Cultura

Pubblicato il 18 Ottobre 2013 | di Andrea G.G. Parasiliti

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Storie di librerie fisiche e di librerie on line: fra mediazione e spersonalizzazione

Leggevo in un articolo agostano di Pietrangelo Buttafuoco che le librerie sono diventate la vetrina della banalità… Lo scrittore siciliano raccontava infatti di una gita a Noto, città che diede i natali al sommo poeta arabo Ibn Hamdis, in compagnia del suo amico e sodale Titta Rosso, al quale il giornalista del Foglio ha dedicato il romanzo Fimmini. Ammirarle, decifrarle, sedurle (Mondadori 2009), vero elogio della donna e dell’uomo alfa in via d’estinzione.

Insomma dopo una «bella brioche forte di cuzzagno, inzuppata di gelato di limone», il nostro scrittore, in punta di piedi si mette in cammino, alla sequela del suo amico che lo fa inoltrare in una libreria che non è propriamente una libreria, bensì qualcosa di più, un negozio fichissimo dove entrare in punta di piedi perché in qualche modo è bar, o ristorante, e poi anche boutique e perfino cianfrusaglieria dove trovare il re di spade, la carta più marziale del mazzo, riprodotta in terracotta».

C’è quasi da imbarazzarsi…

«Bella per come è bella quella libreria racconta nella sua singolarità l’editoria italiana per come è diventata. Svela, quel negozio, tutto il commercio dell’industria culturale, il tempo che fa, lo Zeitgeist, la vanità ideologica del sentimento diffuso, il prontuario delle idee dato a disposizione dei cretini cognitivi e io che quattro fili di pasta alfabetizzata me li mangio pure mi sento profondamente a disagio».

A questo punto giacché un certo fastidio nel varcare le soglie inizio ad avvertirlo pure io, e non certo perché sono colto, ma solo perché i cartelloni pubblicitari supercolorati con i prezzi tagliati mi fanno girare la testa, passo una mattinata con il professor Alessandro Cunietti, docente diMarketing del prodotto editoriale presso l’Università Cattolica di Milano e gli chiedo, come si fa con un medico, il motivo di questo malessere:

«Il problema  nasce dal sistema produttivo italiano» esordisce sorridendomi. «Alcuni grandi editori sono anche distributori e anche librai. E a questo punto si privilegia l’editore proprietario di tutta la catena… Così facendo l’offerta viene falsata. Pensa a questo: Se sei dentro una Feltrinelli il libro più sfortunato di Feltrinelli godrà comunque di una posizione privilegiata rispetto al tuo. Si chiamano ancora librerie ma forse bisognerebbe dire supermercati».

Ma è sempre stato così, gli chiedo preoccupato?

«No! Le vecchie librerie Feltrinelli sono nate dalla testa di Gian Giacomo e poi sono state dirette per tanti anni da Romano Montroli. Queste si basavano su di principio profondamente diverso: si privilegiava il cliente/lettore piuttosto che l’editore in sé… Pensa al fatto che i libri dell’editore Einaudi arrivavano ai lettori soprattutto grazie a una libreria come la Feltrinelli. Adesso si vive un contesto di grande spersonalizzazione».

Cosa dovremmo intendere come spersonalizzazione?

«L’ottica del supermercato impone di proporre solo i prodotti che si vendono di più. Quindi i più pubblicizzati. Il fatto è che anche i librai indipendenti soffrono di questa sindrome… Sono dei Mini-market, non capendo che per sopravvivere hanno bisogno di rivoluzionare la loro strategia di marketing… Se un libraio indipendente ha in vetrina, con cartelloni cubitali di fronte al suo negozio, il romanzo di Hosseini non ha capito niente. Se pensiamo a un terzo caso, quello del libraio Amazon, ci ritroviamo di fronte a un libraio supergeneralista: è meglio della Mondadori e ci mette solo due giorni a consegnarti un libro nelle grandi città… Ma anche in questo caso non sei un mediatore ma un trasportatore… Mentre negli altri casi ci troviamo di fronte a dei supermercati e a dei mini market».

E come se ne esce da questa impasse?

«Beh, i librai devono curare i clienti e non il libro. Questa è la logica del commercio… Le cose fondamentali sono proprio queste: i clienti e la relazione con i clienti, non i prodotto in sé! E allora sì che un libraio torna ad essere mediatore… Devi dimenticare i libri per fare il libraio oggi. Un po’ come un macellaio che si ritrova accerchiato da ipermercati… A quel punto devi puntare sulla relazione, sullo stuzzicare il cliente, sull’instaurare un rapporto di complicità dandogli delle soffiate su articoli che interessano a lui e sul fidelizzarlo… Il mondo del libro è un mondo relazionale… È inutile riempirsi la libreria di libri a casaccio e poi sperare che passino clienti anonimi ad acquistarteli».

E che possiamo dire di Amazon?

«Amazon ha un grande punto debole: non ha una vetrina… Se io entro col mio account e tu col tuo vediamo cose diverse. Questo perché ha un algoritmo che ti consiglia dei libri in base a quelli che hai cercato o acquistato… Ma è mera statistica… Se Amazon oltreché dalla vetrina automatica venisse affiancata da blog portati avanti da esperti, allora sì che potrebbe avere anch’essa un effettivo ruolo di mediazione».

A questo punto anche io, come Pietrangelo, mi alzo, ringrazio e mi incammino in punta di piedi, meditando sulla relazionalità di ogni attività umana, commercio e librarietà compresa.

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Autore

(Ragusa, 1988). Post-doctoral Fellow della University of Toronto si è laureato in Filologia Moderna all’Università Cattolica di Milano e ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università degli Studi di Catania. Collaboratore del Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca della Cattolica di Milano (CRELEB) e, nel 2018, del PRISMES (Langues, Textes, Arts et Cultures du Monde anglophone) dell’Université Sorbonne Nouvelle – Paris 3, si occupa di Libri d’artista e Letteratura Futurista, Disability Studies e Food Studies. Fra le sue pubblicazioni: Dalla parte del lettore: Diceria dell’untore fra esegesi e ebook, Baglieri (Vittoria, 2012); La totalità della parola. Origini e prospettive culturali dell’editoria digitale, Baglieri (Vittoria, 2014); Io siamo già in troppi, libro d’artista di poesie plastiche plastificate galleggianti per il Global Warming, KreativaMente (Ragusa, 2020); Ultima notte in Derbylius, Babbomorto editore (Imola, 2020); All’ombra del vulcano. Il Futurismo in Sicilia e l’Etna di Marinetti, Olschki (Firenze, 2020). Curatore del volume Le Carte e le Pagine. Fonti per lo studio dell’editoria novecentesca, Unicopli (Milano 2017), ha tradotto per il CRELEB le Nuove osservazioni sull’attività scrittoria nel Vicino Oriente antico di Scott B. Noegel (Milano, 2014). Ha pubblicato un racconto dal titolo Odisseo, all’interno della silloge su letteratura e disabilità La mia storia ti appartiene, Edizioni progetto cultura (Roma 2014). Come giornalista pubblicista, ha scritto per il «Corriere canadese» (Toronto), «El boletin. Club giuliano dalmato» (Toronto), «Civiltà delle macchine» (Roma), l’«Intellettuale Dissidente» (Roma), «Torquemada» (Milano), «Emergenze» (Perugia), «Operaincerta» (Modica), e «Insieme» (Ragusa) dal gennaio del 2010.



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