Pubblicato il 24 Marzo 2016 | di Agenzia Sir
0Il rito del Venerdì Santo…tra fede e tradizione
Un tuffo nel passato per rivivere la Pasqua di un tempo: con la giornata del giovedì si entra nel vivo delle celebrazioni della Settimana Santa, è il giorno che la tradizione popolare riserva alla visita ai Sepolcri, ma per la Chiesa ufficiale è la giornata cosidetta IN COENA DOMINI che rievoca l’Ultima Cena del Cristo. La meta d’obbligo sono le chiese di Ibla che presentano ai fedeli gli altari suggestivamente addobbati, e tra queste particolare menzione merita la chiesa di S.Giuseppe in Piazza Pola curata dalle suore Benedettine: le chiese da visitare sono rigorosamente in numero dispari.
E poi, come di consueto, il momento più toccante della Settimana Santa, è la Processione del Venerdì Santo che registra nei paesi siciliani tradizioni che affondano la loro origine nella notte dei tempi.E’ l’ora questa che ricorda la Passione e Morte del Cristo, quell’ Uomo che duemila anni fa ha cambiato il volto della Storia.Le tradizioni locali come dicevamo, specie nell’isola, sono di una suggestione unica: molte di esse si sono un po’ affievolite nel tempo, ma in questi ultimi anni una soffusa controtendenza sta cercando di ridare ad esse il loro giusto valore nell’intento di tramandarle alle generazioni del Terzo Millennio.
Nella nostra città il Rito del Venerdì Santo costituiva un’ennesima testimonianza delle “divisioni” sociali in auge fino a qualche decennio fa: partecipare alla Processione dei Misteri era un obbligo per tutti i ragusani. E, forse parafrasando a proprio uso e consumo un vecchio detto evangelico “gli ultimi saranno i primi”, il Sacro Rito costituiva l’occasione per mettere in piazza la propria “casta” sociale.La Processione dei Misteri è il pezzo forte della serata: i gruppi statuari che rappresentano i passi più significativi della Passione del Cristo sfilano per le principali vie cittadine tra due ali di folla in un’interminabile sequela di ceri accesi.
Ogni gruppo rappresenta un ceto sociale, da quello più umile che apre il corteo alla nobiltà del luogo che lo chiude. E così, in un’atmosfera pregna di strano misticismo si susseguono “Gesu’ all’Orto degli Ulivi” e “Cristo alla Colonna”, portavoce degli agricoltori, “i massari”, l’ “Ecce Homo” dei carrettieri, e poi “Gesù che incontra la SS.Madre” seguito dalla “Crocifissione” in rappresentanza degli artigiani…”i mastri”. Ci sono poi i picconieri cioè “i pirriaturi” portabandiera della “Deposizione dalla Croce”. E gli artigiani, poiché non sopportavano di essere, nella scala gerarchica, inferiori ai picconieri, sponsorizzano un altro gruppo, quello che segue ovvero “La Pietà” .
Siamo oramai verso la fine della Processione, dove trovano dovuta allocazione “i Vip”: il Clero, ossia “i parrini” che sono dietro il “Cristo Morto”, ed i nobili , “ i cavalieri” che chiudono il corteo con l’ “Addolorata”. La scena ha un aspetto che suscita una forte suggestione: solenne è l’incedere delle “addoloratine” (confraternita delle donne appartenenti a nobili casate), tutte in abito nero con il volto coperto da velo nero ed in mano le torce accese, il simulacro viene portato a spalla – a turno -da 4 nobili del luogo.Sfrondata di alcune “esagerate” ma colorite coreografie legate alle tradizioni del passato, la Processione del Venerdì Santo costituisce pur sempre, ancor oggi, un momento fondamentale nella religiosità ragusana.