Approfondimenti

Pubblicato il 20 Gennaio 2014 | di Alessandro Bongiorno

1

Province, ha senso spazzarle via?

La riforma delle province non c’è ancora. La loro abolizione era stata annunciata in un talk-show televisivo prima ancora che all’Assemblea regionale. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, vorrebbe dare una svolta alla sua azione ma non si sa quanto il suo annuncio possa davvero dare nuovo smalto alle autonomie locali. Perché in Sicilia, è risaputo, il problema grosso sta a Palermo ed è costituito proprio dalla Regione. Le province, in Sicilia, hanno competenze soltanto sulla manutenzione delle strade provinciali e degli edifici delle scuole superiori. Mantenere un apparato elefantiaco per così poco è un lusso che la nostra generazione non può più permettersi.

La riforma annunciata da Crocetta, ma che ancora stenta a essere messa per iscritto, dovrebbe pertanto o dare nuovi poteri alle province o trasferire queste due uniche mansioni alla Regione o ai comuni. Quest’ultima soluzione sembra quella che il governatore privilegi, tanto da voler proporre una sorta di consorzio tra comuni cui caricare le competenze minime di territori omogenei. Non si sa, però, con quali risorse questi consorzi dovrebbero portare avanti i servizi e sviluppare i loro progetti, visto che tutti i comuni sono indebitati all’inverosimile e nelle buche dei cittadini continuano a essere indirizzate bollette che inducono a maledire il federalismo fiscale voluto da Bossi e dai suoi alleati.

L’ente Provincia, così come è attualmente, non serve a nessuno se non ad arricchire qualche dirigente e funzionario e, almeno sino a qualche mese fa, a dare un’indennità e tanti gettoni a politici di seconda e terza serie. Il governo del territorio merita altro e, per questo, una riforma si rende necessaria. La creazione di unioni di comuni non è, però, con ogni probabilità, la riforma che serve alla Sicilia.

Nei giorni scorsi, l’Università La Sapienza di Roma ha reso noti i risultati di un’indagine sulla qualità della vita nelle province italiane. Al primo posto si è classificata Trento, seguita da Bolzano e Aosta. Tre province siciliane (Enna, Trapani e Catania) si trovano, in compagnia di altre realtà del Sud, negli ultimi dieci posti. In Trentino Alto Adige, la Regione è un ente leggerissimo che tiene sostanzialmente i contatti con Roma e Bruxelles e tutte le competenze di gestione sono attribuite alle Province autonome di Trento e Bolzano. Ad Aosta, Regione e Provincia coincidono. Il modello che sembra meglio calzare al federalismo (e non soltanto a quello fiscale) pare dunque quello di spogliare di quante più competenze le Regioni per trasferirle alle Province: l’esatto contrario di ciò che a viene a Nord e, soprattutto, a Sud dello Stretto di Messina. In Sicilia la vera riforma sarebbe quella di mettere in condizione la Regione di far meno danni possibile. Ma questo, purtroppo, non è neanche un argomento da talk-show.

Tags:


Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



One Response to Province, ha senso spazzarle via?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna Su ↑