Pubblicato il 27 Marzo 2014 | di Redazione
0Il bambino al cobalto
Nel pomeriggio del 21 Marzo presso Villa Di Pasquale (con il patrocinio della FIDAPA di Ragusa, Modica, Vittoria, Ispica e Comiso, dei Convegni Maria Cristina di Ragusa e Comiso Valle dell’Ippari, dell’AMMI e dell’Inner Wheel di Ragusa) è stato presentato “Il bambino al cobalto. Diario di un dolore” di Ivano Luppino.
Un libro che ti porta dentro la storia di Ivano bambino e adolescente, sottoposto a dolorose e pericolose terapie, narrata, quarant’anni dopo, da Ivano adulto, medico dermatologo di grande prestigio.
Dopo il saluto della Presidente della FIDAPA di Ragusa, professoressa Anna Di Cesare, sono state proiettate le diapositive in cui era possibile vedere alcune immagini dell’Autore nei suoi primi anni di vita e, successivamente, a scuola, con gli amici. Ha poi preso la parola la Presidente del Distretto Sicilia della FIDAPA, dottoressa Nora Caserta che ha manifestato una profonda empatia con l’Autore, confessando di aver vissuto anche lei, ma da adulta, il dolore e la paura della malattia.
Sul dolore e la paura si è poi soffermata la psicologa dottoressa Antonella Ragusa che ha svolto un’interessante relazione, corredata da bellissime diapositive, sul paziente bambino e sui suoi diritti che sono ampiamente tutelati da recenti leggi.
Le relazioni sono state intervallate dalla lettura di brani del libro, curata con la consueta bravura da Silvana Catania.
Infine il professor Carmelo La Porta, docente di Religione presso il Liceo Scientifico E. Fermi di Ragusa, si è soffermato sull’esperienza di Fede di Ivano, sul suo amore per la Vergine Maria, sulla sua convinzione di essere stato miracolato quando,perduta quasi ogni speranza, fu portato a casa sua il reliquario della Madonna delle lacrime di Siracusa.
A conclusione ha preso la parola l’Autore che ha raccontato la genesi del libro, steso quasi per intero durante i viaggi in aereo tra Catania e Milano, sottolineando che nemmeno le sue figlie conoscevano questa sua esperienza del dolore e che l’ottica del protagonista bambino e adolescente,ma sempre molto consapevole della gravità del suo male, della sua solitudine di fronte ad esso, e del rischio sempre vicino della morte, non può essere la stessa di chi la narra a distanza di quarant’anni.
Ci sembra giusto riportare dal libro alcuni flash particolarmente significativi.
Anzitutto solo verso i ventiquattro anni Ivano può sentirsi dire dal prof. Sagnotti che lo ha seguito per anni “…ti voglio regalare una bella notizia: tu non morirai per la tua malattia, adesso ne sono sicuro.”
Bellissime le pagine che ci fanno toccare con mano il coinvolgimento della famiglia: i genitori non si risparmiano nel cercare le soluzioni possibili, pur senza grandi speranze, stanno preparando persino un viaggio a Chicago, prima di sapere che a Catania c’è un bravissimo ematologo, il prof. Cacciola.
Ma il coinvolgimento è di tutto il paese di Acicatena, dell’Arma dei Carabinieri, il padre di Ivano è maresciallo, che si fa presente al capezzale dell’adolescente a cui è stata somministra l’estrema unzione, con un generale, un maggiore, un capitano e due tenenti. E, infine, il coinvolgimento della Comunità Ecclesiale di Acicatena che si adopera per portare al giovane il reliquiario contenente i panni intrisi delle lacrime della Madonna di Siracusa.
Tutto questo ci fa comprendere che siamo responsabili gli uni degli altri, che non ci si può salvare da soli, che la solidarietà per i laici, l’amore per i credenti non sono degli optional ma valori irrinunciabili, senza i quali abbiamo la globalizzazione dell’indifferenza di cui ha parlato Papa Francesco a Lampedusa.