Società

Pubblicato il 7 Aprile 2015 | di Redazione

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L’orizzonte di una vita di qualità

Il desiderio di una vita di qualità, di una vita vissuta in pienezza è un tema centrale. Oggi più di ieri. Nei contesti di povertà, di guerra, di pericolo si spera solo di sopravvivere.  In quei contesti il massimo della qualità  auspicata è potersi saziare, non restare analfabeta,  avere un   lavoro (qualunque  esso sia).  Nelle società  postmoderne la ricerca della qualità della vita, della realizzazione personale, delle occasioni mancate e delle occasioni da cogliere è diventato  un tema dominante. Oggi l’idea è  che potrò sentirmi contento solo se  la mia vita  è  felice e realizzata:  in caso contrario mi sentirò ferito e insoddisfatto.

Sono venuto perché la vostra gioia sia piena…perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza (Gesù)

Due modi di vivere la vita

Consapevoli che una riflessione sulla qualità della vita non può essere scollegata da criteri temporali e contestuali e che ognuno ha una propria intima esperienza di ciò che è una  vita di qualità,  possiamo concordare sul fatto che ci siano due modi di affrontare l’esistenza: sopravvivere e vivere in pienezza. Tutti cerchiamo una vita migliore non accontentandoci di sopravvivere. È la speranza di una vita migliore che ci spinge e quando cessiamo di sperare  cominciamo a morire. Anche colui che si uccide, travolto da tanta disperazione, pensa che la morte possa essere più desiderabile di ciò che vive.

Il primo punto, allora, è educarsi a discernere quando la vita è di qualità. È la stessa  vita che con i suoi avvenimenti ci educa. Anche quando ci capita di essere distratti o di non volerci porre il problema la vita ci fa   il “tagliando” e, a volte, ci  presenta il “conto”. La domanda: “Dove sei?”  che Dio fa ad Adamo è il regalo per ciascuno di noi  per non perderci in strade sbagliate! “Dove sei?” significa tra le altre cose : “Stai percorrendo la strada giusta? Sei contento della tua vita? Stai vivendo una vita di qualità?”. È  una domanda quanto mai necessaria perché nella post- modernità aumenta il rischio di imboccare strade sbagliate. Ieri a dare la strada “giusta” erano la famiglia, la Chiesa, la scuola. Ieri era più facile ricevere  indicazioni sulla strada da percorrere. Oggi è più facile  imboccare strade sbagliate, anche perché nessuno è disposto a imboccare quelle indicate da altri. La propria  strada ha la bellezza dell’originalità, ma i rischi che possa essere  sbagliata aumentano.

Molte, infatti, sono le illusioni sulla pienezza della vita e non c’è sconfitta esistenziale  che, inizialmente, non sia stata illusione di una vita più felice; non c’è errore che non abbia nelle sue origini  un desiderio di sentirsi più vivi. È  il bisogno di una vita più piena quello che ci muove, anche quando si approda in tutt’altra direzione.

Ogni anima è alla ricerca di bellezza ( Mistico arabo)

Strade vere e strade non vere per la vita.

Molto spesso la Chiesa, insieme alla famiglia e alla scuola, è stata vista come capace solo di “dire dei no”. Facciamo fatica a fare capire che la Chiesa è maestra del “sì pieno a tutta la vita”. Non riusciamo a far intravedere la promessa di Gesù: «Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza». Come credenti  impegnati nella nuova evangelizzazione  dobbiamo chiederci se abbiamo una bella notizia per l’uomo contemporaneo.

C’è una frase intrigante di Gesù  che ci invita a riflettere: «Io sono via, verità e vita». Gesù afferma: «Io sono il segreto, la via vera per la vita!». Da una parte questa affermazione ci ricorda che il segreto della vita non lo possediamo. Dall’altra che ci possono essere vie vere e  non vere per la vita . Si può amare la vita e vivere una vita sbagliata. Quando Gesù ci avverte che ci sono vie non vere, ci ricorda che la vita piena è un compito, una ricerca  che richiede la nostra fatica.  I nostri tormenti, da questo punto, possono essere compresi  come  ricerca di una pienezza che desideriamo e non troviamo. La più grande tristezza della vita è non essere santi, non avere capito cioè qual è la strada che ci porta alla pienezza.

C’è una denominatore comune tra tutte le religioni: la ricerca di  una vita felice (Dalai Lama)

Correlazione tra qualità della vita  e relazione

Le scienze umane ribadiscono la connessione tra pienezza e relazione. Pienezza è avere una buona relazione con sé; è la capacità di vivere in compagnia di se stessi, imparando a dare del tu ai propri vissuti, elaborando le delusioni e imparando da esse. Pienezza è imparare a vedere le cose da adulto, sapendo che se l’autorealizzazione per un adolescente coincide con il suo benessere, per un adulto consiste nel farsi dono per le nuove generazioni. Pienezza è sapere vivere rapporti simmetrici e asimmetrici con chiarezza: saper cioè prendersi cura, condividere cura, chiedere e ricevere cura. Significa saper essere genitore dell’altro, fratello, figlio in maniera contestualizzata, armonica, consapevole, flessibile.

Qualità della vita ed esperienza del  limite

Le risposte delle scienze umane diventano insufficienti, però,  quando la vita diventa complicata, quando l’esistenza ci  sfida al massimo, confrontandoci con  il limite, le perdite, la morte. Come parlare di qualità della vita, di pienezza nel momento in cui il  dolore e la  morte ci mostrano la loro durezza? Eppure, guardando alle testimonianze, che ci hanno lasciato tanti uomini e tante donne, possiamo balbettare qualcosa. Ci sono uomini e donne che hanno affrontato situazioni di morte, amando la vita. È una potenzialità degli umani cantare la vita, anche quando diventa dolore, impotenza, morte. È  quello che ha fatto Gesù: «Padre tu mi chiedi qualcosa che io non capisco, che a me non piace … se possibile allontana da me questo calice… ma mi consegno alla tua volontà».

Gesù ci insegna che della vita non siamo padroni e dobbiamo imparare a restituirla. In questo ci fa da modello. Abbiamo un debito, perché la vita l’abbiamo ricevuta. Questo debito va pagato. Il modo in cui possiamo pagarlo è consegnarsi. Non si tratta di consegnarsi  alla sofferenza, ma ad una relazione di fiducia con Dio. Quando San Francesco chiama la morte sorella possiede questa pienezza, ed è giunto ad una mirabile sintesi umana e spirituale: se la morte accade è perché è figlia dello stesso Padre mio. Chi mi ha dato la morte è lo stesso Padre che mi ha dato la vita.  Il Padre che mi ha dato sorella vita, mi ha dato sorella morte. Quando sappiamo vivere la vita in pienezza, la vita e la morte si ricongiungono.


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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