Società

Pubblicato il 22 Dicembre 2015 | di Redazione

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Padre Carmelo Tidona,lo scomparso Parroco della Chiesa Cattedrale, Pastore buono e servitore evangelico della povera gente.

Di Padre Carmelo Tidona si ricorda il sorriso e la modalità di accoglienza e di disponibilità sempre e dovunque. Non aveva mai fretta, era paziente e pronto a servire e ad aiutare chiunque nel bisogno. Pochi però sanno che le sue sofferenze gli facevano vivere una via crucis fra le strade del Centro Storico specie nei momenti di crisi della sua salute. Non si lamentava mai; era sempre impegnato a progettare, a fare e a testimoniare il grande amore della sua vocazione sacerdotale e pastorale: Gesù Cristo, la Madre sua e Madre nostra Maria SS.ma, S.Giovanni Battista, la CHIESA universale e diocesana, il Papa e il Vescovo come luci di verità e di fedeltà a cui prestare obbedienza e venerazione.

Fu un Pastore popolare per la sua bontà e per il suo servizio pastorale attento, diligente e servizievole; testimoniava  con serenità e senza pose artificiali  il suo profondo amore per ogni fratello che veniva a bussare in parrocchia. Egli era stato il giovane nipote di Madre Caterina Di Pasquale,seconda madre generale dell’istituto delle Suore del S.Cuore dopo la fondatrice, la Beata Madre Maruzzeda Schininà, che era stato voluto bene come Sacerdote del S.Cuore,per così dire. Visse poi la sua vita sacerdotale “servendo la Chiesa e non servendosene”, amandola in ogni circostanza sia quando veniva mandato a fare il parroco nella Chiesa Madre di S.Giovanni a Monterosso Almo dove tanti erano i problemi e i dolori come quando fu nominato Parroco della chiesa cattedrale di S.Giovanni a Ragusa  dove il parroco era non solo un Pastore di grande bontà ma anche una Autorità e doveva con le istituzioni civili affrontare e risolvere problemi collettivi di vita e di lavoro.

Visse ed operò secondo una vocazione missionaria ed evangelizzatrice a lui congeniale sin dalla esperienza formativa nel Seminario nella spiritualità e poesia, nella devozione e mistica del “Sacerdozio e Poesia” di Mons.Pennisi e del Sacerdozio totale di Papa Giovanni (San Giovanni XXIII°) quando anche la malattia si fa servizio evangelico e testimonianza eroica di donazione e via di eternità. Era sacerdote attivo,colto e impegnato a tempo pieno. Fu scelto dal Vescovo Mons. Angelo Rizzo come suo Vicario Generale per le sue virtù di discrezione, intelligenza e saggezza, instancabile lavoratore e fedele collaboratore.

Visse ed operò con il vescovo Rizzo nel periodo del post-Concilio che, come è noto, fu un momento difficile e di sbandamento a livello generale e in quello della BASE Missilistica dei Cruises a COMISO ed anche in quella circostanza egli cercò con il Vescovo a praticare senza trionfalismi una difficile conciliazione tra i segni di guerra e i segni della fede e della Pace di Cristo(la chiesa della Base Missilistica). Egli si adoperò per una paziente tessitura di dialogo e di collaborazione tra i sacerdoti ed il Vescovo in un momento di sofferenza e di solitudine del Pastore. Sentì allora profondamente e ancora una volta in modo acuto di dover testimoniare come Sacerdote e Vicario del Vescovo una fedeltà ed una obbedienza di cura e risanamento dei rapporti interni e istituzionali.

Egli da nuovo Parroco della Chiesa Cattedrale di S.Giovanni sviluppò una azione pastorale di largo respiro sia a livello dell’Oratorio multietnico nei locali di proprietà della Chiesa che a livello istituzionale con le Autorità civili e con i livelli istituzionali della Città e della provincia. La sua azione era equilibrata e non saccente né integralista ma rispettosa delle ragioni dei laici e dei bisogni di bene comune. Convinto che “non c’è amore più grande di Chi dà la vita per i propri amici” si mise a tessere momenti di pace istituzionali e di generazione del bene comune condiviso, possibile anche se non sempre era quello in astratto preferibile. Il futuro camminava così con le mediazioni e le intese nei vari campi.

Si ricorda di Lui l’impegno profuso a salvare e restaurare Palazzo GAROFALO per riconsegnarlo alla fruizione culturale, spirituale e artistica, nonché anche religiosa e pastorale, della città come polmone vivo di un servizio di confronto alto e di qualità tra cattolici e laici, tra ordini diversi e spesso sordi tra di loro. La sua opera in parte non fu capita nel suo risvolto civile e religioso perché ci si fermava alla valutazione degli aspetti economici e materiali senza pervenire alle finalità complessivi dell’opera finita. La sua breve vita non gli permise di completare il suo progetto nella finalità complessiva e salutare.

La sua prematura scomparsa interruppe la sua progettualità definita e pastoralmente lungimirante. Da Vicario della Diocesi di Ragusa ai tempi del Vescovo Rizzo aveva ripreso e riannodato le eredità e le tradizioni culturali e spirituali della Chiesa di Ragusa per farle diventare attività pastorali di recupero e di scrigno a partire dalla pietà eucaristica e mariana e dalla fedeltà al PAPA di Roma alla comunione con le abbondanti  vocazioni sacerdotali e religiose che avevano fatto parlare di serbatoio vocazionale consistente e di qualità delle città e dei territori del Ragusano. La Chiesa di oggi e soprattutto quella del vicino futuro non potranno non ricordare per il prossimo percorso pastorale la memoria cristiana e civile della sua esperienza e della sua opera buona.

Fra i segni di una altrettanto opera silenziosa e meritevole non si dovrà dimenticare la cura e il recupero delle “fiuredde” nelle campagne del circondario agricolo come tracciato della tradizione religiosa e cristiana dei massari e del popolo dei contadini ragusani. Inoltre andrà debitamente ricordato il prezioso lavoro di salvaguardia e di riedizione dei libri del Vescovo Pennisi, delle sue Lettere Pastorali,delle sue produzioni di teatro popolare in lingua vernacolare siciliana quali i drammi, le commedie e le farse,che erano molto conosciuti a livello popolare anni prima e negli anni Sessanta del Novecento.

Con questo filo di riflessione non ho inteso esaurire né toccare adeguatamente la bella e profonda qualità di Padre Carmelo Tidona, parroco e Sacerdote di Dio secondo il cuore di Gesù, vissuto totalmente per amare e rendere un servizio evangelico alla vita umana e cristiana del nostro popolo e dei nostri figli.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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