Attualità

Pubblicato il 16 Marzo 2016 | di Gian Piero Saladino

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Provincia senza luci e pericoli per i cittadini

La (ex) Provincia di Ragusa, oggi “Libero Consorzio”, continua a rappresentare un onere consistente per la comunità – dovendosi pagare gli stipendi di dirigenti e impiegati provinciali – ma riduce ogni giorno di più i servizi essenziali per i cittadini.

Dopo la vincenda “indecente” del trasporto dei ragazzi disabili, rinviata e non risolta da un provvedimento tampone del Commissario dell’Ente, è di questi giorni la decisione di spegnere le luci nelle strade e sugli incroci viari del territorio provinciale, di competenza dello stesso Ente, che produce un grave rischio per la sicurezza nella circolazione stradale, già compromessa dalla vetustà della rete viaria e dalla pessima manutenzione della stessa, che tanti morti e feriti causa con frequenza quasi quotidiana.

La mobilitazione dei Comuni della provincia, quantomai opportuna, rischia tuttavia di confermare l’antico brocardo “duoppu ch’arrubarru a Sant’Aita ci misiru i grati i fierru”, poichè la vera verità è che dall’alto della loro burocratica ordinaria amministrazione, che attende Godot, e che è inutile e costosa in un periodo di difficoltà straordinarie, le ex Province stanno di fatto accompagnando passivamente lo smantellamento di quella parte dello Stato Sociale minimo che gli enti territoriali intermedi avevano una volta il compito di assicurare, e svuotando dall’interno, senza necessità di riforme parlamentari, l’ennesimo principio fondamentale sancito negli artt. 5, 118 e 119 della Carta costituzionale.

I poveri sempre più poveri, le periferie sempre più emarginate, mentre le poche risorse di un’economia in crisi vengono in generale concentrate sugli sprechi degli indifferenti e dei corrotti. Questa la realtà sotto gli occhi di tutti, ma che vede tanti rimanere indifferenti o rassegnati.

I cittadini, e specialmente coloro che professano una fede che non ama l’ingiustizia, sono chiamati a sostenere la battaglia dei Comuni iblei, senza se e senza ma, prendendo coscienza che l’espressione tanto usata “non ci sono i soldi”, agli occhi di chi non vuole chiuderli, è da considerarsi una bestemmia ben più grave di quelle a cui a volte, in un eccesso d’ira o di superficialità, la gente del popolo si lascia andare, ovviamente sbagliando, con scandalo e condanna ben più severi di quanto non suscitino provvedimenti come quello assunto dal Consorzio di Comuni.

La speranza è quella che la levata di scudi in programma in questi giorni basti a invertire la rotta non solo sul cieco provvedimento in discussione, ma sulle scelte generali che dovrebbero ispirare uno Stato e una Regione chiamati a costruire l’equità prima del pareggio di bilancio ad ogni costo.

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Autore

(1961) Direttore della Scuola "F. Stagno D'Alcontres" di Modica, sede decentrata UNIME - Corso di Laurea in Scienze del Servizio Sociale - ideatore e coordinatore scientifico di Corsi di perfezionamento e aggiornamento post-laurea per operatori sociali (www.unimodica.it), da 37 anni è anche Responsabile della Formazione e Comunicazione di Sicindustria Ragusa. Co-fondatore della Scuola dei Beni Comuni di Ragusa, per 9 anni ha diretto l’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali. Già Portavoce del Sindaco di Ragusa e Dirigente della Comunicazione Istituzionale del Comune di Ragusa, è stato Presidente dell’AVIS provinciale di Ragusa, Consigliere Nazionale dell'A.I.F. (Associazione Italiana Formatori) e Presidente del MEIC diocesano di Ragusa. Scrive articoli e brevi saggi di argomento politico, economico, sociale e religioso.



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