Pubblicato il 30 Novembre 2015 | di Alessandro Bongiorno
0«Vengo a voi con semplicità, vi chiedo di camminare insieme»
«Ora è il tempo della Chiesa in uscita, il tempo di uscire dal tempio per incontrare la gente dove questa vive, il tempo della missione affidataci dal Signore Gesù»: con queste parole monsignor Carmelo Cuttitta ha sintetizzato quello che potrebbe essere il canovaccio della sua missione episcopale. «Vengo a voi – ha aggiunto – con semplicità. Mi accingo ad inserirmi nel vostro cammino e vi sarò grato se vorrete accettarmi per quello che sono, con pregi e difetti».
Da sabato la Diocesi di Ragusa ha il suo nuovo vescovo, il quinto della sua ancora giovane storia. Succede a monsignor Paolo Urso che ha guidato la Chiesa ragusano per più di tredici anni. Il vescovo gli ha consegnato il pastorale all’inizio della solenne concelebrazione avvenuta in cattedrale e il diacono ha letto lettura la bolla con la quale Papa Francesco ha nominato monsignor Cuttitta vescovo di Ragusa. Il vescovo Urso ha pronunciato la solenne formula: «Sorelle e fratelli carissimi, per grazia di Dio e designazione della Sede Apostolica, da questo momento il vescovo Carmelo Cuttitta è pastore della santa Chiesa di Dio che è a Ragusa». Monsignor Cuttitta da quel momento è divenuto il vescovo della Diocesi e ha raggiunto la “cattedra”, ricevendo l’omaggio di sacerdoti, laici e religiosi.
«Non so quello che potremo fare, so soltanto – ha scandito durante l’omelia – che il Signore ci precede e ci chiama all’operosità. La Chiesa di Ragusa (io l’ho appreso in questi due mesi), è ricca di iniziative, è intraprendente, zelante (è una bella Chiesa come mi ha ripetuto più volte il Vescovo Paolo) che può contare – ha aggiunto più avanti – su di un clero e un laicato formato e competente. Io sono l’ultimo arrivato e chiedo la vostra collaborazione, perché da soli non possiamo andare molto lontano: vi chiedo di camminare insieme, guardandoci in faccia, con amicizia e lealtà, senza frapporre indugi, magari tenendo il passo di chi non ce la fa, o fa più fatica a camminare. Questo non è il momento – ha aggiunto sempre durante l’omelia – di fare proclami o di presentare programmi. Avremo modo d’incontrarci, di conoscerci, di parlarci con schiettezza e voi mi farete conoscere ancora meglio questa nostra Chiesa e la sua gente, alla quale mi sento già legato e per la quale in queste settimane ho pregato incessantemente. Voi, cari presbiteri, siete la mia famiglia; con voi chiedo di poter camminare. L’abitazione del Vescovo è la vostra casa, le sue porte resteranno per voi sempre aperte».
Durante l’omelia, monsignor Cuttitta ha rivolto parole di saluto e di ringraziamento al Papa («per la fiducia che ha riposto nella mia povera persona», a monsignor Paolo Urso («che mi consegna questa giovane è bella Chiesa iblea»), al cardinale Paolo Romeo («per tutti i gesti di attenzione paterna nei miei confronti»), ai vescovi siciliani («La vostra presenza è segno di amicizia vera»), alle autorità («Abbiamo un percorso da condividere ed è il bene comune della gente. Voi lo ricorderete a me ed io farò altrettanto con voi»), a tutti i palermitani («per gli anni di condivisione e fraternità che mi avete donato»), ai sacerdoti, ai diaconi, ai consacrati al popolo santo di Ragusa («Vi chiedo di camminare insieme, guardandoci in faccia, con amicizia e lealtà, senza frapporre indugi»), ai seminaristi («La Chiesa vi aspetta e vi chiede di tendere con grande responsabilità alla meta del sacerdozio»), ai laici («La vivacità di una comunità si misura dalla vostra presenza»), ai giovani («Evitate quella doppiezza della che umilia e nella quale cadono inesorabilmente tanti vostri coetanei»).