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Pubblicato il 8 Gennaio 2016 | di Redazione

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Da Oriente ad Occidente: dagli 8 “ pensieri cattivi ” ai 7 vizi capitali

In un famoso trattato ascetico di Evagrio Pontico (monaco cristiano del IV secolo d.C.), la Practikè, l’autore elenca gli otto ostacoli che ci separano da Dio. Questi ostacoli sono chiamati loghismoi, che letteralmente vuol dire “ pensieri ”. Nella tradizione cristiana si può parlare anche di demoni, diabolis: cioè ciò che divide (dia) l’uomo in se stesso.

 Ecco gli otto loghismoi:

 1)      Grastrimargia: è la follia del ventre, ogni forma di patologia orale, in particolare l’assunzione di una grande quantità di cibo (bulimia), o il rifiuto di ogni nutrimento (anoressia). E’ sicuramente una mancanza di misura. Tutto ciò cosifica il mondo intorno a noi, facendoci diventare degli estremi consumatori o dimenticando l’importanza del dono: “dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt 6,11). In questa dimensione quindi manca pure il piacere della sana tavola, della condivisione e della comunione con gli altri.

 2)      Philarguria: è l’avarizia, o meglio l’amore per il denaro. Ma più profondamente si tratta del rapporto sbagliato con le cose che porta l’uomo a lasciarsi definire da ciò che possiede. E’ la negazione di questo passo del Vangelo: “non preoccupatevi troppo del cibo di cui avete bisogno per vivere, né del vestito di cui avete bisogno per coprirvi. La vita vale più del cibo e il corpo vale più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio; eppure Dio li nutre” (Lc 12, 22-24). In più è il credere che le ricchezze di questo mondo siano tutto.

 3)      Porneia: è il trattare il proprio corpo e quello degli altri come una cosa. L’eros è ridotto alla genitalità o al piacere, con la conseguenza che al posto del dono c’è il possesso e che l’attrazione diventa violenza. Così l’unità del corpo e della psiche viene tragicamente spezzata, e, quel che è ancora più grave, l’altro finisce per essere cosificato, trasformato da soggetto di relazione a mero oggetto di consumo.

 4)      Orgè: è la collera! Nel linguaggio biblico si parla di qesôr appaim, cioè della brevità del respiro. La collera fa perdere fiato, e l’uomo affannato diventa simile a un demonio. Spesso ciò accade quando l’immagine che si ha del prossimo, non corrisponde a ciò che si vorrebbe, e non accettando l’alterità si sta male fino alla collera, fino al dire parole che possono uccidere: “non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo, ma quello che ne esce, questo contamina l’uomo” (Mt 15, 11).

 5)      Lupè: è la tristezza! Quella tristezza che viene dopo la collera, e anche la frustrazione di chi non vive in modo equilibrato il rapporto col tempo. L’uomo si trova lacerato tra la nostalgia del passato e le fughe irreali proiettate nel futuro, non riuscendo più a vivere il presente. E’ così dominante che il presente diventa il tempo dell’incessante lamento, e il futuro l’ambito di vuote intenzioni. Dice San Paolo: “la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte” (2Cor 7,10).

 6)       Acedia: è l’atonia dell’anima, un taedium vitae, il male di vivere, una demotivazione forte e radicale che ha come pensiero solo il nero della morte come via di salvezza. Può essere che Giuda fu impossessato proprio da questo demone quando tradì Gesù, la Vita (Cf. Gv 1, 1-18). Infatti l’acedia è il disgusto totale per la vita, l’incapacità di vivere il dono più grande del Signore.

 7)      Kenodoxia: è la vanagloria! Si attribuisce più importanza al fare e all’apparire che all’essere. Si fa di tutto per stare al centro dell’attenzione, e mai al centro di se stessi (egolatria).

 8)      Uperèphania: è l’orgoglio che i filosofi greci chiamavano hybris (tracotanza).

 Ci potrebbero essere ancora molti altri loghismoi (per esempio la gelosia, la cattiveria, la menzogna e così via), ma per Evagrio questi otto “demoni” sono quelli principali dai quali derivano tutti gli altri. Infatti, da questi otto “ pensieri cattivi ”, papa Gregorio Magno nel VI secolo d.C. formulerà in Occidente i sette vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia.

 

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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