Pubblicato il 31 Marzo 2016 | di Redazione
0Spettacolo Teatrale: “La Danza della Morte”
«In una notte ne hanno uccise 300, colpo su colpo, corpo su corpo.» Parole forti, intese, riempiono lo spazio del teatro Ideal di Ragusa, la sera del 26 Marzo 2016. “La Danza della Morte, quando l’uomo dimentica i diritti dell’uomo”, questo il titolo dello spettacolo portato in scena dalla Bottega dell’Attore che ha avuto come regista Germano Martorana e come interpreti Simona Bracchitta, Marijana Bzovski, Irene Cascone, Salvatore Martorana, Nuccia Raniolo, Alessandra Vitale e Ciccio Muccio.
Protagonista assoluta dello spettacolo: la morte, nelle sue diverse sfaccettature. Sulla scena uomini e donne, ciascuno con il proprio dramma, in un faccia a faccia con la morte, in un mondo che non perdona ma che condanna. Da una prigione del Texas, a un uomo in Uganda, da una studentessa kamikaze a una donna nascosta sotto «un enorme pezzo di lana scuro», i loro corpi emanano paura, rancore, rabbia, ma soprattutto tristezza e i loro volti portano con sé un’ombra: l’ombra della morte.
Entrano in scena con delle maschere bianche, attorniano il pubblico, lo gettano dentro alle loro storie e impassibili enunciano a turno alcuni articoli appartenenti alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo firmata a Parigi nel 1948, quei diritti che sono stati considerati inviolabili perché sono ciò che rende l’uomo tale, ciò che gli conferisce dignità ontologica: diritto a vivere, a una cittadinanza, alla libertà di pensiero, di fede, a un lavoro, a ricevere asilo, diritti che non di rado vengono violati.
Il primo uomo si leva la maschera, ritorna se stesso, riacquista la dignità che sembrerebbe aver perso nella pratica del suo mestiere: condurre i prigionieri a morte. Racconta i brividi del silenzio, la difficoltà nel dormire. Indossa nuovamente la sua maschera, tornando a essere uno dei tanti volti della morte, così diversi eppure così simili.
Adesso è una ragazza a prendere il suo posto, una studentessa così determinata nel portare avanti il suo compito da «non calcolare l’ingiustizia che per far giustizia pratica». Accanto a lei dei bambini corrono inseguiti dalle madri ignari della bomba che «sta per affossarli in un lago di sangue», uno di loro la guarda, le sorride. Un’esplosione, un nugolo di mani nell’intrecciarsi dei colori, dal blu, al rosso, al buio.
Un uomo conquista il centro della scena: lui sa come muore un uomo, vive in Uganda, ascolta le strazianti grida che ogni corpo prigioniero lancia. Non assiste soltanto: è lui stesso il carnefice.
Un corpo levato in aria, ruota in cerchio avvolto nel rosso delle luci, nel rosso del sangue. Avanza un’altra ragazza ancora, inveisce contro i suoi giustizieri: «Voi che non siete così diversi da me» li appella; sono degli assassini esattamente come lei; loro, che pensano di insegnare a non uccidere, uccidendo a loro volta. E allora, in quel maledetto carcere del Texas li insulta, li odia.
Le maschere riprendono la loro danza ed eccole di nuovo fra il pubblico a ricordare le promesse fatte, gli articoli scritti.
Tre donne conquistano la scena, fianco a fianco sul palco, le loro voci si sovrappongono, comunicano un dramma non già di un singolo, ma di una comunità.
Eccola lì, una madre piange il suo dolore, ha atteso sei ore, ma è ancora là, non vuole andar via, lo rivuole, è il corpo di suo figlio. «Chi siete voi per uccidere, chi siete voi per decidere?» chiede.
E ne arriva un’altra, emerge dal fondo della sala, sale sul palco. Tutta coperta, «sta annegando nel buio di quella stoffa», in un paese in cui le risate sono bandite come anche la musica. In un mondo in cui non vi è più distinzione fra la vita e la morte.
Ed adesso l’ultima, vive a Belgrado, corre l’anno 1999 «scrivendo un diario di guerra ho cambiato la storia» dice. Racconta della notte, del buio, delle bombe; contavano le ore e sognavano la fine. «C’era una volta un paese, ora non è più lo stesso» sussurra.
Ancora sul palco a ben due anni dal primo debutto, nonostante sia una rappresentazione molto amatoriale, La Danza della Morte con un testo semplice ma efficace riesce a coinvolgere il pubblico di Ragusa.