Politica

Pubblicato il 24 Luglio 2015 | di Vito Piruzza

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Con la Grecia riscopriamo le radici culturali di un’Europa smarrita

Il dibattito sulla trattativa tra la Grecia e gli altri paesi europei ha visto schierarsi in modo appassionato gran parte degli italiani, ma da più parti mi sono sentito chiedere: ma chi ha ragione? È giusto rifiutarsi di pagare i debiti contratti? È giusto chiedere a un popolo sacrifici tali da rendergli problematica una sopravvivenza dignitosa? Ha senso continuare a finanziare con nuovi prestiti chi non ce la fa a pagare i debiti già contratti? Le dure leggi dell’economia possono avere la prevalenza sui doveri di solidarietà?

Si sentono punti di vista opposti motivati in modo tanto convincente che ai più sembra di vivere in un dramma pirandelliano dove tutto è relativo e ciascuno ha ragione dal suo punto di vista; per questo vorrei provare a fare ordine cercando nonostante la complessità della materia di esprimere con chiarezza quello che penso.

Intanto cominciamo con il dire che i problemi della Grecia non nascono dall’oggi al domani; in passato i cittadini greci avevano un sistema pensionistico molto generoso (più di quello italiano del passato), un apparato pubblico costoso e inefficiente, una bassa produttività e un’evasione fiscale enorme.

Quindi la Grecia, così come l’Italia, si porta dietro una eredità pesante derivante da sprechi fatti in passato, la cosa triste è che gli sprechi delle generazioni precedenti hanno creato il debito che ora costituisce una zavorra per i giovani; bisogna riflettere sul fatto che in fondo un popolo è una grande famiglia, se i genitori sono stati accorti i figli conoscono il benessere, viceversa i genitori spreconi spesso lasciano i figli oberati dai debiti.

In verità questo appartiene al passato, adesso non è più così: la Grecia dal 2010 ha messo mano agli sprechi e anche se in ritardo rispetto all’Italia ha raggiunto un traguardo importante: l’avanzo primario.

Cosa significa? Significa che il bilancio della Grecia, al netto del debito pregresso, è positivo; tornando all’esempio della famiglia è come se i figli degli spreconi hanno ridotto il tenore di vita cui erano abituati e adesso guadagnano più di quanto spendono, quindi se non avessero debiti da pagare sarebbero a posto, ma purtroppo il risparmio che fanno non è sufficiente neanche a pagare gli interessi dei vecchi debiti, quindi sono costretti a farne di nuovi.

Va da sè che quando il tenore di vita si abbassa di colpo una famiglia soffre, ma non solo, se per risparmiare si è costretti a tagliare anche sulle spese che servono per produrre nuovo reddito si avrà meno possibilità di saldare i vecchi debiti e qui infatti sta il nocciolo del problema.

I creditori internazionali spingono perché la Grecia faccia più sacrifici per aumentare l’avanzo primario e poter così cominciare a ripagare il debito, Tsipras, ritenendo di avere tagliato gli sprechi, chiede di allentare i sacrifici e invece chiede ai creditori di “ristrutturare il debito” in modo da vere il tempo di rimettere in moto l’economia e di produrre così il reddito aggiuntivo per potere cominciare a saldare i vecchi debiti invece di sommarne di nuovi.

Cosa significa ristrutturare il debito? In pratica Tsipras chiede che i creditori o concedano una moratoria nelle scadenza e un’attenuazione degli interessi o un “taglio” del debito in modo da renderlo “sostenibile” cioè in modo da permettere alla Grecia di poterlo effettivamente pagare invece di aumentarlo come accade ora, e per questo si appella alla solidarietà europea.

Tornando all’esempio della famiglia, se uno ha messo “la testa a posto” (avanzo primario) i creditori hanno anch’essi interesse a metterlo in condizioni di pagare, farlo “fallire” significa comunque poi non riuscire a realizzare il credito.

Ovviamente per esigenze di semplicità ho schematizzato eccessivamente perché in realtà le sfumature e le implicazioni sono veramente molteplici, intanto esiste il problema di creare un precedente che può essere percepito come un incentivo allo sperpero di ricchezze collettive per poi fare appello alla solidarietà europea, quindi le garanzie di “avere messo la testa a posto” devono essere strutturali, e non solo per un periodo, e poi la solidarietà per molti Paesi europei non è un gesto “semplice”; basti pensare che in atto i Paesi che in questi 5 anni di crisi della Grecia sono stati più generosi a concedere nuovi finanziamenti sono stati, in nome della solidarietà, oltre la Germania proprio gli altri Paesi in crisi, quali Italia e Spagna, mentre la Francia, a guida socialista, si è praticamente defilata anzi le banche francesi sono rientrate di tutti i crediti concessi prima del 2010.

Non c’è dubbio però che il fallimento della Grecia oltre alle pesantissime conseguenze per 11 milioni di nostri fratelli, costituirebbe un problema per i Paesi creditori tra cui l’Italia, e un fallimento complessivo per l’Europa che non può disconoscere quanto la Grecia sia connaturata culturalmente all’Europa stessa, e anzi ne costituisca la vera radice culturale.

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