateriale, dicono, è sinonimo di oblìo… Io non lo so. E poi sul dizionario non l’avevo trovato. Com’è il fatto?

Il tempo cancella quello che deve. Noi seguiamo la Tradizione, ma non la guidiamo.

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Autore

(Ragusa, 1988). Post-doctoral Fellow della University of Toronto si è laureato in Filologia Moderna all’Università Cattolica di Milano e ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università degli Studi di Catania. Collaboratore del Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca della Cattolica di Milano (CRELEB) e, nel 2018, del PRISMES (Langues, Textes, Arts et Cultures du Monde anglophone) dell’Université Sorbonne Nouvelle – Paris 3, si occupa di Libri d’artista e Letteratura Futurista, Disability Studies e Food Studies. Fra le sue pubblicazioni: Dalla parte del lettore: Diceria dell’untore fra esegesi e ebook, Baglieri (Vittoria, 2012); La totalità della parola. Origini e prospettive culturali dell’editoria digitale, Baglieri (Vittoria, 2014); Io siamo già in troppi, libro d’artista di poesie plastiche plastificate galleggianti per il Global Warming, KreativaMente (Ragusa, 2020); Ultima notte in Derbylius, Babbomorto editore (Imola, 2020); All’ombra del vulcano. Il Futurismo in Sicilia e l’Etna di Marinetti, Olschki (Firenze, 2020). Curatore del volume Le Carte e le Pagine. Fonti per lo studio dell’editoria novecentesca, Unicopli (Milano 2017), ha tradotto per il CRELEB le Nuove osservazioni sull’attività scrittoria nel Vicino Oriente antico di Scott B. Noegel (Milano, 2014). Ha pubblicato un racconto dal titolo Odisseo, all’interno della silloge su letteratura e disabilità La mia storia ti appartiene, Edizioni progetto cultura (Roma 2014). Come giornalista pubblicista, ha scritto per il «Corriere canadese» (Toronto), «El boletin. Club giuliano dalmato» (Toronto), «Civiltà delle macchine» (Roma), l’«Intellettuale Dissidente» (Roma), «Torquemada» (Milano), «Emergenze» (Perugia), «Operaincerta» (Modica), e «Insieme» (Ragusa) dal gennaio del 2010.



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