Cultura

Pubblicato il 22 Ottobre 2013 | di Andrea G.G. Parasiliti

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Le librerie del vizio

Nello scorso articolo parlavamo dei Supermercati del libro, dei Minimarket, della libreria-distributore modello Amazon ma anche delleLibrerie-veramente-tali, quelle che rispettano l’areté del luogo di scambio, i sūq del libro, fatte da persone che di libri ne sanno, quelli che scelgono la loro merce pezzo per pezzo, che conoscono i vizi  e le paure dei propri clienti.

Ci sono tante librerie a Milano. Ci sono quelle librerie che guardi distrattamente mentre passeggi e che ti propongono tutti quei libri coloratissimi fasciatissimi vendutissimi e che, certamente, non verranno mai letti ma che fanno costume (chi era Leo Longanesi, Dio lo abbia in gloria, che diceva che “le idee in Italia si fondano su una parola soltanto, letta o udita a caso”?) e che qualora ti interessasse acquistare, te li fotografi col telefonino e te li ordini su internet perché si sà A) ti costa di meno giacché non devi pagare il libraio B) alla fine non è granché ritrovarsi inutili pesi di libri inutilmente cartacei fra le mani mentre si passeggia e si ha altro da fare. Per di più se ci entri ti ritrovi i colori e il freddo della macelleria sul collo con l’aggravante di non poter acquistare (ma credetemi, si attrezzeranno) ancora nulla da arrostire una volta tornati a casa. Ma benedette siano queste librerie che non ci costringono a buttare soldi in libri… Un esorcismo, ecco, un esorcismo sono dalla bibliomanìa, da quel furor d’aver libri che dannò il povero Gaetano Volpi che ci guarda da laggiù a partire dall’anno del Signore 1761.

Perché in realtà i libri sono cosa pericolosa e maledetta. Sfogliando una recente antologia Einaudi curata da Giovanni Casalegno e dal titolo Storie di libri: amati, misteriosi, maledetti, ci si rende conto del servizio che le librerie odierne, allontanando il cliente dalla lettura e dal desiderio del possesso, stanno facendo all’intera umanità… Non ci crederete ma c’è stata gente capace di uccidere a causa di libri e pensate al Dramma dell’in-folio aldino di Lawrence G. Blochman o all’Assassino alla fiera internazionale del libro femminista di Barbara Wilson. O peggio persone che sono scomparse a causa di strani manoscritti come nel caso della Storia del «Necronomicon» di Howard P. Lovecraft.

Ma ora che ci penso meglio ci sono alcune librerie vicino a dove abito io che sarebbe meglio far chiudere…  Giusto per citarne alcune, c’è la «Libreria Militare» di via Morigi e c’è la «Libet» di via Terraggio. Esemplari pericolosissimi di librerie… Quando passo da via Terraggio e sono di fretta, cerco, infatti, di non guardare alla vetrina della «Libet», libreria indipendente e del riacquisto, per non lasciarmi attrarre a mo’ della giovane Alice da strabilianti paesi delle meraviglie. Forzo me stesso e dico no! vai avanti, non ti fermare… sei in ritardo come il Bianconiglio.

E che vetrine poi… tutto quel via vai di libri sull’Islam, di libri sui libri, di prime edizioni di libri che non esistono più, di libri dimenticati (e grazie a Dio ritrovati dagli eredi) nelle soffitte di nobildonne milanesi da poco defunte. Ma fosse solo la libreria poi… Io lo so, la colpa è sua, del libraio, di quel signor Roberto che incontro un giorno sì e l’altro pure al Caffé Sant’Ambrogio e che mi saluta con estrema cortesia, dall’alto dei suoi baffi, e che a un certo punto mi fa: “Andrea, sa, quel libro che cercava… Mi arriverà un carico alle 18 di lunedì da un tale amico che… insomma, sa dove trovarmi”. A quel punto mi guardo intorno, pago distrattamente il caffé al signor Franco, mando i saluti alla moglie e messe le mani in tasca, esco dal bar con passo fermo, accendo la sigaretta, mi risistemo in testa quell’immaginario cappello di Borsalino che non ho ancora avuto il tempo di acquistare e me ne vado senza alzare neanche lo sguardo. Lunedì pomeriggio alle 17:45 sono già di fronte alla libreria. Spengo il motore della macchina e rimango in silenzio con il solito Villanti, ad aspettare che arrivi quel tal carico di Sylvestre Bonnard, che ci ha, da poco, lasciati…

Certo che poi quando Gigi Mascheroni recensisce nel suo videoblog Toccare i libri: una passeggiata romantica e sensuale di Jesùs Marchamalo si va ad infilare anche lui nella libreria del Signor Roberto. E ora inizio a capire perché non fumo neanche più: non c’avevo più i soldi per permettermi i vizii della carta, di quella che arrotola il tabacco e di quella che arrotola l’inchiostro. D’altra parte quei pochi spiccioli che mi rimangono mi servono, quando mi avventuro a piedi in via Terraggio, per tornarmene a casa in taxi, carico e ancora una volta pentito.

 

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Autore

(Ragusa, 1988). Post-doctoral Fellow della University of Toronto si è laureato in Filologia Moderna all’Università Cattolica di Milano e ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università degli Studi di Catania. Collaboratore del Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca della Cattolica di Milano (CRELEB) e, nel 2018, del PRISMES (Langues, Textes, Arts et Cultures du Monde anglophone) dell’Université Sorbonne Nouvelle – Paris 3, si occupa di Libri d’artista e Letteratura Futurista, Disability Studies e Food Studies. Fra le sue pubblicazioni: Dalla parte del lettore: Diceria dell’untore fra esegesi e ebook, Baglieri (Vittoria, 2012); La totalità della parola. Origini e prospettive culturali dell’editoria digitale, Baglieri (Vittoria, 2014); Io siamo già in troppi, libro d’artista di poesie plastiche plastificate galleggianti per il Global Warming, KreativaMente (Ragusa, 2020); Ultima notte in Derbylius, Babbomorto editore (Imola, 2020); All’ombra del vulcano. Il Futurismo in Sicilia e l’Etna di Marinetti, Olschki (Firenze, 2020). Curatore del volume Le Carte e le Pagine. Fonti per lo studio dell’editoria novecentesca, Unicopli (Milano 2017), ha tradotto per il CRELEB le Nuove osservazioni sull’attività scrittoria nel Vicino Oriente antico di Scott B. Noegel (Milano, 2014). Ha pubblicato un racconto dal titolo Odisseo, all’interno della silloge su letteratura e disabilità La mia storia ti appartiene, Edizioni progetto cultura (Roma 2014). Come giornalista pubblicista, ha scritto per il «Corriere canadese» (Toronto), «El boletin. Club giuliano dalmato» (Toronto), «Civiltà delle macchine» (Roma), l’«Intellettuale Dissidente» (Roma), «Torquemada» (Milano), «Emergenze» (Perugia), «Operaincerta» (Modica), e «Insieme» (Ragusa) dal gennaio del 2010.



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