Pubblicato il 25 Giugno 2015 | di Antonio La Monica
0Giornata del rifugiato nel segno della musica
Due momenti per raccontare una serata che neanche la temperatura tutt’altro che estiva è riuscita a rendere meno calorosa. Piazza San Giovanni è gremita di gente. Tanti gli stranieri richiedenti asilo, rifugiati o ormai cittadini italiani e del mondo. Si celebra la loro giornata. Si celebra la conclusione del Festival delle Relazioni organizzato dalla Fondazione San Giovanni Battista.
La prima immagine racconta del vescovo Paolo Urso che, per il terzo anno consecutivo, fa dono del Corano a tre fedeli musulmani e della Bibbia ad altrettanti cristiani. Sono tutti rifugiati, ospiti presso strutture della rete nazionale Sprar. “Può stupire – spiega monsignor Urso – che un vescovo possa regalare il Corano. Non si tratta della adesione ad un credo altrui, ma un modo per invitare ognuno di noi ad essere coerente con la propria religione, qualunque essa sia”. C’è commozione negli occhi dei ragazzi provenienti dal sud del Mondo, c’è stupore e ammirazione per questo vescovo che, senza dubbio, sta insegnando ancora alla sua comunità quale sia l’inestimabile valore dell’accoglienza, dell’ascolto e dell’amore.
Il secondo flash è musicale. Nel corso del variegato concerto di chiusura del Festival, sul palco ci sono gli allievi della scuola Spazio Musica diretti da Maurizio Morello. La canzone proposta è la celebre “Give peace a chance”, inno del movimento pacifista e, in questa occasione, spunto per la danza dei tanti stranieri avvolti da drappi multicolori. E’ festa. Una festa coordinata da Rossella Randone e cominciata con le testimonianze di alcuni rifugiati orami integrati nel tessuto sociale di Ragusa. C’è Feda Naseri che porta sul palco la moglie e il proprio bambino. In fuga dall’Afghanistan, ospite di un centro Sprar gestito dalla Fondazione San Giovanni Battista e oggi operatore proprio per l’ente che lo ha accolto. Dunque Ernesto Tom, dal Sudan, che ringrazia Ragusa e Comiso per l’accoglienza. Identico il messaggio che giunge da Samuel Ubochi Inyma, di nazionalità nigeriana e da Tom Abdellatif, figlio del Sudan ma ormai in procinto di diventare cittadino italiano. “I richiedenti asilo e rifugiati – spiega Vincenzo La Monica, responsabile del settore immigrazione per la Caritas diocesana – sono dei migranti speciali. Per loro non esiste la volontà di lasciare il proprio paese di origine, ma la necessità di fuggirvi per sopravvivere o per potere essere liberi di esercitare diritti fondamentali”.
Al monaco yoga Gianpiero Iuvara il compito di raccontare come sia necessario andare oltre le apparenze alla ricerca di un dialogo culturale e religioso capace di costruire e non di distruggere.
“Ringrazio la Fondazione San Giovanni Battista – ha detto il Prefetto Annunziato Vardé – e quanti hanno contribuito alla realizzazione di questo importante progetto. La nostra comunità si dimostra ancora una volta pronta a sviluppare progetti di accoglienza”.
Lo dimostra anche il successo ottenuto dalla Marcia per la pace svoltasi lo scorso 30 maggio con l’organizzazione della Scuola Vann’Antò. Istituto al quale il Festival ha riconosciuto una targa premio proprio per l’impegno che da anni infonde per l’integrazione ed il dialogo con culture altre. A ritirare il riconoscimento è stato il dirigente scolastico Rosario Pitrolo.
L’evento è stato animato dall’orchestra del liceo scientifico “Enrico Fermi” di Ragusa, coordinata dalla professoressa Rosaria Perricone. Eccellenti musicisti in erba che il direttore musicale della rassegna, Giovanni Caccamo, ha voluto sul palco. Tutti bravi, misurati e pertinenti rispetto al tema del Festival delle Relazioni. Bello vedere il loro entusiasmo e il loro impegno tradursi in note e, dunque, in applausi sinceri. Stesso discorso per gli allievi della scuola Spazio Musica di Maurizio Morello, autentico motore di un progetto formativo fondamentale per la città di Ragusa. A Morello e ai suoi artisti il merito di avere pensato, coinvolgendo alcuni rifugiati, un momento musicale di grande spessore.
La conclusione è in mano a due artisti che, ragusani di origine, sono dei veri ambasciatori della musica e del bel canto nostrano nel mondo. Al maestro Peppe Arezzo e al tenore Lorenzo Licitra è affidato il compito di chiudere la Giornata del Rifugiato e il Festival delle Relazioni. Applausi scroscianti che attraversano la tradizione melodica napoletana, il canto siciliano e il pop internazionale.
Le proiezioni di Giampiero Carta e “Qoelet pro” sulla facciata della Cattedrale e della chiesa della Badia hanno impreziosito il concerto.
“Siamo felicissimi – conclude Tonino Solarino, presidente della Fondazione San Giovanni Battista – di avere concluso con questo altro tassello il primo anno del Festival delle Relazioni. Abbiamo vissuto giornate indimenticabili con relatori di altissimo livello che hanno qualificato i tre convegni e musicisti sublimi che hanno offerto qualità assoluta nei concerti. E’ doveroso ringraziare quanti hanno reso possibile questo evento che ci auguriamo possa diventare una tradizione. Grazie soprattutto alla cooperativa Filotea che, come noi, gestisce progetti Sprar nella provincia di Ragusa. Abbiamo bisogno di relazioni sane e durature”.
Intanto prosegue fino al 25 giugno a Palazzo Garofalo la mostra “Le onde e il mare” con la possibilità di ammirare e acquistare le opere che i maestri Franco Cilia e Giampiero Carta hanno allestito all’interno del Festival delle Relazioni. Oltre alle opere dei due artisti, l’esposizione ospita i doni che alcuni pittori hanno donato al Festival e le migliori realizzazioni che gli studenti delle scuole superiori hanno prodotto per il concorso sul tema del dialogo interculturale.