Pubblicato il 16 Giugno 2015 | di Redazione
0Le onde di Carta
di Andrea Guastella
Mediterraneo: nessun mare ha mai avuto tanti amanti. Poeti, pittori, storici, viandanti, stanchi di starsene acquattati, come diceva Socrate, lungo le rive di un immenso stagno, ne hanno solcato le onde sulle ali del vento o del pensiero facendone il crocevia di mille accadimenti.
Oggi, purtroppo, da spazio di avvicinamento tra universi talora ostili come Nord e Sud, Oriente e Occidente, il Mediterraneo è diventato sempre più una barriera invalicabile, dove il viaggio finisce prima ancora di iniziare.
Il misterioso, l’informe, l’indeterminato hanno preso il posto delle placide distese e miriadi di migranti hanno conosciuto, inghiottiti dalle onde, il Leviatano degli abissi. Quanti sono riusciti a oltrepassarlo, serbano ancora nei volti le minacce degli scafisti, le urla degli annegati, il grido muto, sepolto nel petto, dei compagni sopravvissuti.
Ed è proprio su questi volti impietriti dall’orrore che il pennello elettronico di Giampiero Carta ha scelto di fermarsi cogliendone la disperazione, ma anche la speranza, la voglia di resistere e di rinascere alla vita.
Se infatti le onde, visualizzate in altri lavori con la mente agli tsunami di Hokusai, sono il simbolo eloquente di una disgregazione dell’uomo come unità individuale, sono pure l’unica forza in grado di spezzarne le catene inducendolo a sognare: una fantasia a occhi aperti che, nelle opere di Giampiero, si confonde con l’invenzione grafica, col piacere quasi fisico del disegno e della pittura.
Ecco, allora, le sue tele popolarsi di visioni, secondo un immaginario fantasy che deve molto al cinema e al fumetto. Una facile consolazione, certo. Ma anche la prova di una vitalità, interiore e creativa, che è impossibile sopprimere e che si ostina a renderci un po’ meno infelici.