Vita Cristiana

Pubblicato il 7 Ottobre 2013 | di Andrea G.G. Parasiliti

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Perché il Papa è un “social network”, parte III

Poi ecco che Antonio Spadaro ci racconta un bellissimo aneddoto, lui che una sera magicamente a Roma ricevette la benedizione di due papi:

L’11 ottobre del 1962 papa Giovanni XXIII aprì il Concilio Vaticano II. L’11 ottobre 2012 papa Benedetto XVI si è affacciato dal suo balcone come aveva fatto il suo predecessore per benedire la folla che, con le fiaccole in mano, era affluita in via della Conciliazione e in piazza San Pietro, invitata dall’Azione Cattolica. Io ero lì”, dice.

“In mezzo a decine di migliaia di persone, non mi sentivo immerso in una “folla” anonima, ma accanto a persone, giovani, di mezza età e anche anziane, che pregavano attendendo anche una parola del Papa e la sua benedizione. Tra le testimonianze che si sono succedute dal vivo e in video è stata trasmessa dai maxi schermi collocati in Piazza San Pietro la celeberrima ripresa televisiva del “discorso alla luna” di Giovanni XXIII in una versione completa, di poco più lunga dei video che circolano (anche in rete). Dall’inizio alla fine, cioè fino alla benedizione.

Ed ecco che – prosegue Antonio – appena ho sentito l’altoparlante in piazza diffondere il sonoro del video al momento della benedizione, mi sono chiesto: e adesso che accadrà? Le parole di Giovanni XXIII venivano diffuse nella piazza come 50 anni prima, ed ecco che le persone riunite, raccolte davanti ai maxi schermi, si sono segnate come a ricevere quella benedizione “virtuale” che sembrava solcare non solo lo spazio (come avviene per le celebrazioni televisive trasmesse in diretta) ma anche il tempo, proprio  grazie alla televisione. La gente aveva la percezione soggettiva di essere benedetta dal Papa Giovanni XXIII perdendo (o non curandosi del) la consapevolezza che quello era solamente un documentario.

Dopo pochi minuti si è affacciato Benedetto XVI dalla sua finestra. I volti che erano concentrati sulle immagini di 50 anni fa (che nella posizione in cui io ero collocato venivano viste sul lato sinistro della Piazza), si sono girati verso il lato destro, verso la finestra illuminata dalla quale è apparso il Papa. In quei pochi istanti tutti hanno viaggiato nella macchina del tempo e sono tornati “qui ed ora” e hanno raccolto la benedizione di Benedetto XVI facendo lo stesso gesto del segno della croce. Ho avuto l’impressione soggettiva di essere stato benedetto da due Papi nella stessa serata, e a distanza di pochi minuti.”

Media, aggiungo io, che in fin dei conti ci forniscono una sensazione di presenza.

Media che non sono necessariamente avversi all’interiorità…

“Pensiamo agli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola”, continua ancora sorprendentemente Antonio… “Questi ci chiedono di entrare nella scena e interagire con i personaggi. Noi dobbiamo immaginare noi stessi nella grotta della natività e dare una mano… Il contemplativo in fin dei conti vede sé stesso immerso nella realtà contemplata”.

Come in un videogame, come un’applicazione di Apple.

Ecco dunque come intendere la spiritualità al tempo dell’interattività. Ecco perché un papa come Francesco è un “social network”.

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Autore

(Ragusa, 1988). Post-doctoral Fellow della University of Toronto si è laureato in Filologia Moderna all’Università Cattolica di Milano e ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università degli Studi di Catania. Collaboratore del Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca della Cattolica di Milano (CRELEB) e, nel 2018, del PRISMES (Langues, Textes, Arts et Cultures du Monde anglophone) dell’Université Sorbonne Nouvelle – Paris 3, si occupa di Libri d’artista e Letteratura Futurista, Disability Studies e Food Studies. Fra le sue pubblicazioni: Dalla parte del lettore: Diceria dell’untore fra esegesi e ebook, Baglieri (Vittoria, 2012); La totalità della parola. Origini e prospettive culturali dell’editoria digitale, Baglieri (Vittoria, 2014); Io siamo già in troppi, libro d’artista di poesie plastiche plastificate galleggianti per il Global Warming, KreativaMente (Ragusa, 2020); Ultima notte in Derbylius, Babbomorto editore (Imola, 2020); All’ombra del vulcano. Il Futurismo in Sicilia e l’Etna di Marinetti, Olschki (Firenze, 2020). Curatore del volume Le Carte e le Pagine. Fonti per lo studio dell’editoria novecentesca, Unicopli (Milano 2017), ha tradotto per il CRELEB le Nuove osservazioni sull’attività scrittoria nel Vicino Oriente antico di Scott B. Noegel (Milano, 2014). Ha pubblicato un racconto dal titolo Odisseo, all’interno della silloge su letteratura e disabilità La mia storia ti appartiene, Edizioni progetto cultura (Roma 2014). Come giornalista pubblicista, ha scritto per il «Corriere canadese» (Toronto), «El boletin. Club giuliano dalmato» (Toronto), «Civiltà delle macchine» (Roma), l’«Intellettuale Dissidente» (Roma), «Torquemada» (Milano), «Emergenze» (Perugia), «Operaincerta» (Modica), e «Insieme» (Ragusa) dal gennaio del 2010.



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