Vita Cristiana

Pubblicato il 3 Dicembre 2015 | di Redazione

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Il saluto del vescovo Paolo Urso

Le parole di Mons. Urso Paolo durante la cerimonia dell’accoglienza e dell’inizio del ministero pastorale del vescovo Carmelo Cuttitta.

“Fratelli ed amici carissimi,

questa giovane chiesa, che a Ragusa spera crede ed ama, esprime la propria gratitudine a tutti voi che, in vario modo, partecipate a questa solenne celebrazione eucaristica, in occasione dell’accoglienza e dell’inizio del ministero pastorale del vescovo Carmelo Cuttitta.

La presenza di tante Autorità è una dimostrazione della stima e dell’apprezzamento per l’azione, semplice ed umile, puntuale e intelligente, che la comunità cristiana sta svolgendo in un momento delicatissimo della storia del nostro Paese. Ma è anche il segno che la chiesa e le istituzioni civili e militari, senza confusione di ruoli e di competenze, collaborano con reciproca lealtà e rispetto per il bene della comunità umana che vive in questo territorio.

Questa giovane chiesa ragusana è felice di accogliere colui che il Signore ha consacrato e adesso manda come “amico di Dio”, “segno della bontà misericordiosa del Padre, viva immagine della carità del Figlio, trasparente uomo dello Spirito”, “servitore del vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo”. Egli viene come maestro della fede, presidente della preghiera del popolo, avvocato dei poveri, per “guidare il popolo di Dio sui sentieri del tempo nel pellegrinaggio verso l’eternità” (cfr. Giovanni Paolo II, Pastores gregis, 16.10.2003).

Carissimo vescovo Carmelo, nel momento in cui inizi il tuo servizio in questa chiesa di Dio, con il sano orgoglio di chi ama e conosce questa chiesa e ne ha sperimentato la bellezza, con intima e sincera gioia ti dico: il Signore ti sta facendo un dono meraviglioso. Le immancabili fragilità e debolezze di preti e laici, di singoli e di gruppi, non distruggono la chiara e incisiva testimonianza di amore per Dio e per l’uomo, che caratterizza la vita e lo stile di questa chiesa.

È vero che l’amore che nutrirai per questa gente sarà la dimostrazione dell’amore che avrai per il Signore e la prova che egli richiederà da te. Così come diceva S. Agostino, commentando il capitolo 10 del vangelo di Giovanni: «il Signore esige questo da Pietro: Pietro, mi ami? Quasi a dire: Che mi offrirai quale prova che mi ami?… Come a dire: Questo mi darai, questa prova mi offrirai se mi ami: che tu provveda a pascere le mie pecore; che tu entri nell’ovile attraverso la porta, non vi salga da un’altra parte» (Discorso 137, 4).

Ma è anche vero che amare questa gente non ti sarà difficile: lo sperimenterai subito perché toccherai con mano le attenzioni e le sfumature dell’affetto, condite di delicatezza e rispetto. Ti sarà facile attuare ciò che il card. Marco Antonio Barbarigo (1640-1706), con il linguaggio del suo tempo, scriveva in Disinganni per i vescovi: «Il vescovo e i sudditi devono stare sempre insieme, perocché questi senza quegli periscono e quegli senza questi pericola… il vescovo ha da prendersi cura di tutti: del povero artigiano, dell’abbandonata vedova, del misero pupillo».

Questa è una chiesa viva, che fissa lo sguardo su Gesù per imparare da Lui che cosa è amore. Qui avvertirai una sana e diffusa religiosità, soprattutto eucaristica. È significativo che in tre chiese della diocesi, da anni, è in atto l’adorazione perpetua, notte e giorno, tutti i giorni dell’anno.

Questa è una Chiesa che, dopo avere adorato il Dio della propria vita, vuole uscire dal tempio e prestare attenzione, oltre che alla dimensione squisitamente liturgica e religiosa dell’impegno pastorale, anche alla diakonìa della verità e dell’amore in un mondo che appare sempre più disorientato e provato non solo dalle povertà dell’avere, ma anche dalle nuove forme di povertà che riguardano l’essere, e quindi il senso della vita, le relazioni affettive, il futuro.

Questa è una chiesa viva, che cammina e si guarda attorno, lasciandosi provocare dalle domande espresse e inespresse della gente; che si impegna a cogliere i cambiamenti in atto nella Chiesa e nel mondo, spinta dall’urgenza di mettere il vangelo a contatto diretto col “vissuto” delle persone, negli ambienti in cui vivono il proprio quotidiano e avvertono la fatica di guardare al futuro con speranza. Qui avvertirai la disponibilità all’accoglienza in un contesto di grande generosità.

Di che cosa ha bisogno la Chiesa, si chiedeva Paolo VI? Il 29 novembre 1972 rispose: “La Chiesa ha bisogno della sua perenne Pentecoste; ha bisogno di fuoco nel cuore, di parola sulle labbra, di profezia nello sguardo”. Non solo quarantatre anni fa, ma ancora oggi la risposta è quella giusta!

Tanti auguri, vescovo Carmelo, perché questa chiesa possa avere fuoco nel cuore, parola sulle labbra, profezia nello sguardo.

La Vergine santissima, nostra tenerissima madre, ti accompagni in questa esaltante avventura nella chiesa di Dio che è a Ragusa. “

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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