Pubblicato il 25 Novembre 2014 | di Redazione
0Le lacrime di Livia Turco
Ho visto piangere in televisione Livia Turco perché non esiste più quella sinistra in cui lei ha creduto e perché il PD non è più un partito di militanti ma di voti.
Per un momento mi stavo commuovendo anch’io pensando alle delusioni patite per la fine di altre aggregazioni in cui avevamo creduto e per cui avevamo speso tante energie.
Ma poi mi è venuto di pensare, e premetto che non sono affatto una fan di Matteo Renzi, che la Turco se la dovrebbe prendere con quella classe dirigente del suo partito che, non ora, ma da una ventina d’anni ha fatto di tutto per distruggerlo.
Il PCI dopo l’era Berlinguer e la caduta del muro di Berlino non poteva più essere quel partito filosovietico e marxista leninista che era stato per decenni, ma indubbiamente era un partito con un’ organizzazione e una tradizione invidiabile, con dei dirigenti di altissimo livello che meritavano il rispetto e l’ammirazione degli avversari.
Certamente è stato traghettato male verso altre direzioni e così ha cominciato a perdere pezzi a sinistra.
Non sta a me fare la storia da Occhetto, con la sua “gioosa macchina da guerra” in poi , ma è chiaro che non si può ridurre il programma di un partito alla demolizione con tutti i mezzi dell’avversario Berlusconi, con il risultato che lo zoccolo duro dell’elettorato berlusconiano non si è lasciato scoraggiare e Forza Italia è un partito con il quale , bene o male, bisogna fare i conti.
E questo l’ha capito molto bene Matteo Renzi, che finalmente ha abbandonato la politica della demonizzazione dell’avversario. Una politica che ha contribuito alla crisi in cui si trova adesso il Paese.
Non dimentichiamo che Renzi è arrivato dopo i macroscopici errori di Pier Luigi Bersani, un segretario del PD che aveva vinto le elezioni e perdeva il suo tempo ad invocare l’alleanza con Beppe Grillo che lo insultava molto pesantemente.
E non dobbiamo dimenticare il siluramento di due candidati di tutto rispetto alla Presidenza della Repubblica da parte di una forte quota di parlamentari PD.
Vedi caso i due “Trombati” di cui uno, Romano Prodi era tra i fondatori del PD, provenivano da un’area polirica diversa dal veccho PCI.
Temo le dimissioni di Napolitano perché sono certa che i veti incrociati di allora e le candidature di disturbo dei grillini si ripeteranno.
Livia Turco se la dovrebbe prendere esclusivamente con chi “ha suicidato” il suo partito e non con chi, pur con gli inevitabili errori, sta cercando di rimediare ai ritardi storici di una sinistra che voleva governare rifiutandosi di prendere atto di tante nuove realtà e lasciandosi ancora condizionare da tanti pregiudizi ideologici.