Società

Pubblicato il 6 Aprile 2016 | di Redazione

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Stop alla violenza sulle donne

Dall’inizio dell’anno, oltre 100 femminicidi, uno ogni tre giorni. Sembra incredibile, ma il termine  “femminicidio” è stato introdotto nel nostro vocabolario solo nel 2011  per descrivere una data categoria di crimine. Invece,  questo fenomeno ha origini antichissime, basti pensare alle società patriarcali incentrate tutte sulla figura maschile, dove la donna era solo un oggetto di sua proprietà. Questa visione distorta della realtà ha contribuito alla creazione di stereotipi, giustificata per molto tempo. Quindi il femminicidio ha caratterizzato la nostra società da sempre, ma solo negli ultimi anni è finito sotto la lente d’ingrandimento delle istituzioni e dell’opinione pubblica. Oggi  diventando un’allarme sociale, va combattuto per garantire alle  donne  dignità  e per tutelarle dal fortissimo maschilismo, che ancora serpeggia nella nostra società.

I dati rilevati sono raccapriccianti; una donna ogni due giorni è vittima di omicidio e ancor peggio di matricidio . Il target interessa la fascia di età che va dai 25 ai 54 anni, ossia giovani donne e madri vittime di violenza domestica. Se fino a 10 anni fa l’area più colpita era il Nord ora anche a causa della crisi, il Sud è diventata l’area a più alto rischio; tra i moventi la gelosia e il disagio economico. Tuttavia, sembra semplicistico addebitare la crescente violenza sulle donne  a mere questioni legate alla crisi economica.

La verità è che le nuove generazioni hanno perso i valori, la donna viene vista come un’ oggetto e come un modello inferiore. Molti uomini considerano da sempre la donna solo procreatrice  di vita, quindi “sesso debole”. L’emancipazione femminile avvenuta negli vari anni ,  ha però messo in discussione questa cultura sessista, basata sulla figura del “maschio dominante”, che ora reagisce con violenza brutale. Dunque, il sessismo è la causa primaria di questa emergenza. Occorre pertanto non mettere la testa sotto la sabbia: il femminicidio è un problema sociale, si muore di “genere” e bisogna adottare provvedimenti seri per contrastarlo. Certo è che in Italia la violenza sulle donne è ancora vista come un problema di ordine pubblico e non culturale, per cui non c’è un sistema di interventi tali da arginare questa piaga.

La domanda che a questo punto sorge spontanea è: “Quanto vale la vita di una donna?”. Credo che occorra una legge all’altezza dei tempi, che intervenga nel profondo della nostra società, in primo nella famiglia e nella scuola, dando alla donna il ruolo che i tempi moderni le prospettano.  Anche nella nostra piccola realtà ragusana ci sono stati e continuano ad esserci episodi di violenza, soprattutto dentro le quattro mura domestiche. Esso non risparmia nessun contesto sociale.

A tal proposito il 3 marzo 2016, il Comune di Ragusa, con una delibera approvata dalla Giunta Municipale, ha intitolato un piazzale alla “Giornata Internazionale della donna”. Questo piazzale si trova nell’area alle spalle dell’impianto sportivo di C. Selvaggio, compreso tra le vie Psaumida e Giovanni Cartia, sede del mercato settimanale del mercoledì, dove verrà inserita un’apposita targa con l’epigrafe : “Piazzale 8 Marzo, Giornata Internazionale della Donna”. Un piccolo gesto,che ha però un altissimo valore simbolico perché testimonia la grande attenzione che la nostra comunità intende riservare a tutte le vittime del femminicidio e alle loro famiglie, come monito per il futuro, lotta contro ogni forma di discriminazione e per la parità di diritti.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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