Vita Cristiana

Pubblicato il 30 Novembre 2013 | di Andrea G.G. Parasiliti

Semplicità, autenticità, passione: Ecco la ricetta di un bel presepe

Padre Corrado, si sa, lei è un appassionato del presepe… A casa sua è una tradizione.

«Ebbene sì, caro Andrea, non posso negartelo… Da bambino ne respiravo l’aria con mio padre. Lo stavo a guardare quando lo iniziava a costruire ogni anno meticolosamente. Ogni volta veniva ingrandito e integrato. Già mia nonna aveva a casa sua un presepio fisso, c’era un vero e proprio angolo del presepio con statuine di cartapesta e di terracotta. E io che stavo lì a guardarlo e a meditare… Non c’è modo migliore per iniziare un bambino al mistero della natività di Gesù, in quel contesto così particolare. Mi meravigliavo di fronte a quella umanità, capivo che era avvenuto qualcosa di grande: era nato Gesù, era venuto in mezzo agli uomini… Così passai da una passione fanciullesca alla volontà di contribuire, a mettere le mani in pasta, ad aiutare la mia famiglia. A poco a poco la fede mi portò ad approfondire e quando iniziai i miei studi seminariali, fui io stesso a suggerire a mio padre alcuni particolari. Ad esempio, avevo studiato la geografia biblica e allora suggerii lo sfondo con Gerusalemme… E mio padre, che ormai mi sapeva sacerdote, mi diede retta. Si trattò di una passione positivamente contagiosa: mia mamma iniziò a fare gli abitini per i pastorelli, suo padre che, aveva una certa consuetudine con i campi, faceva i carrettini. Il tempo poi logora le cose, e allora io ho dovuto anche occuparmi del restauro… Certe statuine di mia nonna hanno ormai quasi cento anni: la cartapesta di deteriora, a poco a poco perde i colori; i personaggi in terracotta hanno iniziato ad avere bisogno di rifacimenti per restare in piedi… Sì, ci vuole passione e fede anche nel restauro».

Chissà quale atmosfera…

«Considera che mio papà lavorava con i turni e quindi anche a dicembre aveva poco tempo. Io capivo le difficoltà e allora cercavo di fare del mio meglio. Alle volte si arrivava agli sgoccioli… Poi essendoci la Novena dal 16 dicembre il pomeriggio era pieno. Un’aria di preparazione e sacrifico regnava sovrana. Sai, era molto bello quando mentre eravamo all’opera si sentivano in lontananza alcuni suonatori della banda che intonavano per il paese le canzoni natalizie…». – Lo so bene, a Chiaramonte si suona la Ninna…

Ma l’idea com’è che venne a san Francesco?

«Dunque, vi sono ipotesi che fanno risalire il presepio anche a tempi precedenti… Però le fonti francescane parlano di una prima rappresentazione in assoluto del presepio vivente nel paesino di Greggio. Fu una idea molto concreta ed efficace: la meditazione del Mistero della Nascita con il presepio aiuta il bambino (e anche l’adulto) a immaginare la scena… Francesco si trovava in quel paesino per la notte santa con i frati e pensò di coinvolgere l’intera comunità. Chiaramente c’era freddo e mancava il bambinello. Era impensabile prendere un bimbo in fasce, un bimbo appena nato ed esporlo al freddo della notte… Si racconta pertanto di un prodigio, del bambinello Gesù che apparve lì in mezzo alla gente».

Esistono degli elementi essenziali? Anche se oggi però, in effetti, il presepe sembra passato in disuso…

«Di questi tempi andiamo troppo velocemente e si percorrono le strade più sbrigative. Nel presepio si può mettere di tutto… Non è che c’erano solo i pastorelli… A Napoli so che ci sono dei negozi che vendono statuette per presepi e siccome Gesù viene anche oggi, pensavano di vendere personaggi della vita pubblica contemporanea: politici, calciatori e via discorrendo… Ora questa mi sembra una esagerazione. La vera ricetta è la semplicità e l’autenticità: persone semplici che portano i doni senza dimenticare quel contesto e quei valori… La parola chiave è rivivere. E il presepio ci consente di rivivere la nascita di Gesù, il Cristo, in maniera visibile a tutti, concreta. Perché, e concedimi la similitudine, come l’anima ha bisogno del corpo, la nostra fede ha bisogno di qualcosa che la sostenga, con la sua plasticità. Le arti visive, un quadro, una statua, sono dei simboli che ci aiutano…».

Per cui il presepio, con il suo simbolo, spiega a tutti, a partire dai più piccoli, la venuta di Gesù: L’evento che, in sintesi, cambia la storia dell’umanità…

«Esattamente… L’evento universale. Il messaggio è complesso, ma nascendo, facendosi carne, Gesù indica all’uomo il cammino, il modo per proseguire nella storia, per fare andare avanti il mondo senza che si distruggesse. Ricordati del canto degli angeli quella notte: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini”. È un messaggio universale.

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Autore

(Ragusa, 1988). Post-doctoral Fellow della University of Toronto si è laureato in Filologia Moderna all’Università Cattolica di Milano e ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università degli Studi di Catania. Collaboratore del Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca della Cattolica di Milano (CRELEB) e, nel 2018, del PRISMES (Langues, Textes, Arts et Cultures du Monde anglophone) dell’Université Sorbonne Nouvelle – Paris 3, si occupa di Libri d’artista e Letteratura Futurista, Disability Studies e Food Studies. Fra le sue pubblicazioni: Dalla parte del lettore: Diceria dell’untore fra esegesi e ebook, Baglieri (Vittoria, 2012); La totalità della parola. Origini e prospettive culturali dell’editoria digitale, Baglieri (Vittoria, 2014); Io siamo già in troppi, libro d’artista di poesie plastiche plastificate galleggianti per il Global Warming, KreativaMente (Ragusa, 2020); Ultima notte in Derbylius, Babbomorto editore (Imola, 2020); All’ombra del vulcano. Il Futurismo in Sicilia e l’Etna di Marinetti, Olschki (Firenze, 2020). Curatore del volume Le Carte e le Pagine. Fonti per lo studio dell’editoria novecentesca, Unicopli (Milano 2017), ha tradotto per il CRELEB le Nuove osservazioni sull’attività scrittoria nel Vicino Oriente antico di Scott B. Noegel (Milano, 2014). Ha pubblicato un racconto dal titolo Odisseo, all’interno della silloge su letteratura e disabilità La mia storia ti appartiene, Edizioni progetto cultura (Roma 2014). Come giornalista pubblicista, ha scritto per il «Corriere canadese» (Toronto), «El boletin. Club giuliano dalmato» (Toronto), «Civiltà delle macchine» (Roma), l’«Intellettuale Dissidente» (Roma), «Torquemada» (Milano), «Emergenze» (Perugia), «Operaincerta» (Modica), e «Insieme» (Ragusa) dal gennaio del 2010.



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