Società

Pubblicato il 24 Novembre 2014 | di Mario Cascone

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Ecco cosa ha veramente detto il Sinodo

Fra quello che il Sinodo straordinario dei vescovi ha veramente detto e quello che la stampa gli sta facendo dire corre una bella differenza. Si è parlato di spaccature tra i vescovi, cambiamenti rivoluzionari rispetto alla dottrina tradizionale, vescovi in rottura col Papa e vescovi che invece sarebbero più avanti delle già avanzate idee di Francesco…

 

Dottrina fuori discussione. Incuriosito da tutte queste notizie sono andato a vedere nel sito ufficiale del Vaticano il testo del documento finale redatto dal Sinodo e ne ho dedotto che, come sovente capita, la grande stampa ha presentato le cose in maniera errata o esagerata. Che nell’assise dei vescovi ci siano state discussioni e diversità di valutazioni su alcuni punti rientra nella normalità delle cose; ma si dimentica che il Sinodo straordinario, cui seguirà l’anno prossimo quello ordinario, è stato preceduto da un questionario inviato a tutte le diocesi del mondo e che, pertanto, bisognava tener conto delle differenti situazioni che sono presenti nei cinque continenti attorno al tema della famiglia. Si dimentica anche il tema che il Sinodo ha trattato le sfide pastorali che oggi sono poste alla Chiesa su questa delicata tematica. Non si doveva perciò trattare della dottrina, che non può essere messa in discussione, ma dell’azione pastorale della comunità cristiana verso quelle che sono delle vere e proprie  “sfide” sulle quali non si può tergiversare. In ogni caso diamo uno sguardo al documento finale del Sinodo per vedere quello che effettivamente esso ha detto.

Accompagnare la crescita. Anzitutto i vescovi hanno affermato che la Chiesa, «pur riconoscendo che per i battezzati non vi è altro vincolo nuziale che quello sacramentale, e che ogni rottura di esso è contro la volontà di Dio, è anche consapevole della fragilità di molti suoi figli che faticano nel cammino della fede» (n. 24). In questa luce «bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone», in modo che a tutti giungano «la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute» (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 44). Il Sinodo perciò incoraggia il discernimento attento delle diverse situazioni matrimoniali, specialmente di quelle più difficili o di quelle, come le convivenze e i matrimoni civili, che non corrispondono al disegno di Dio, ma che comunque possono contenere degli elementi su cui costruire un dialogo pastorale (n. 41). Queste situazioni, che sono difformi dal matrimonio sacramentale, «vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo» (n. 43).

Cammini pastorali nuovi. A questo punto i Padri sinodali, «riconfermando con forza la fedeltà al Vangelo della famiglia e riconoscendo che separazione e divorzio sono sempre una ferita che provoca profonde sofferenze ai coniugi che li vivono e ai figli», affermano che si avverte «l’urgenza di cammini pastorali nuovi, che partano dall’effettiva realtà delle fragilità familiari, sapendo che esse, spesso, sono più subite con sofferenza che scelte in piena libertà» (n. 45).

I casi di nullità. Tra le strade pastoralmente percorribili per discernere le diverse situazioni e per verificare l’effettiva validità dei matrimoni celebrati in chiesa, i Padri sinodali hanno segnalato «la necessità di rendere più accessibili ed agili, possibilmente del tutto gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità». E tra le proposte concrete hanno indicato: «il superamento della necessità della doppia sentenza conforme; la possibilità di determinare una via amministrativa sotto la responsabilità del vescovo diocesano; un processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria» (n. 48). Una tale strada consentirebbe di capire dove c’è realmente il sacramento che unisce in maniera indissolubile i due contraenti e dove invece la celebrazione in chiesa non ha realizzato un effettivo vincolo sacramentale.

Sacramenti a divorziati e risposati. Naturalmente il Sinodo ha riflettuto anche sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Diversi Padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all’Eucaristia e la comunione con la Chiesa e il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi «per un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari ed a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste» (n. 52). I Padri sinodali precisano che «l’eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del Vescovo diocesano». Inoltre chiariscono che «va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti», dato che «l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate da diversi fattori psichici oppure sociali» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1735).

Unioni tra persone omosessuali. E finalmente arriviamo al tema delle unioni tra persone omosessuali, su cui in queste settimane tutti i media si sono soffermati, attribuendo al Sinodo posizioni che non sono state affatto sostenute. L’assise dei vescovi infatti ha affermato con chiarezza che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Certamente, però, «gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza», evitando nei loro confronti «ogni marchio di ingiusta discriminazione» (n. 55).

A proposito poi dell’evidente e pervasivo condizionamento dell’opinione pubblica che proviene dalla potentissima lobby omosessuale, il Sinodo ha detto: «È del tutto inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il matrimonio fra persone dello stesso sesso» (n. 56).

Le conclusioni. In conclusione mi sembra che un’attenta lettura del documento finale del Sinodo faccia emergere che la Chiesa non vuole e non può modificare la dottrina di fede sul matrimonio e la famiglia, ma intende lasciarsi raggiungere dalle “sfide” che provengono dall’attuale situazione socio-culturale, fortemente segnata, almeno nel mondo occidentale, da secolarismo, individualismo e privatismo libertaristico. Queste “sfide” vanno affrontate unicamente con l’arma della misericordia, che non rinnega la verità, ma la propone con lo stesso amore manifestato da Gesù, il quale fu intransigente contro il male e misericordioso verso i peccatori. Nessuno “sconto”, dunque, alla verità rivelata, che la Chiesa non può modificare, ma un approccio diverso nel rapporto con le persone, nel discernimento della grande diversità che esiste tra le varie situazioni e nel rispetto massimo che si deve ad ognuno.

 

 

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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