Pubblicato il 23 Dicembre 2015 | di Vito Piruzza
0Insulto per amore
Roberto Vecchioni è stato di recente al centro di una polemica virulenta perché a Palermo durante un dibattito, si è lasciato prendere la mano da una filippica contro la Sicilia “che si butta via…” e in un eccesso verbale, parlando della mancanza di rispetto per se stessi (“400 su 200 non usano il casco”) e verso gli altri (“le macchine in tripla fila che si passa a fatica”), ha detto “è inutile che ti mascheri dietro il fatto che hai il mare più bello del mondo e questo e quello … sei un’isola di merda”.
Apriti cielo!
Ovviamente sottolineiamo “a matita rossa” l’errore dell’utilizzo di un insulto volgare, peraltro Vecchioni da vecchio professore abituato a “correggere” gli altri ha subito dopo la conferenza ammesso che “gli è scappata la parolaccia”, ma volendo guardare la luna evitando di concentrarci sul dito che la indica, ci piace riflettere sul messaggio che il cantautore voleva lanciare.
“Non amo, non amo la Sicilia che non si difende, non l’amo assolutamente, non amo la Sicilia che rovina le sue coste, non amo la Sicilia che rovina la sua intelligenza, la sua cultura, non amo la Sicilia che quando vado a vedere Selinunte, Segesta e altri posti simili non c’è nessuno e devo impararlo da solo cosa c’è li, non amo la Sicilia che si butta via, non la posso amare e c’è una ragione … perchè i Siciliani sono la razza più intelligente che esiste al mondo e perché si buttano via così tanto? Perché? Mi da un fastidio immenso che la Sicilia non sia all’altezza di se stessa. La Sicilia deve avere un coraggio spaventoso!”
Non vi sembra che tutte queste negazioni siano solo una figura retorica che esprime invece un amore incondizionato, magari “arrabbiato”, ma profondo per questa terra?
E mettendo per un attimo da parte l’istinto naturale e comprensibile a difendere dagli attacchi “esterni” ciò che si ama (che in noi Siciliani è ancora più forte perché da isolani abbiamo un più spiccato senso di appartenenza), non possiamo non riconoscere che questi stessi pensieri ci abbiano più e più volte attraversato la mente.
Al professor Vecchioni vorremmo invece ricordare le parole, sicuramente meno volgari ma di gran lunga più impietose di un grande figlio della nostra terra che, in quanto tale, le ha potute scrivere senza scatenare la reazione difensiva dei conterranei:
“I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria.”
“Il sonno, caro Chevalley, il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portar loro i più bei regali”
Parola di Gattopardo!