Pubblicato il 1 Marzo 2014 | di Andrea G.G. Parasiliti
0Presentando uno studio su «Linus»
Il 24 febbraio, alle ore 15.30, presso l’Università Cattolica di Milano è stato presentato, all’interno del corso di Storia del libro e dell’editoria, il volume La rivista «Linus»: un caso editoriale lungo quasi mezzo secolo, Muros, Editoriale documenta, 2013, pp. 151.
L’opera, vincitrice del «Premio Bibliographica 2012», è stata scritta da Paola Maria Farina, specializzata in Filologia Moderna, con indirizzo editoriale presso il medesimo ateneo lombardo. La giovane studiosa, e già collaboratrice della Fondazione Biblioteca di via Senato, in queste 151 pagine (più IV di tavole), ricostruisce l’esemplare vicenda della testata ripercorrendone, “sul filo della narrazione storica e cronachistica, ma anche memorialistica e aneddotica”, il singolare percorso: dai pionieristici esordi con Giovanni Gandini e la sua libreria-casa editrice “Milano Libri”, agli innovativi sviluppi con Oreste Del Buono e la Rizzoli; dall’interesse per la letteratura grafica, all’impegno civile e sociale.
Ma, Giovanni Gandini, chi era costui?
«Giovanni Gandini [era un tale che] aveva una gran passione per i fumetti, il quale, da ragazzo parlava con gli amici citando battute di Topolino, amava disegnare e credeva seriamente nel carattere culturale dei fumetti, anche se facevano ridere, anzi forse proprio per questo», leggo in Arriva Charlie Brown, dell’amico Andrea Di Meo, in Non è un caso che sia successo: storie editoriali di best seller, Educatt, Milano, 2010, pp. 108-109.
Comunque sia, dopo una panoramica sulla nascita e sullo sviluppo dei comics negli Stati Uniti, si passa ad analizzare quali furono le fasi della fumettistica in Italia fino a giungere alle premesse per il successo di «Linus». Il capitolo terzo, interamente dedicato a ricostruire la storia della rivista, mette in evidenza le varie evoluzioni che questa ha subito, evoluzioni che, come si legge, non furono slegate dagli avvenimenti storici a essa contemporanei. L’autrice riesce a ricucire anche i diversi aspetti che concorsero alla fortuna editoriale della rivista: dalla volontà iniziale di porsi come portavoce del fumetto “colto”, “d’autore”, alle studiate e attente traduzioni delle strisce d’oltreoceano dei Peanuts; non ultimo, il vasto apparato para-testuale che veniva affiancato al fumetto in sé (si pensi alle rubriche, agli inserti e ai supplementi, che come nel caso delle lettere dei lettori, permettevano di creare un’interazione fra il pubblico e la redazione).
Su i Peanuts si potrebbe parlare a lungo. Al momento, però, basti sapere che, mostrati al pubblico americano per la prima volta nel 1950, sbarcarono in Italia (Arriva Charlie Brown!) nel giugno del 1963 (due anni prima dell’uscita della rivista «Linus») proprio per opera della “Milano Libri” di Giovanni e Anna Maria Gandini.
Charlie Brown, disegnato da Charles Monroe Schulz, si fa conoscere sorridente su fondo mattone rosso. «Schulz, persona semplice che non beve, non fuma, non bestemmia […] dalla vita così sciaguratamente normale, frequentò una scuola per corrispondenza, anche se era dietro casa, nella quale diventò poi insegnante di disegno. Amava i suoi bambini e il suo cane Spike», mi ripete ancora il Di Meo.
«Perché «Linus»? Perché Linus, partner e antagonista di Charlie Brown, è un personaggio pieno di fantasia (anche «grafica»: disegna nell’aria!), è simpatico e ha un nome facile da dire e da ricordare». Come fu e come non fu, con queste parole un gruppo di intellettuali animati dalla comune passione per i comics, inaugurarono a Milano, nel 1965, la rivista mensile di fumetti e illustrazione «Linus». Da subito, un successo commerciale da oltre 30 mila copie vendute. Da allora, un caso editoriale lungo quasi mezzo secolo.