Cultura

Pubblicato il 29 Febbraio 2016 | di Agenzia Sir

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Ricordi dell’indimenticato Mimì Arezzo donati al Comune

La Giunta Municipale ha preso atto della specifica istanza presentata le scorse settimane dal presidente del Consiglio Comunale, Giovanni Iacono, riguardante la volontà da parte della famiglia dell’indimenticato Mimì Arezzo, figura esemplare della cultura e della politica ragusana, di volere donare al Comune alcuni oggetti antichi.

Si tratta di un binocolo da teatro, una borsa, un ombrellino ed un libro di preghiere, pezzi pregiati di fine ‘700 ed ‘800 della famiglia di Mimì Arezzo di Trifiletti che andranno ad arricchire la collezione di abiti antichi ed accessori della download (1)moda appartenuti al prof. Gabriele Arezzo di Trifiletti.
“Un dono – sottolinea il sindaco, Federico Piccitto – che è l’ulteriore testimonianza del grande amore che lega la famiglia Arezzo alla città di Ragusa. Mimì Arezzo ha rappresentato un eccezionale esempio di passione per la cultura e le tradizioni del nostro territorio. I preziosi oggetti saranno catalogati, inventariati e presto allocati all’interno della mostra di abiti “Ottocento – moda: estetica vanità e mutamento”, in corso di svolgimento al Castello di Donnafugata”.

“Sono orgoglioso – dichiara Giovanni Iacono – di essere stato un amico di Mimì Arezzo e di avere ora potuto raccogliere la richiesta della famiglia che ha voluto donare al Comune alcuni oggetti preziosi che si aggiungeranno alla Collezione di abiti ed oggetti antichi appartenuti al prof. Gabriere Arezzo di Trifiletti, acquistati dal Comune. Mimì Arezzo è stato una figura esemplare; con tanto impegno ha servito la sua città che ha tanto amato ed ha rappresentato anche in Consiglio Comunale. Altrettanto esemplare il gesto di grande senso civico della moglie che con tale donazione ha concretizzato ciò che Mimì Arezzo con grande generosità avrebbe sicuramente voluto e fatto”.
mimìPoco più di quattro anni fa Ragusa perdeva uno dei suoi figli contemporanei migliori, forse il migliore: l’annuncio della sua scomparsa, pur nella consapevolezza che prima o poi sarebbe avvenuta per il male che lo stava divorando, fu per quanti avevano avuto l’onore ed il piacere di conoscerlo, per la sua famiglia, per il ragusano comune che ne aveva seguito la sua breve esperienza pubblica, un fulmine a ciel sereno. Con lui spariva da Ragusa l’ultimo vero innamorato della “sua” terra. “ È bella Ragusa ! – sono parole di Mimì –. è bella nel corpo, fatto di centinaia di case, palazzi e chiese circondati da vallate che mozzano il fiato, ma è bella anche nell’anima, vibrante di emozioni e sensazioni accumulate nei secoli, che attendono solo di essere colte”. Parole emblematiche che racchiudono l’anima del Grande Mimì.

Pochi anni prima del tramonto , dopo anni di ricerche , porta a compimento una meravigliosa opera letteraria, quasi il suo testamento spirituale, sono i sei volumi della collana “Una Ragusa da amare”, ed oggi Enzo Criscione cui lo legava una amicizia vera si è sentito in obbligo di rinverdirne il ricordo con la riedizione di quell’opera, racchiusa in un elegante cofanetto. Sono sei capitoli di storia e tradizioni locali che vanno dagli svaghi ( es. il dopoguerra, il mitico Washington, le sale da ballo, il canevale ) ai detti antichi ( le frasi celebri, i luoghi comuni, le ‘nciurie ). Nel terzo volume troviamo la storia locale, dai saraceni ai Vespri siciliani e via via fino agli anni ’50; il quarto tomo è uno scrigno di “Cunti e leggende”, quasi un mitico habitat da favola. Il quinto volume parla di Arte, Fede e Personaggi per un tuffo in tradizioni e usanze a molti sconosciuti. Infine la sesta parte è dedicata ai buongustai, una miriade di storie legate alla cucina, ricette magiche, il dialetto ragusano.
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All’epoca della sua scomparsa Mimì Arezzo aveva 65 anni: è stato un innamorato della storia locale, uomo di cultura ironico, capace di prendersi in giro, sulle tradizioni locali era “il primo della classe”. Oltre che promotore di iniziative culturali Arezzo è stato direttore di un periodico, “Il Pungiglione”, capace di menar fendenti a destra e a manca con grande sagacia. Per tutta la sua vita ha svolto un’intensa attività culturale, fondando negli anni numerosi circoli e associazioni, tre giornali ( “RagusaMondo”, “Il Giufà” e “Il Pungiglione”) e due case editrici che hanno pubblicato importanti lavori di autori dell’ibleo. Era stato anche, per due anni, editore dello storico settimanale Ragusa Sera.: ha firmato numerosi libri di narrativa ( “Cara Ragusa”, “C’era una volta Giufà,” “Ibla dei Miracoli”, “La Licenza”, “Il Processo”, “Nel Paese di Mezzojuso”, “Ragusa cent’anni fa”, etc.).

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