Pubblicato il 26 Novembre 2015 | di Redazione
0L’idea di democrazia da Pericle a Monti
Mi sono imbattuto casualmente nel discorso di Pericle agli ateniesi, un pezzo di una modernità sconvolgente per i suoi contenuti e il suo valore di modello democratico e civile.
La fine di ogni frase è scandita da una asserzione piena di orgoglio patriottico. “Qui ad Atene noi facciamo così”.
Ci sarebbe da esclamare: “E da noi come facciamo?”
Già l’esordio è indicativo: “Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi”. Vi si afferma il carattere generale e astratto che deve avere ogni norma di legge, quello cioè di essere rivolta al bene di tutti, non di una parte o del singolo.
Il documento afferma infatti che “la giustizia è uguale per tutti nelle dispute private…”, esattamente il contrario di quanto si è tentato di fare in anni recenti da noi varando leggi per favorire singole persone o aziende.
Pericle afferma che “la povertà non costituisce un impedimento”, anticipando di millenni quanto sancito, dopo un lungo calvario di totalitarismi e di sangue, dalla Costituzione italiana che, nel suo articolo 3, afferma il principio di uguaglianza e pari dignità sociale, includendo l’impegno a rimuovere “… gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
La charta magna periclea proclama ancora che un ateniese “…non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private”.
Vengono affermati due principi basilari dell’ordinamento democratico, con il primo si vuole respingere l’incompatibilità tra pubblico e privato stabilendo che l’impegno pubblico è incompatibile con quello privato; con il secondo, rafforzato dall’avverbio “soprattutto”, si intima di non piegare l’interesse pubblico a quello privato. L’esatto contrario di ciò che è avvenuto in Italia, tutte le volte in cui la legge è stata piegata al ruolo di ancella di interessi particolari.
L’attualità è ancora protagonista quando si leggono affermazioni come la seguente: Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati…e di non dimenticare mai di rispettare le leggi…”. L’affermazione non si lega neppure all’ attualità dei tempi in cui di Pericle, perché con le parole “ci è stato insegnato”, si fa riferimento a un costume consolidato che é punto fondante della democrazia ateniese.
Si afferma poi la necessità, non solo di osservare le leggi, ma di proteggere coloro che ricevono un’offesa. Il documento fa poi un riferimento al diritto naturale come legge non scritta, ma sancita nel cuore dell’ uomo.
Pericle continua asserendo che un uomo non interessato alla vita dello Stato, più che innocuo, è da considerare inutile, perché, pur essendo pochi quelli capaci di governare, tutti sono in grado di giudicare e quindi di fare scelte politiche.
Si conclude affermando che la discussione non é un ostacolo alla democrazia, ma uno strumento essenziale di essa, mentre la felicità é il frutto della libertà. Ma non c’è stato qualcuno tra noi che ha espresso il fastidio per i lacci e lacciuoli del sistema democratico?
Pericle conclude affermando che questo “è il motivo per cui nella civiltà ateniese si coltiva il massimo rispetto per lo straniero a cui riservare la dovuta accoglienza”. E se lo sente Bossi?