Pubblicato il 22 Gennaio 2016 | di Redazione
0Fuggi, taci e riposa
Il monaco Arsenio (IV secolo) è una figura molto celebre tra i cristiani orientali. Egli, dopo aver provato e sperimentato ogni tipo di medicina e di metodi, in condizioni disperate chiese a Cristo: “Che cosa devo fare per essere salvato?”. Cristo gli rispose con tre brevi parole: Fuggi, taci e riposa (Fuge, Tace, Quiesce). Queste parole furono intese da Arsenio prima letteralmente e poi spiritualmente.
Fuge: alla lettera vuol dire fuggire dal mondo e dalle sue distrazioni: bisogna cambiare ambiente e modo di vivere. Ma questa fuga non è solo una fuga da qualcosa, ma è soprattutto una fuga verso Qualcuno, verso Dio. Qui ritorna alla mente la celeberrima “fuga da solo a solo”, seppur in un contesto diverso, del filosofo greco Plotino. E’ un andare verso la vera vita, perché il mondo offre spesso una non spirituale. Il grande modello di questa fuga è sicuramente Abramo, al quale gli fu ordinato da Dio di lasciare la propria patria e la propria famiglia per andare verso un luogo sconosciuto di pace.
Tace: fuggire dal mondo, vuol dire anche fuggire dai rumori del mondo e rifugiarsi nel silenzio. La parola può essere consolatrice e guaritrice, ma spesso può anche sfigurare o uccidere. Tacere ci rende capaci di ascoltare. Infatti, la preghiera non è solo parola che chiede o benedice qualcosa, ma è anche ascolto della Parola di Dio. Fare silenzio vuol dire anche non dare spazio ai cattivi pensieri nella mente, e cercare di purificarli con l’invocazione del Nome di Gesù. Tuttavia esiste anche un silenzio che nasce dalla malattia, dalle sofferenze. Ed è questo tipo di silenzio che bisogna sempre fuggire per andare verso il silenzio che ci riconduce alla presenza di Dio.
Quiesce: in senso letterale vuol dire proprio distendersi, riposarsi, lasciare che le preoccupazioni del mondo muoiano. Non ci si deve solo sforzare in tutti i modi di ricercare la pace, ma bisogna anche farsi trovare in una condizione di riposo, che è la porta attraverso la quale lo Spirito di Dio entra nel cuore. L’amerimnia (l’essere senza preoccupazioni) è una condizione necessaria per realizzare la pace del cuore. Ma come si può essere senza preoccupazione se i pensieri negativi attaccano sempre la mente dell’uomo? I padri delle Chiesa indicano come “farmaco” l’umiltà, cioè il non credersi simili Dio, ma l’essere sempre capaci di ricevere i suoi doni e la sua infinita misericordia.
Questa è il cammino percorso da Arsenio, il quale diventa una sorta di archetipo per i monaci e per tutti i cristiani!