Approfondimenti

Pubblicato il 24 Marzo 2016 | di Redazione

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La Chiesa è sempre la sposa bella!

I sacerdoti sono nel presbiterio diocesano i testimoni e i continuatori dell’amore salvifico di Cristo; costituiscono il prolungamento della Sua divina redenzione nello spazio e nel tempo, nella buona o cattiva salute, in tempo di pace o di guerra, nella condizione di libertà o di cattività, e in certi casi anche di persecuzione e di martirio come purtroppo è accaduto e accade anche oggi. Sono in prima fila a portare la Sua Croce e a testimoniare l’amore più grande e non c’è amore più grande di Colui che ha dato e continua a dare la sua vita per i propri amici (Gv.15,13).

I sacerdoti sono stati chiamati da Dio ad accompagnarlo e a seguirlo, a testimoniarlo ed incarnarlo nelle varie situazioni di vita e di sofferenza, di luce o di oscurità vicina, di speranza e di conforto, di disperazione e di tristezza. Sono gli eterni innamorati della Chiesa che è sempre la loro “Sposa Bella” della quale non ci si stanca mai e non si smette mai di esserne sazi e felici, grati e profondi discepoli nel tempo e per l’eternità. In comunione con il vescovo e con il Papa questi eterni innamorati vivono nella Chiesa e nel mondo come portatori di gaudium et spes, della  Chiesa e del Suo Signore. Ecclesia Christi lumen gentium, Misterium Fidei et aeternae salutis. Il loro innamoramento inizia con la vocazione del Signore nell’intimità più intima dei sacramenti e della preghiera del cuore e cresce nella fedele ortodossia e nella coerente ortoprassi mediante il dialogo spirituale, permanente e paterno del vescovo amico che, come centro e incontro della comunione ecclesiale, presiede la carità e la corresponsabilità pastorale delle molteplici vie di Misericordia, di riconciliazione e di perdono.

I presbiteri vivono nel tempo ma respirano l’aria della liturgia del Cielo. Essi sono stati riconciliati nel corpo fisico di Gesù e sacrificati nella Croce e poi nel suo Corpo mistico in progress che è la Chiesa, la loro Sposa Bella.

In questi giorni sono tornati nella Casa del Padre due nostri sacerdoti e parroci di Ragusa: padre Vincenzo La Porta della parrocchia di San Giuliano Eymard e padre Mario Pavone della parrocchia di San Pio X, due pastori di periferia e di confine nella città. Ognuno con la sua storia e personalità, con i suoi carismi e tratti di santità e missionarietà specifici. Sono stati formati e cresciuti alla scuola del Divino Maestro e della Sua Chiesa di Ragusa “per incontrare Qualcuno” al pozzo di Sichar o sulle strade di Damasco come per San Paolo o sulle strade di Emmaus come nella vicenda dei famosi discepoli tristi e delusi che camminavano mentre si fa sera con il Figlio dell’Uomo e lo scoprono dopo. È questa la parabola del cammino, dell’incontro e della sorpresa che ci fa pensare. Non sempre e per tutti si verifica quello che si può chiamare un incontro nei crocevia della esistenza quotidiana: parlare e ascoltare la Parola, che salva e redime, del Salvatore.

In questi giorni abbiamo pianto la scomparsa di padre Vincenzo La Porta e di padre Mario Pavone, entrambi innamorati di Gesù Cristo e della Sua Chiesa, due apostoli buoni e preparati, artefici instancabili della Sua sequela, spirituale ed eucaristica, ecclesiale e pastorale. Se ne sono andati da questo mondo in punta di piedi. Ognuno con la propria storia ed intima fedeltà, con la visibile testimonianza di servi buoni e fedeli e di Parola di Dio che non si ripete mai, uno scrigno di “persone capaci e fecondi della comunità” (Gv.4,31). Noi possiamo ben dirlo perché li abbiamo frequentati e ben conosciuti nell’animo e nella santità dei modi e dei comportamenti cristiani di servizio, impegno e generosità. Abbiamo trovato in loro la luce vicina e la beata speranza della resurrezione e la quotidiana sequela, innamorata e appassionata, dell’avvento del Regno, del Re dei Re, della Santa Regina, Vergine Madre e di San Giuseppe Padre adottivo e Custode della Sacra Famiglia.

Li abbiamo voluti ricordare nelle loro parrocchie nei loro quartieri dove hanno speso la loro esistenza amando ed operando in nomine Cristi e nella loro città di Ragusa che hanno tanto amato e si sono sacrificati per il suo bene materiale e soprannaturale. Essi non sono assenti come di solito si dice, ma come diceva Sant’Agostino, sono diventati invisibili ma presenti pronti a convivere con noi per proteggerci ed accompagnarci nelle vicissitudini presenti e future della nostra esistenza. Sono essi le nostre luci vicine del nostro cuore e della nostra mente. Sono accanto a noi per darci consigli e forza spirituale e morale. Hanno lasciato a noi il compito di continuare la loro opera nella staffetta ideale ed ecclesiale di una Pastorale della Misericordia e della riconciliazione. Spetta a noi la missione di continuare la loro opera di costruzione fisica e architettonica e soprattutto pastorale e sacramentale della loro parrocchia nelle menti e nei cuori delle nuove. Generazioni.

Padre Vincenzo La Porta, alla fine della sua vita sacerdotale terrena ha potuto dire serenamente e consapevolmente, alla maniera di Santa Teresa del Bambin Gesù: «Tutto è Grazia». Questa è stata la sua bella eredità!

Padre Mario Pavone, alla fine della sua vita sacerdotale terrena ha potuto esclamare, alla maniera di Dostoevskij che la vera vita è dura non perché è fatta di doppi pensieri che rivelano sì complessità, ma non doppiezza, semplicemente «dualità, mancanza di occhi semplici, trasparenti, come nella Leggenda del Grande Inquisitore dei Fratelli Karamazov. È l’amore che non muore e può salvare, non l’ordine costituito e la legalità programmatrice.

Come Mosè vede lontano ma da lontano, così padre Mario Pavone affida al successore l’opera da portare a conclusione nel nome del Signore, buono e provvidente in una via della Misericordia che tutto vede, tutto spera e tutto ama.

Entrambi hanno servito il Signore Gesù e hanno ricevuto da Lui la Porta aperta della Misericordia.

Entrambi sono entrati nella Terra Promessa dove c’è latte e miele, e non c’è né pianto, né lutto e né morte ma la vita eterna dell’amore più grande.

Entrambi hanno aperto un proprio sentiero.

A noi il dovere leggero di camminare in questa vita con la Sposa Bella che è la Chiesa di Cristo.

In nomine Domini.


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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