Presentazione di Domenico Stimolo per la lettura (Catania, 11 febbraio):
Negli ultimi 100 anni la “morte per guerra” ha ampiamente seminato nei campi europei e zone limitrofe: quasi 100 milioni gli uccisi: nelle due guerre mondiali, e in altri locali accadimenti, come in Spagna. Avvenimenti in gran parte concentrati nel “fatidico trentennio”, 1915-1945.
Passata la tragica bufera degli instauratori della “razza eletta” e delle dirette invasioni colonialiste in variegate parti planetarie, pare che nella nostra Area sia stata raggiunta la “pace dei sensi”. Certo «ogni tanto in loco» si è sentito ancora il rombo del cannone: ex Iugoslavia-zone balcaniche, Cecenia, Irlanda, Ucraina… Così, tanto per “allenarsi”.
Certi Paesi europei, giusto per non perdere il vizio di mettere le mani nelle faccende altrui, hanno continuato a presentarsi a destra e a manca senza invito, «in difesa dei propri interessi»: nel linguaggio moderno dovrebbe essere chiamato sfruttamento neocoloniale. Ogni tanto, giustappunto, sono stati allestiti appositi interventi militari… tanto per saggiare gli ultimi ritrovati della tecnica.
Poi, si sa, le guerre si possono fare anche “indirettamente”. Qui si forniscono le armi, lì gli altri sul terreno ci mettono gli uomini. Su questo i Paesi dell’Europa (a parte gli Stati Uniti che giganteggiano, vera e propria “medaglia d’oro”) sono proprio maestri. L’Italia non rimane proprio in seconda fila: dal 1990 sono state autorizzate esportazioni di armamenti per 54 milioni, a 123 nazioni: il 50% è stato inviato a Paesi che non appartengono alla Nato e all’unione Europea. Nel quinquennio 210-2014 il 35,5 % è stato esportato a Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, proprio dove impazza la guerra.
Del resto, finito nel 1945 l’evento bellico generale, su scala mondiale l’assassinio di massa tramite lo strumento chiamato guerra è continuato “allegramente”. In questo breve spazio non si può far conto di ciò che è stato e di ciò che è ancora in corso. Rimane nella memoria dei lettori attenti.
Per rinfrescarci la memoria sugli orrori della prima guerra mondiale, «l’ultimo grande scannamento umano all’arma bianca» (I morti italiani in tre anni di guerra sono 650 mila, poi c’è mezzo milione di feriti gravi e mutilati ma anche 600mila prigionieri «abbandonati dall’Italia – senza aiuti e assistenza – perché considerati disertori e codardi», 40 mila soldati impazziti….) a Catania l’11 febbraio si ospita «Ancora prigionieri della guerra», una lettura a due voci con Daniele Barbieri e Agata Marchi
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Una epigrafe nel cortile della prefettura di Ragusa ricorda che i morti di questa provincia (una delle più piccole d’Italia) furono 3202 (lo storico Prof. Uccio Barone dell’Università di Catania afferma che furono più di 3700), i feriti 14000, quelli che risposero “presente”! al re furono 40000 (la più grande deportazione di massa subita dalla gente di questo estremo lembo della patria).
Per quale ragione non conosciamo questi numeri e la scuola non li racconta?
Giovanni Firrito