Società

Pubblicato il 23 Luglio 2014 | di Redazione

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L’Italia degli inchini

C’è chi fa inchinare le navi e chi fa inchinare i simulacri della Madonna con l’arroganza di affermazioni tipo. “E’ una tradizione!” “Si è fatto sempre così!”

Hanna Arendt ha coniato l’espressione “la banalità del male” che si attaglia perfettamente alle argomentazioni riportate dalla stampa e dai video per difendere queste “tradizioni”.
Non importa se per fare inchinare una nave si provoca la morte di tante persone e un disastro economico ed ecologico, se la statua della Madonna (che non si dovrebbe inchinare nemmeno davanti al Papa) si inchina davanti all’abitazione di una persona condannata all’ergastolo per gravi delitti di mafia, a pochi giorni da una dura condanna pronunciata da Papa Francesco.” E’ la tradizione!”
Il capro espiatorio , secondo il Parroco di quel paese della Calabria dove è avvenuto il grave episodio, non sono i portatori del simulacro, o chi ha dato l’ordine, ma il giornalista che doveva essere preso a schiaffi per aver fatto il suo dovere. E così abbiamo visto gente che usciva dalla chiesa dopo la messa della domenica e faceva gesti osceni all’indirizzo dei giornalisti o difendeva l’indifendibile con arroganza.
Confesso, tutto ciò mi ha turbato profondamente. Qui non si tratta più del mafioso che ha commesso gravi reati, ma di una intera comunità che professa una religione a parte. Si lo sapevamo, ma toccarlo con mano è stata un’altra cosa!
Parlerei dell’esistenza di una chiesa parallela con i suoi riti e le sue tradizioni .
Dopo la condanna di Papa Francesco urge, come già indicato da alcuni vescovi della Calabria e del sud Italia, una rigida disciplina per l’amministrazione dei sacramenti e per le feste religiose.
Il minimo che si possa fare è appunto, come è stato detto da alcuni vescovi, sospendere per alcuni anni la tradizione dei padrini e delle madrine per il battesimo e la cresima e vietare lo svolgimento delle processioni laddove queste finiscono per essere gestite da persone colluse, nel migliore dei casi, con la mafia. Avere, insomma, il coraggio di sfidare l’impopolarità e anche la fuga dalle chiese da parte di chi, come si diceva una volta, si è fatto un Cristo a modo suo! Diversamente, continueranno ad essere lasciati soli quei sacerdoti che si battono contro il costume mafioso!

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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