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Pubblicato il 21 Novembre 2013 | di Redazione

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Desiderius Erasmus

Tempo fa, di ritorno dal mio periodo di studi Erasmus, mi è stato chiesto di raccontare i mesi trascorsi a Helsinki, in Finlandia. Cercherò di giustificare il mio racconto evidenziando gli aspetti che potrebbero interessare chi si interroga sul valore di questo programma di studi intra-europeo o piuttosto chi si chiede come funzioni concretamente il famoso sistema di welfare dei paesi scandinavi tanto elogiato. 

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Una delle idee più diffuse nei riguardi dell’estero (nell’accezione comune) è la prevalenza dell’approccio pratico rispetto a quello teorico. Effettivamente questa idea trova riscontro facile nella realtà. Guardiamo gli obiettivi del programma Erasmus:

•      To enable students to benefit educationally, linguistically and culturally from the experience of learning in other European countries;

•      To promote co-operation between institutions and to enrich the educational environment of host institutions;

•      To contribute to the development of a pool of well-qualified, open-minded and internationally experienced young people as future professionals.

E. di fatto, il programma Erasmus si attiene alla propria mission senza tanti giri teorici e teorizzanti l’integrazione europea. Il sistema è abbastanza semplice: far vivere, convivere e studiare ragazzi e ragazze dal diversobackground geografico, culturale e linguistico all’interno di un paese con altrettanti differenti sfondi  geografici, culturali e linguistici. Difficilmente si sa, ci si chiede o si viene a conoscenza della figura di Erasmo da Rotterdam e perché il suo nome sia all’origine dell’acronimo European Region ActionScheme for the Mobility of University Students. Ovviamente parlo della mia esperienza ma quello che sto cercando di dire è che a fatica esiste una consapevolezza delle reali motivazioni e dei potenziali benefici che il programma contiene e che raramente questa consapevolezza è promossa formalmente dalle istituzioni (ospitanti e/o di origine). Di fatto sono gli studenti a interagire tra di loro, a organizzarsi e a predisporre la reciproca conoscenza. Se da un lato questo lascia spazio all’intraprendenza e alla creatività degli studenti (ricoprendo così un ruolo attivo in quella che diventa non un’esperienza ma la loro esperienza), dall’altro il rischio è che il vissuto si realizzi solo all’insegna del divertimento e della spensieratezza come nel Paese dei Balocchi di Collodi (ricordo il mio coinquilino che mi ripeteva spesso “it’s my vacation!”). Senza dubbio i due aspetti non sono inconciliabili ma spetta a ognuno decidere come capitalizzare un’esperienza di studi all’estero. D’altronde il termine inglese usato per parlare di formazione èeducation, che tradotto letteralmente nella nostra lingua rimanda all’ausilio di chi – come docenti e istituzioni – ha il compito di accompagnare gli studenti in questo percorso di crescita umana e professionale.
Un paese per giovani, una casa per tuttiVeniamo alla Finlandia. Ci sarebbero tante scoperte da riportare in merito all’organizzazione e all’efficienza di un paese che vive circa 6 mesi l’anno con 18° sotto lo zero e con 3/4 ore di luce. Vorrei ricordarne solo una in particolare che si attiene alla sfera del welfare state che caratterizza la Finlandia. Tutto il sistema dello stato sociale è orientato al supporto dei soggetti e delle aggregazioni sociali più deboli e/o più utili ad un progresso sociale. Mi riferisco ai giovani, agli anziani, alle famiglie e persino ai senzatetto. Ai primi viene garantito il diritto allo studio tramite un sistema formativo invidiato da tutto il mondo e anche grazie all’assegnazione di adeguate borse di studio che al di là della loro funzione materiale di (abbondante) copertura dei costi trasmettono una concezione di occupazione temporanea nella società e a servizio della società. Nonostante – e forse attraverso – i problemi legati ad alcolismo, malessere psicologico diffuso e aumento dei divorzi i finlandesi hanno capito bene il valore sociale del nucleo familiare. Costituire una famiglia è molto facile ed esistono molti aiuti sociali affinché venga tutelato questo diritto. Riguardo all’ultima categoria non è difficile immaginare il destino di chi non ha o non può avere un tetto in cui vivere quando di notte si raggiungono picchi di -22°C. La Finlandia ha scelto la vita per queste persone. E viene subito in mente il grande sogno realizzato da Giorgio La Pira nella sua Firenze di assicurare una casa per tutti.Si è ben lontani dal concetto di assistenzialismo da cui è bene rifuggire. Si tratta piuttosto di sostenere nel percorso di formazione le nuove generazioni in attesa che diventino in grado di “concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” e di assistere chi non è più in grado di farlo. I principi alla base di tutto ciò li conosciamo e possiamo rispolverarli ai titoli II, III e IV della prima parte della nostra Costituzione.
Chi ha viaggiato conosce molte cose, chi ha molta esperienza parla con intelligenza.Chi non ha avuto prove, poco conosce; chi ha viaggiato ha una grande accortezza(Siracide 34, 9-11)
Ho sempre tratto ispirazione da questo passo riguardo alle opportunità di viaggio e desidero lasciarle a voi, a chi non si fosse ancora imbattuto in queste parole. Nel frattempo, se state aspettando un viaggio o desirate compierlo al più presto segnalo un’importante iniziativa della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana): la Settimana dell’Università dall’18-24 novembre dal tema “Internazionalizzazione degli Studi, Universalità del Sapere” organizzata dai vari gruppi in molti atenei italiani (www.fuci.net). Buon viaggio.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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