Politica

Pubblicato il 3 Febbraio 2014 | di Redazione

0

La formazione di un nuovo Governo tra Costituzione e legge elettorale

Pare che sia giunto il momento (dopo l’intervento della Corte costituzionale) di approvare una nuova legge elettorale. Si sprecano gli slogan (sindaco d’Italia – bipolarismo – doppio turno – sistema spagnolo), ma ancora tutto è in alto mare.

Quale che sia la legge elettorale è comunque opportuno che il Capo del Governo non sia eletto direttamente dal Popolo, ma sia designato, come avviene ora, dal Presidente della Repubblica.

Anche una sua designazione preventiva da parte di un partito o di una coalizione – magari con l’inopportuna indicazione del suo nome in un simbolo di lista, com’è avvenuto spesso – dovrebbe essere evitata. Questa nuova prassi, però, si sta purtroppo consolidando con l’introduzione di norme nelle ordinarie leggi elettorali, senza bisogno di ritocchi costituzionali.

Ma la nostra Repubblica è parlamentare ed è bene che continui ad esserlo. Una eventuale elezione diretta del Capo del Governo (o, per altro verso, del Presidente della Repubblica) toglierebbe al Parlamento l’esclusiva di essere il diretto mandatario del Popolo per l’esercizio del potere sovrano.

Per ragioni storiche e sociologiche, i cittadini italiani, nella maggioranza, non hanno un forte senso dello Stato (e neppure, purtroppo, un forte senso civico). Al contrario, in gran parte, vengono influenzati da personalità che riescono ad imporsi nel panorama politico nazionale attraverso i mezzi di comunicazione, soprattutto quelli di massa, ancorché non abbiano le qualità di serietà, d’integrità morale e di cultura di cui erano dotati molti statisti ed uomini politici che hanno governato l’Italia nei decenni successivi al dopoguerra (non tutti in realtà, ma ciò rientra nel dramma delle umane imperfezioni). Ne deriva il rischio concreto – finora mai corso a causa del saggio equilibrio dei poteri conferiti dalle norme costituzionali – dell’elezione diretta popolare di uno di questi personaggi; il quale, forte dell’investitura ricevuta, avrebbe sufficiente potere, quale “primus super pares”, per imporre la propria linea politica sia all’interno del Governo che al Parlamento. Gli esempi che provengono dalle politiche seguite dai Presidenti delle Regioni (ormai chiamati e considerati “Governatori” a causa dell’ampio potere esercitato) dovrebbero mettere in guardia coloro che vogliono mettere mano ad una così rilevante revisione della forma istituzionale dello Stato.

I presidenti delle Rregioni – e i sindaci, che pure vengono eletti direttamente dai cittadini – non sono comunque paragonabili al Capo del Governo, per quanto anche i primi esercitino una forte influenza sui Consigli regionali aventi funzioni legislative. Sicché non è significativo fare ricorso all’argomento dell’efficienza delle amministrazioni regionali e comunali (ma di quante poi?) per dimostrare la bontà di un Governo del Primo Ministro o di una Repubblica presidenziale. Nessuno mai potrebbe garantire agli italiani che ad esercitare le funzioni di Capo del Governo (nel primo caso) o di Capo dello Stato (nel secondo) fossero chiamati uomini o donne dotati di un forte senso dello Stato.

Per consolidare e rendere forte il Governo della Repubblica occorre dunque seguire altre strade.

Deve essere, in primo luogo, soltanto la Camera dei Deputati a concedere la fiducia iniziale al Presidente del Consiglio (o Primo Ministro), dopo la sua designazione da parte del Presidente della Repubblica. Questa modifica costituzionale è ormai invocata da più parti, visto che il Senato si avvia a diventare una camera con prevalente attenzione per gli interessi regionali.

Il Capo del Governo designato, avuta la fiducia, deve, in secondo luogo, poter liberamente scegliere i suoi ministri; i quali, comunque, devono sempre essere nominati formalmente dal Presidente della Repubblica (che in tal modo esprime implicitamente il proprio consenso) e prestare il prescritto giuramento davanti a lui.

Allo stesso Capo del Governo deve inoltre essere conferito il potere di chiedere al Presidente la revoca della nomina dei singoli ministri.

Non si può logicamente escludere il potere di fatto dei partiti, che appoggiano il Governo, di dare indicazioni in ordine alla designazione dei ministri. È sempre possibile tuttavia prevedere espressamente nella Costituzione che i partiti segnalino rose di nomi, fra cui scegliere i componenti del Governo, onde evitare che siano imposte persone determinate o siano chiesti specifici dicasteri. Per il resto varranno il buon senso (dello Stato) e le prassi costituzionali: non si può andare oltre!

L’introduzione dell’istituto della sfiducia costruttiva è un altro tassello per accrescere il potere del Governo. Infatti i deputati, che dovrebbero utilizzare questo nuovo strumento, devono costituire la maggioranza parlamentare e devono indicare un nuovo Primo Ministro. Procedura abbastanza difficile (molto più dell’attuale “mozione di sfiducia”), alla quale sicuramente non si farà ricorso che in casi eccezionali di conflitto fra la Camera dei deputati e il Primo Ministro o il Governo; cosicché avrà quindi la funzione di consolidare la stabilità di quest’ultimo.

Non può tuttavia essere conferito al Capo del Governo il potere di chiedere lo scioglimento della Camera dei deputati al Presidente della Repubblica, negando a quest’ultimo il potere di rifiutare questo provvedimento. Il Governo non può infatti trasformarsi da organo soggetto al controllo del Parlamento (o della Camera dei deputati, secondo la riforma) ad autorità che ne possa provocare lo scioglimento, sottoponendolo di fatto al proprio controllo. Questa modifica costituzionale che avrebbe introdotto un nuovo significativo potere del Capo del Governo venne inclusa, al primo posto, fra le ragioni addotte a fondamento dell’opposizione alla riforma costituzionale del 2005, bocciata poi con il referendum del 2006. Sarebbe illogico riproporla nuovamente anche in forma diversa.

Tags: , ,


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna Su ↑