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Pubblicato il 11 Marzo 2014 | di Alessandro Bongiorno

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Così l’aeroporto può creare 270 nuovi posti di lavoro

Quanto prima da Comiso si volerà anche per  Parigi, Praga, Tel Aviv, Berlino, Malta, Pisa ed è in previsione anche il raddoppio dei voli settimanali per Milano. Questi voli andranno ad aggiungersi a quelli già operativi per Roma, Londra e Bruxelles. La scommessa non è ancora vinta ma questi primi mesi stanno smentendo quanti avevano battezzato l’aeroporto di Comiso come un capriccio dei ragusani. Le prospettive sembrano essere ora più confortanti e non solo per la struttura stessa, ma per l’economia (e i posti di lavoro) che questa struttura sembra essere in grado di generare.

«L’aeroporto di Comiso finora ha fatto registrare – ha spiegato Rosario Dibennardo, il presidente della Soaco, la società che gestisce lo scalo, durante un convegno su turismo e sviluppo – buoni numeri: 80 mila passeggeri dall’apertura ad oggi. Ora che si stanno per rendere operative le tratte per Parigi, Praga, Tel Aviv, Berlino, Malta, Pisa ed è certo il raddoppio con Milano, credo che si possa arrivare facilmente ai 300 mila passeggeri entro la fine dell’anno».

Al di là delle statistiche, sempre utili a inquadrare e analizzare la situazione, interessanti appaiono anche le ricadute possibili sull’economia turistica del territorio. «Secondo proiezioni in difetto – ha aggiunto il presidente della Soaco – il 60 per cento (90 mila persone) è rappresentato da turisti che rimangono in media tre notti in provincia spendendo in media 400 euro a testa. Questo si traduce in 270 mila presenze turistiche in più sul territorio. Considerato che  mille pernottamenti creano un posto di lavoro, si potranno avere nell’indotto 270 nuovi posti di lavoro per migliorare i servizi turistici».

Per quanti si trovano in questi giorni a scegliere il futuro scolastico o professionale (proprio o dei figli) si tratta di un ulteriore elemento di riflessione. È bene dire e chiarire questi nuovi posti di lavoro non riguardano la gestione diretta dell’aeroporto ma possono essere individuati all’interno delle strutture turistiche. Anche in questo caso, occorre restare concreti e con i piedi piantati a terra. Nei servizi turistici, le figure richieste non sono manager, interpreti, guide (o lo sono solo in una minima parte) ma soprattutto cuochi, camerieri, pasticcieri, tassisti, animatori ai quali, oltre a una professionalità specifica, si chiederà magari la conoscenza delle lingue straniere.

Di questo ne è convinto anche il commissario Unesco, Ray Bondin. «L’immagine della Sicilia è negativa – ha detto durante lo stesso convegno – ed è necessario che alcune condizioni si realizzino: tutto il territorio deve fare sistema, da soli non si va da nessuna parte. È necessaria la presenza di professionalità nel settore, a cominciare dalla conoscenza delle lingue e poi la necessità di avere un piano chiaro di gestione utile a governare i processi turistici».

Conoscenza delle lingue sì, quindi, ma legata alle professionalità del settore: ovvero cuochi, camerieri, tassisti, baristi, tassisti, animatori che parlino le lingue.

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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