Società

Pubblicato il 17 Ottobre 2013 | di Redazione

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Dalla green economy un’idea di futuro

La green economy, intesa come riorientamento dell’economia e dei comportamenti sociali verso una maggiore sostenibilità, è per la provincia di Ragusa una chiave straordinaria per affrontare le sfide che abbiamo davanti, mobilitando le migliori energie. Di fronte a una crisi lunga e difficile, tutti sappiamo che non basta interrogare gli aruspici per conoscere il futuro: dobbiamo infatti difenderci dagli effetti della crisi garantendo la tenuta dei conti pubblici e impedendo che qualcuno rimanga indietro. E ciò comporta grande attenzione alle aree deboli come la nostra, ai lavoratori che perdono il posto di lavoro, al credito per le piccole e medie imprese, alle famiglie che hanno un reddito più basso.

La coesione sociale, nella crisi, non è qualcosa che viene dopo, ma una componente prioritaria ed essenziale della risposta: una società “strappata” fa molta più fatica a rimettersi in cammino. C’è il rischio che molti pensino, magari senza confessarlo, che sia ancora praticabile la filosofia dell’adda passà ‘a nuttata proposta da Eduardo in Napoli Milionaria. Non è così, anzi! La crisi va colta come una grande occasione di cambiamento, un’opportunità per affrontare le questioni aperte da tempo. È questo il senso della green economy, intesa (non solo) come insieme delle attività direttamente connesse alle questioni ambientali.

La “rivoluzione ecologica” può rappresentare la chiave di volta per favorire un’autentica modernizzazione della provincia di Ragusa nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile, cioè compatibile con la difesa dell’ ambiente e la tutela della salute collettiva. Basti pensare all’enorme sviluppo che, finalmente, stanno avendo in Italia ed anche da noi le fonti rinnovabili. O allo straordinario successo, in corso in Italia, del credito d’imposta del 55 per cento per privati che intervengono sulla proprie abitazioni con misure di efficienza energetica e di ricorso alle fonti rinnovabili, riducendo di molto la propria bolletta. Solo questa misura ha prodotto in Italia investimenti per quasi 12 miliardi di euro, è stata utilizzata da circa 600.000 famiglie, ha messo al lavoro e qualificato migliaia di imprese nell’edilizia e nell’indotto, soprattutto piccole e medie, con decine di migliaia di occupati coinvolti. Perché non anche da noi? Dovrebbero bastare questi numeri per intraprendere decisamente questo cammino. Ma, in Italia, la green economy è molto di più. Si incrocia con la soft economy, con la scommessa della qualità, con l’innovazione e la ricerca. È insomma una chiave per ragionare sul futuro della nostra economia attraverso tutti i settori: dall’agroalimentare all’edilizia, dall’energia al turismo, dai settori tradizionali a quelli più innovativi, dalla manifattura all’artigianato.

Da un’indagine condotta nel 2012 da Unioncamere e dalla Fondazione Symbola, risulta che quasi un’impresa su quattro ha puntato sulla green economy per superare la crisi, con la percentuale che sale nelle imprese che esportano (37.6 per cento). Il 38.2 per cento delle assunzioni complessive programmate (stagionali inclusi) da tutte le imprese italiane dell’industria e dei servizi per il 2012 si deve alle aziende che investono in tecnologie green. Guardando ai numeri assoluti, ciò significa che sul totale di oltre 631.000 assunzioni complessive, oltre 241.000 sono ascrivibili ad imprese che credono nella green economy. L’imprenditoria legata all’ambiente dimostra di avere una dinamicità in campo occupazionale: delle 358.000 imprese che hanno investito negli ultimi tre anni – o lo faranno – in tecnologia green, ben il 20 per cento ha previsto nel 2012 di assumere, laddove per le altre imprese non investitrici la quota quasi si dimezza. Ma non bastano i numeri a rendere le potenzialità di una nuova prospettiva di sviluppo. La crisi ci propone anche la necessità di rivedere il rapporto tra imprese e territorio, tra cittadini-consumatori e scelte di consumo. Sotto la luce della crisi cambiano di segno e di ruolo molti comportamenti, emerge una figura capace di condizionare in maniera molto maggiore le imprese e il mercato, il consum-attore, in grado di scegliere con maggiore indipendenza e responsabilità. Prendono maggiore forza scelte che, se non sono in grado di essere generalizzate, servono però a indicare concretamente una prospettiva percepita da molti come positiva: pensiamo ai prodotti biologici, al commercio equo e solidale, ai prodotti a filiera corta, a forme di consumo responsabile e personalizzato.

La provincia di Ragusa oggi in grado di percorrere questa strada? Conosciamo i vincoli della nostra provincia: una burocrazia tanto estesa quanto spesso inefficiente, una politica inconcludente e spesso impreparata, le accresciute diseguaglianze nella società, l’illegalità diffusa e il peso che la criminalità organizzata ha acquisito in alcune aree, gli scarsi investimenti nella ricerca e nuova tecnologia, il deficit di infrastrutture, a partire da quelle necessarie per avvicinarsi al futuro, come la banda larga. Se però guardiamo la nostra provincia con occhio attento, curiosità, simpatia, affetto, vediamo enormi opportunità ed energie da mobilitare. Oggi la politica, le istituzioni, non sembrano in grado di produrre una visione comune, di mettere in movimento il Paese, ed è per questo che non basta una manifestazione per la “vertenza Ragusa”. È necessario darsi da fare tutti e subito, senza aspettare l’arrivo del “principe azzurro” che forse non arriverà, abbandonando un nostro vizio antico, che è quello di lamentarsi sempre. Napoleone diceva di aver vinto le battaglie grazie anche ai sogni che i suoi soldati facevano di notte. Anche la provincia di Ragusa ha un grande bisogno di una visione comune, di un sogno. Il sogno di una provincia che riesca ad affrontare unita un presente difficile e le sfide del futuro, senza perdere la propria identità, la propria anima. Facendo anzi di questo un proprio punto di forza.

La green economy può essere parte importante di questa visione, di questa avventura comune a partire da quel 23.2 per cento di imprese della provincia di Ragusa che nel 2012 ha scommesso sull’ambiente. Crescita e sostenibilità ambientale, considerate fino a ieri in antitesi, si stanno rivelando quindi due facce di quella stessa medaglia che è la competitività di un “sistema Paese”. La provincia di Ragusa ha tutte le carte in regola per partecipare a pieno titolo a questa gara globale: le bellezze naturali; il paesaggio; un patrimonio storico e culturale unico; talento, fantasia, creatività.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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