Pubblicato il 9 Aprile 2014 | di Lettera in Redazione
1Solfiti nella carne: ci scrive il papà di Sara Di Natale
Giovedi 3 aprile sono rimasto sconvolto dalla notizia del macellaio di Modica che ha messo dei solfiti nella carne tritata, ma mi hanno colpito anche due commenti alla notizia che ho letto in internet: 1) “Ma almeno ditelo chi è, così sappiamo di chi ci dobbiamo fidare”; 2) “In questo caso ci vorrebbe veramente il nome, non per soddisfare la curiosità, ma per tutelare i cittadini”.
Questi signori hanno perfettamente ragione! Coloro che mettono a repentaglio la salute dei cittadini devono essere trattati peggio degli spacciatori di droga, devono essere condannati senza sconti di pena! I loro nomi devono essere pubblicizzati ed è necessaria una presa di posizione dei produttori del settore o degli altri commercianti seri ed onesti per isolare i criminali, a garanzia della loro affidabilità e della salute dei cittadini ! Le associazioni di categoria dovrebbero isolare le pecore nere e metterle nella condizione di non fare più danni. Sarebbe un loro dovere, i consumatori apprezzerebbero e crescerebbe la fiducia nei loro confronti.
Io, in passato, da “buon padre di famiglia”, ho esercitato il mio dovere di cittadino preoccupandomi di denunciare alla pubblica opinione i pericoli a cui vanno incontro i siciliani a causa delle sofisticazioni alimentari nelle carni (purtroppo, almeno nel passato, non sufficientemente combattute) (*).
Mia figlia, in stato vegetativo da più di otto anni, a causa di solfiti, presenti in una polpetta di carne, ancora non ha avuto giustizia: Il macellaio, reo confesso, prima è stato condannato a 6 anni (meno tre per l’indulto), a 200.000 euro di provvisionale e a 5 anni di interruzione del suo mestiere; poi, in appello, la pena precedente è stata considerata severa ed è stata portata a 4 anni (meno tre di indulto). In cassazione cosa succederà? Finora il macellaio non ha pagato la sua colpa né con il denaro, né con la chiusura della macelleria, né con un solo giorno di carcere. La mia famiglia invece è stata condannata ad un “ergastolo” di infinite sofferenze. Il danno e la beffa!(*) La notizia dei solfiti a Modica mi ha fatto venire in mente non solo tutta la tragedia che ha colpito mia figlia e la mia famiglia ma anche la mancanza di giustizia e le gravi responsabilità di certi “controllori” che lasciano perplessi, increduli e indignati coloro che ancora ne hanno la capacità (di indignarsi). Voglio approfittare di ciò che è avvenuto a Modica per raccontare la mia esperienza, affinché i cittadini e la autorità competenti possano trarne profitto per il futuro: Mia figlia Sara il 7/2/2006 ingerisce una polpetta contenente solfiti a cui era allergica ed entra in coma in seguito ad uno shock anafilattico. Due giorni dopo io denuncio al Direttore del Servizio Igiene degli Alimenti d’AUSL 3 Catania che la carne è stata acquistata nella macelleria di Russo Nunzio a Catania in Via Pacini n. 90 ( traversa di via Etnea) da una coinquilina di mia figlia e che una parte del tritato di carne è stata utilizzata per la preparazione delle polpette, mentre l’altra parte, circa 350 grammi, è stata conservata nel congelatore . Nello stesso giorno gli stessi ufficiali sequestrano 7 kg di tritato fresco nella macelleria dello stesso Russo. Tutti i campioni sequestrati vengono inviati per il controllo all’IZS di Palermo che evidenzia l’assenza di ioni solfiti e ioni nitrato e nitriti. Venti giorni dopo chiedo alla Procura di procedere agli accertamenti tecnici idonei a rilevare nel campione di carne (sequestrato a casa di mia figlia) la presenza di solfiti. Pochi giorni dopo i Tecnici della Prevenzione del Servizio Igiene degli alimenti di origine animale di Catania prelevano la busta auto sigillante e la consegnano presso il Laboratorio di Tossicologia Forense di Catania . Dalla relazione presentata dai Consulenti Tecnici d’Ufficio dell’Università degli Studi di Catania al P.M. di Catania si evince che nei campioni di carne analizzati (sia quelli conservati nel congelatore, sia quelli appartenenti ai sette kg sequestrati) si trovavano quantità elevate di solfiti e che il malore che ha generato l’arresto cardiocircolatorio e respiratorio di Sara è in stretto nesso di causalità con l’ingestione della polpetta di carne. Nella suddetta relazione, i Consulenti Tecnici fanno rilevare che c’è una discrepanza di risultati in merito agli esami sui campioni di carne fra quelli effettuati presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZS), Area Chimica e Tecnologie Alimentari di Palermo e quelli effettuati all’Università di Catania . Non è sfuggito questo particolare fatto al G.U.P. che nella sentenza nei confronti dell’imputato Russo Nunzio così scrive: “Laddove invece l’IZS (Istituto Zooprofilattico Sperimentale) di Palermo era pervenuto ad esiti negativi quanto alla presenza di solfiti: i consulenti del P.M. spiegavano ciò con il fatto che gli operatori dell’IZS avevano utilizzato un metodo non idoneo (cromatografia ionica, secondo il rapporto di prova n.12374 del 14.2.06), che operando in fase acquosa ed alla presenza di aria, consente la trasformazione del solfito di sodio in anidride solforosa, con la conseguenza che l’anidride solforosa- volatile già in fase di estrazione- tende a disperdersi senza che le apparecchiature siano in grado di rilevare i solfiti. (pag 28 della consulenza).”
Oggi, a quanto pare, i controlli ci sono ma lo Stato punisce veramente i colpevoli?
E’ come se un allevatore cercasse i suoi buoi dopo che il garzone, la sera prima, avesse lasciato le porte della stalla aperte.
Ma: Il garzone è stato disattento oppure in mala fede?
Tale dubbio mi assale in modo assillante:
-Veniva utilizzato un metodo di ricerca dei solfiti errato per ignoranza oppure non li si voleva trovare? ( per esempio per non fare prendere, alle singole ASP o ad altri organi di controllo della salute pubblica, provvedimenti di chiusura dei mercati storici all’aperto che tanta importanza hanno per il folclore di città come Palermo e come Catania e per non creare allarmismi che potevano rompere equilibri sociali e sconvolgere abitudini consolidate di larghe fette della popolazione?) (**)
Qualunque sia il motivo , è certo che nella carne che mia figlia ha ingerito, i solfiti c’erano ed in grande quantità come da accertamenti effettuati dai Consulenti Tecnici dell’Università di Catania e dalla confessione dello stesso macellaio. I solfiti nelle carni, non bloccando il processo di putrefazione, ma mantenendo il colore rosso, favoriscono l’ inganno dei consumatori da parte dei macellai disonesti, procurando agli stessi profitti più cospicui ( come lo stesso Russo conferma ).
Io, negli anni scorsi ho fatto il mio dovere di cittadino esortando i prefetti e i sindaci di Ragusa e di Catania a predisporre più controlli per la tutela della salute della gente; inoltre ho avvisato moltissimi studenti e lavoratori dei pericoli che corrono per la salute in una città come Catania dove, in molti ambienti, la legalità viene considerata un optional
Quindi, nei fatti, l’’IZS di Palermo, consegnando alle ASP siciliane (ed in particolare quella di Catania) rapporti di prova con risultati di ione solfito inferiore al limite di rilevabilità, mediante un metodo non efficace, hanno (almeno fino al 2006) “abituato” i macellai disonesti di Catania e della Sicilia a persistere (chissà per quanti anni) nella somministrazione di solfiti nelle carni fresche per renderle più appetibili agli ignari consumatori e ricavare più soldi.
D’altra parte, se i profitti con l’immissione di solfiti aumentano e le multe non arrivano, perché rinunciare a qualche decina di euro in più? Questo è il ragionamento che sono indotti a fare i macellai disonesti perché, anche se delinquono, la fanno franca.
Se l’IZS di Palermo avesse utilizzato un metodo idoneo, oppure avesse utilizzato, per la ricerca dei solfiti, dei tecnici più qualificati o più attenti, sicuramente i macellai disonesti avrebbero pagato le multe per la somministrazione di solfiti e, successivamente, quasi certamente, non avrebbero più commesso quel reato.
Io avanzo l’inquietante dubbio che la ricerca dei solfiti non veniva effettuata dai tecnici di laboratorio dell’IZS di Palermo sui campioni provenienti dalle varie ASP siciliane perché era inutile cercarli (essendo errato il metodo utilizzato per la ricerca ). Questa vicenda ha sicuramente fatto indignare tutte quelle persone che, con molto zelo e senso del dovere, ogni giorno lavoravano e lavorano per reprimere le frodi alimentari nelle provincie della Sicilia.
Per le motivazioni sopra indicate io ritengo l’IZS di Palermo corresponsabile, per non avere esercitato correttamente il compito istituzionale di prevenzione della salute ( anzi di incoraggiare con il colposo comportamento di incuria le attività dolose dei macellai disonesti siciliani), dei danni gravissimi ed irreversibili a mia figlia Sara.
Dopo il 2006, a seguito della vicenda di mia figlia e del processo al macellaio Russo Nunzio, pare che l’IZS di Palermo abbia preso provvedimenti per fare analisi corrette per la ricerca dei solfiti nei campioni di carne tritata provenienti dalle varie ASP siciliane.
Invito il macellaio di Modica e quelli che ancora si ostinano ad adulterare gli alimenti a riflettere sugli effetti devastanti del reato di sofisticazione degli alimenti(***).
Luciano Di Natale
(*)Anche in altri settori alimentari le sofisticazioni vanno di moda e non sono puniti dalla legge in modo severo e deciso; basta leggere le gazzette! Ad esempio nel corso dell’anno 2008 in Italia, nel dossier sulle sentenze penali passate in giudicato, a carico di ditte condannati per frodi e sofisticazioni alimentari, si contano 81 sentenze con multe che variano fra i 500 e i 3000 euro. Ottantuno in tutta Italia.?!
(**)Un giornale locale, qualche anno fa, alla notizia che ispettori di Bruxelles erano a Catania per controllare se la salute dei cittadini era tutelata (a seguito di gravi irregolarità di igiene riscontrate nei mercati all’aperto), così scriveva:”Le autorità catanesi non hanno provato vergogna quando un’istituzione posizionata a migliaia di chilometri di distanza ha ricordato loro di applicare leggi e regole che altrove sono l’essenza del vivere civile? E, in generale, l’intera città di Catania non sente “almeno” il disagio di essere additata come comunità dove il vivere è un atto senza dignità e di puro disprezzo della legge? E’ necessario un rinascimento etico e morale dell’intera comunità catanese affinché l’indolenza e l’apatia facciano posto alla convivenza civile. Chiedetevi cari cittadini di Catania come mai vivete male nella vostra città. La ragione sta nell’affievolimento di quei valori morali ed etici che fungono da base al vivere quotidiano. Tale affievolimento ha attivato un processo di drammatica diffusione della cultura dell’illegalità. “
Spero che ciò non accada anche in provincia di Ragusa!!
(***) Mia figlia è stata ricoverata per circa un anno in ospedali della penisola, per 5 anni a casa, curata con sacrifici indicibili da me e mia moglie e da due anni si trova ricoverata alla SUAP, struttura creata per le persone in stato vegetativo o in gravissime condizioni. In essa operano oltre al personale dell’ASP medici volontari del Centro risvegli ibleo.
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