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Pubblicato il 24 Novembre 2014 | di Agenzia Sir

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Regioni: segno di democrazia o pozzo senza fondo di sprechi?

Sembra proprio che in questi ultimi tempi si sia scoperchiato il classico “vaso di Pandora” , e l’argomento tiene banco su tutte le pagine dei media e nei dibattiti televisivi : stiamo parlando delle Regioni, strutture create per dare maggiore autonomia e potere decisionale ai territori della Nazione ma diventate forse una sorta di “macchina mangiasoldi”, una sorta di pozzo senza fondo nel quale si vanno scoprendo giorno dopo giorno verità inimmaginabili.
Sino ad “ieri” – o qualche anno addietro – l’italiano comune pensava che da noi fossero cinque le regioni italiane dotate di uno statuto speciale, approvato dal Parlamento con legge costituzionale: la Sicilia, la Sardegna, la Valle d’Aosta, il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia, correva l’anno 1948 e l’Italia era appena uscita da quell’immane catastrofe che era stata la Seconda Guerra Mondiale. In pratica il primo statuto regionale, quello speciale della Regione siciliana, fu promulgato già durante la monarchia, il 15 maggio 1946, poi divenuto con la Repubblica legge costituzionale n. 2 del 26 febbraio 1948. Nello stesso giorno sono stati emanati gli statuti delle altre 3 regioni ad autonomia speciale, a parte il Friuli Venezia Giulia, promulgato nel 1963. Nonostante la Costituzione del 1948 avesse previsto la presenza delle Regioni, tuttavia le regioni a statuto ordinario sono state istituite concretamente solo nel 1970 ( un anno “nefasto” a nostro avviso, visto quello che poi succederà ).
In pratica, da cinque i “parlamentini” diventano venti tante quante sono le “Regioni fisiche” italiane, fin qui tutto ok. Ma non è tutto ok quello che si sta scoprendo giorno dopo giorno, una sorta di “vaso di Pandora” forse sconosciuto ai più. Si viene a sapere oggi degli immani sprechi di queste strutture soprattutto per “mantenere” il ciclopico apparato politico e burocratico su cui si poggiano tali strutture: migliaia di remunerazioni da nababbi, vitalizi concessi a destra e a manca, spese pazze che si sarebbero potute effettuare , insomma uno spreco di danaro pubblico incommensurabile, mentre oggi molti italiani non arrivano alla terza settimana del mese, i pensionati annaspano nel tentativo di restare a galla giorno dopo giorno non sapendo come far quadrare i pochi soldi che vengono loro erogati mensilmente, per non parlare delle migliaia di fabbriche chiuse, delle migliaia di lavoratori quasi sul lastrico, delle migliaia di giovani nella affannosa ricerca di un posto di lavoro. Si parla di centinaia e centinaia di persone il cui reddito si conta dalle sei cifre in su che poi hanno il coraggio civile di spiattellare ai quattro venti il “principio ? “ o “l’alibi” dei diritti acquisiti: ma queste persone in quale Italia vivono? Non si guardano intorno per vedere la cruda realtà che li circonda ? non provano “vergogna” ad essere definiti “privilegiati ? “. Non pensano che basterebbe che qualcuno nella stanza dei bottoni facesse una “umana e legittima” piccola “cresta” alle loro retribuzioni per consentire a migliaia di italiani “non privilegiati” di poter condurre una vita quantomeno dignitosa ? Analoga cosa non si potrebbe fare con le mega retribuzioni di manager e dirigenti vari ?…vivere – ad es. – con 50 mila € al mese o con 45 mila non sarebbe la stessa cosa, e con quella piccola “sottrazione” potrebbero vivere tre o quattro famiglie !…e sono tantissimi i settori dove potere “attingere” per alleviare la fame di migliaia di povere famiglie !
Assistiamo alle prese di posizioni dei sindacati che si “battono” per tutelare gli interessi dei lavoratori e della povera gente, tutto sacrosanto, magari ricorrendo allo strumento legittimo dello sciopero. Ma non potrebbero invece battersi a spada tratta per far cancellare i privilegi della casta ( pubblica o privata che sia ) mettendosi a capo di un generale sollevamento di popolo che portasse alla affermazione di una vera “giustizia sociale? “. Cosa alberga nell’animo di un comune lavoratore, pubblico o privato che sia, nel constatare com esistono decine e decine di cittadini che a 50 anni possono godere di un lauto vitalizio ( magari dopo aver “lavorato” per pochi giorni o pochi mesi nelle aule dei “parlamentini” ), mentre lui dovrà sudare le classiche sette camicie per potere sperare di avere dopo ancora altri, tanti anni ancora di lavoro una modestissima pensioncina ? E cosa dire delle mega retribuzioni dei cosiddetti “manager” o di quelle del mondo dello sport calcio in prima linea ? Ci sarebbe tantissimo da prendere per alleviare la fame di giustizia e la fame fisica di milioni di italiani.
Queste sono a nostro parere le VERE battaglie da affrontare e VINCERE, se vogliamo che questo nostro “bel paese” possa continuare ad essere annoverato tra le nazioni civili !

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