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Pubblicato il 22 Gennaio 2016 | di Redazione

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Un sorriso, uno scherno, il bullismo

È sabato 5 dicembre, all’istituto comprensivo Vann’Antò. Ore 9:30, suona la campanella, in terza B entra Dario Accolla, docente a Roma, blogger, scrittore e autore del recente “Omofobia, bullismo e linguaggio giovanile”, (Villaggio Maori, Catania, 2015). La prima cosa che fa l’autore, dopo essersi presentato, è scrivere la parola “Bullismo” alla lavagna. È di questo che si parla, d’altronde. «Parto sempre dall’omofobia per estendere il discorso a tutte le forme di prevaricazione contro quei soggetti che, dentro il mondo giovanile, vengono percepiti come fuori norma: ragazzi obesi, ragazze definite bruttine, le persone troppo timide, i gay, naturalmente, ecc».

Un rapido brainstorming è il punto di partenza di una riflessione sui mali che affliggono l’universo giovanile. Perché è vero, come sostenuto dall’autore, che le aule sono spesso officine di dolore gratuito, dove innocenti scherni possono trasformarsi e degenerare in forme di persecuzione verso chi magari, in qualche suo aspetto, non è allineato alla massa e risulta “fuori target” al punto da non essere accettato. «La prima forma di differenziazione, dentro le aule, è quella per genere: quella tra ragazzi e ragazze» dichiara l’autore. «Purtroppo, ancora oggi, essere percepiti come vicino all’universo femminile è motivo di discriminazione, soprattutto a livello linguistico. Si pensi a tutte le volte che, per stigmatizzare la fragilità di un individuo, gli si dà della “femminuccia”. O si pensi a quando, nei casi di omofobia, si dileggia la vittima chiamandola al femminile. Faccio sempre notare, in questi casi, che questo tipo di procedimento non solo ferisce il destinatario di tale trattamento, ma offende in primo luogo le nostre madri, le nostre sorelle, le amiche, colleghe, ecc. Il femminile, chiedo spesso, è forse ragione di insulto? Essere donne è qualcosa di cui provar vergogna? Eppure, implicitamente, è quello che si fa: colpire i maschi, femminilizzandoli, insultando al tempo stesso le donne. È questa la società che vogliamo veder emergere nelle nostre scuole?»

Attraverso il racconto di episodi di vita reale e la visione di un video sul bullismo omofobico – quello irlandese in cui si invitano allievi e allieve a contrastare ogni forma di violenza – le classi, attente, stupite e incuriosite sono state accompagnate nella riflessione che la cultura dell’accoglienza è da intendersi come valorizzazione delle differenze senza andare a  discapito dell’identità di ciascuno.

L’omofobia, infatti, non colpisce solo i giovani omosessuali. Si sono registrati casi in cui la vittima era additata come “gay” e poi non lo era davvero. E in questi casi, si è arrivati anche a forme estreme di autolesionismo, come il suicidio. Vogliamo che accada questo nelle nostre aule? Tutti dobbiamo prendere il peso di questa responsabilità!»

Una lezione al rispetto delle differenze che si è trasformata in una discussione a più voci e in più classi – il seminario è stato ripetuto anche in terza G e in terza I – e ha portato allievi e allieve a confrontarsi, a discutere, a dire la propria su un fenomeno che, nonostante quello che si può sentire in giro, interessa e anima il dibattito tra adolescenti.

di Donatella Ventura

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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