Pubblicato il 1 Luglio 2014 | di Redazione
2Suor Cristina, un successo sul quale riflettere: «No, allontana i vicini»
È da tempo che rimugino quanto dirò in queste righe, ma, costatando l’entusiasmo espresso da “Insieme” e da altri periodici di ispirazione cattolica per la partecipazione di Suor Cristina a “The Voice”, mi sono detta che forse sbagliavo ad avere delle perplessità, che, magari, sono un’inconsapevole bigotta che non riesce ad adeguarsi alla realtà attuale.
Ma ora che Suor Cristina è diventata l’oggetto degli attacchi di una cantante frustrata dai suoi insuccessi e viene difesa con le volgarità pronunziate da quell’impresentabile, multitatuato, suo coach, mi sento in diritto, anzi in dovere, di dire ciò che penso.
Premetto che la partecipazione di Suor Cristina a “The Voice” non è una sua scelta ma una scelta del suo ordine perché, sappiamo bene che una suora fa voto di obbedienza, quindi gli eventuali errori di questa scelta non vanno attribuiti a lei.
Il suo ordine, tra l’altro esprime approvazione, attraverso quelle suore anche anziane, che si dimenano e saltellano durante le sue esibizioni!
Qualcuno ha detto: “Ora possono pagarsi anche l’Imu!”, ma, a parte il fatto che l’Imu non c’è più ed è stata sostituita con altri balzelli, non si può fare a meno di pensare che, come accadde a Suor Sorriso, domenicana, negli anni Sessanta, i profitti delle esibizioni e dei dischi, dato il voto di povertà, vanno all’ordine. Quando Suor Sorriso tornò allo stato laicale, non ebbe più successo.
E questo è un altro punto: molti ci siamo chiesti se il successo di Suor Cristina sia dovuto solo alla sua innegabile bravura o al fatto di portare la tonaca! Lo rivela lo stupore dei coach quando hanno girato le sedie! (Ma siamo sicuri che non lo sapessero, e che anche lo stupore dipinto sui loro volti non facesse parte dello spettacolo?).
Credo alla buona fede di Suor Cristina quando dice che canta per avvicinare la gente al Vangelo, ma tranne la canzone di Morandi, ha sempre cantato in inglese e quanti hanno capito il messaggio, genericamente buonista tutto sommato, di queste canzoni?
Tra l’altro mi sembra che questo genere di scelte invece di avvicinare i lontani, allontanano i vicini. Basti pensare a quello che è successo negli anni del post concilio.
È stato tirato in ballo anche Papa Francesco, ma a me pare che oramai siamo noi che facciamo pensare e dire a Papa Francesco quello che ci fa più comodo per un cristianesimo da rotocalco, che si presume al passo coi tempi.
In poche parole un talent non mi sembra il posto per una suora perché, a parte molte altre considerazioni, è la negazione, nelle sue regole e nel suo svolgersi, della virtù dell’umiltà e si basa sull’esaltazione della corsa al successo individuale e sulla sconfitta degli altri.
Leggi il parere di Alessandro Bongiorno
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