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Pubblicato il 1 Aprile 2014 | di Redazione

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Premio Nobel per la Pace 2014

E’ per l’impegno dimostrato ad evitare la guerra in Siria che Vladimir Putin è stato candidato al Nobel per la pace. La notizia, annunciata dal direttore dell’istituto Nobel ad Oslo, si è subito diffusa tra i media russi.

La candidatura del presidente russo era stata promossa dall’oscura Accademia internazionale dell’unità spirituale e della cooperazione tra nazioni del mondo lo scorso ottobre. “Putin ha fatto tutti gli sforzi per garantire una soluzione pacifica del conflitto siriano. Usando il suo esempio personale, ha dimostrato il suo impegno per la pace nei fatti, non solo a parole”, sostiene Beslan Kobakhiya, vicepresidente dell’Accademia. Infatti nel settembre scorso Putin è riuscito a raggiugere un accordo con la Siria, nel quale quest’ultima si vedeva disposta a consegnare le armi chimiche, così da evitare un conflitto internazionale armato. Questa nomination è di fatto straniante, e lascia il mondo col fiato sospeso, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti in Crimea.

Affianco alla candidatura del presidente russo Vladimir Putin, come se fosse quasi una nota stonata, compare pure il nome di Papa Bergoglio, grande esempio di umanità, semplicità, fermezza nei fatti e ricchezza spirituale. Ma la notizia che ha fatto davvero scalpore, nel senso più positivo del termine, è la nomination per il Nobel per la pace 2014 a Lampedusa. Un traguardo che da riconoscimento alla solidarietà mostrata negli anni dagli abitanti dell’isola, ma anche alle sofferenze che i profughi sopravvissuti hanno dovuto affrontare e al sacrificio delle migliaia di persone morte annegate: 20 mila in vent’anni, 640 tra il 30 settembre e l’11 ottobre 2013.

“Lampedusa non è una periferia dell’Europa: è il cuore del nostro continente”, spiega l’ex presidente del consiglio Letta. La candidatura al premio Nobel di Lampedusa è dunque un messaggio di speranza per i diritti umani e per la legalità nel Mare Nostrum e per questo deve servire da monito per mobilitare tutta l’Italia e tutti i Paesi dell’Unione europea. È giusto rendere questo omaggio simbolico ai cittadini di Lampedusa che, con grandi sforzi, mostrano la strada dell’accoglienza e che insegnano a tutto il mondo la “globalizzazione della solidarietà”.

La candidatura di Lampedusa non è ovviamente la soluzione per evitare altre stragi. Ma può essere un’occasione per porre l’attenzione del mondo su quelle norme che impediscono ai profughi di seguire percorsi legali e sicuri. Lungo questa rotta di indifferenza, Lampedusa non è soltanto la porta dell’Europa. È un approdo sicuro, è il salvagente reale e simbolico al quale aggrapparsi: i suoi abitanti in tutti questi anni non si sono mai sottratti al dovere di ciascun essere umano, al soccorso e all’assistenza, diventando loro stessi testimoni di un modello di solidarietà necessario e possibile.

 

 

 

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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