Cultura

Pubblicato il 28 Ottobre 2014 | di Giuseppe Nativo

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Economia e sviluppo nella nostra terra

Miccichè Giuseppe-

Giuseppe Miccichè

È il 27 ottobre 1953. Per il capoluogo ibleo non è una giornata qualsiasi. Dai quattro pozzi scavati nei pressi di Ragusa, a poco meno di duemila metri di profondità, sgorga “l’oro nero”. I tecnici, euforici, parlano di notevole ricchezza del giacimento petrolifero che dà grande speranza per l’avvio di nuove attività produttive che «una stampa assolutamente disinformata» proclama come «liberazione dell’Italia da ogni dipendenza dall’estero grazie alla ricchezza del sottosuolo ibleo». Presto i fatti smentiscono le aspettative degli indotti sulla economia iblea, ma anche le notizie sulla consistenza del giacimento. In quegli anni a comporre e rendere variegato il quadro delle attività industriali contribuiscono la Società “Linificio Siculo” per la lavorazione della paglia di lino, la “Cisalpina” e la “Cida” a Pozzallo per la denocciolatura e frantumazione delle carrube, l’estrazione di melassa e la produzione di miele e di alcool mediante distillazione.

A far rivivere quel periodo è Giuseppe Miccichè nel suo libro “Economia e sviluppo in terra iblea” (Tipogr. Barone e Bella, Ragusa 2014, pp. 100) che racchiude un condensato di storia ben strutturato e corredato da un’apprezzabile bibliografia basilare su cui il lettore si può confrontare cogliendo gli aspetti essenziali di una storiografia ragionata. Miccichè, già docente di discipline umanistiche nelle Scuole secondarie, co-fondatore nel 1981 del Centro Studi “Feliciano Rossitto” di Ragusa (ricoprendo la carica di presidente fino al 2002), ha al suo attivo non pochi saggi che vanno a sviscerare, in maniera esaustiva, variegate tematiche riguardanti la storia politica e sociale siciliana tra ‘800 e ‘900 (tra gli altri “Il Movimento Cattolico nella Sicilia sud-orientale”, 1994; “Santa Croce Camerina nei secoli”, 2003).

Con questo lavoro l’autore, come scrive in premessa, «intende cogliere i momenti di avanzamento e quelli di crisi della economia iblea» nonché «le trasformazioni subite dal territorio» ponendo come base i «caratteri che essi hanno gradualmente assunto dai secoli più lontani all’inizio del terzo millennio». Tutto ciò gli consente di porre il presente in un complesso gioco di relazioni con il tempo, rintracciare precise radici dei percorsi socio-culturali e possibili evoluzioni delle stesse. L’excursus storico intrapreso va dal Cinquecento al secolo scorso toccando la seconda metà degli anni ’80 dell’Ottocento in cui sorgono non pochi istituti di credito (tra cui la Banca Popolare Cooperativa Agricola di Ragusa, 1889; Banca Popolare Cooperativa di Vittoria, 1887).


Autore

Pubblicista. Appassionato di storia locale. Nel 2004 ha pubblicato un libro sulla Inquisizione in Sicilia nel XVI secolo, con particolare riferimento alla Contea di Modica. Collabora a diverse testate cartacee e on line.



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