Politica

Pubblicato il 18 Aprile 2016 | di Alessandro Bongiorno

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Da Provincia a Libero consorzio

Franco Antoci rimarrà l’ultimo presidente eletto dai cittadini della Provincia regionale di Ragusa. L’Ars, dopo un iter farraginoso, ha infatti approvato la riforma di questo ente, cancellando le province “regionali” e introducendo i “Liberi consorzi di comuni”.

Significa che le province sono state cancellate? No, la provincia di Ragusa, così come tutte le province, rimane sino a quando non sarà modificata la Costituzione. A essere interessato a questa riforma è soltanto l’ente che ha sede in viale del Fante.

Per i cittadini, allora, cosa cambia? Poco o niente. Non eleggeremo più il presidente della provincia e il consiglio provinciale. Il compito di eleggere il presidente del “Libero consorzio di comuni” spetterà infatti ai sindaci e ai consiglieri comunali. Per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini alle scelte del territorio si tratta, indubbiamente, di un passo indietro. Il primo presidente del “Libero consorzio di comuni” di Ragusa sarà eletto entro il prossimo autunno e non percepirà alcuna indennità.

Per quanto riguarda le competenze, la legge stabilisce che i “Liberi consorzi di comuni” avranno competenze specifiche in materia di servizi sociali e culturali, di sviluppo economico, di organizzazione del territorio e tutela dell’ambiente. In particolare, si occuperanno di pianificazione territoriale, trasporti, smaltimento dei rifiuti, gestione delle risorse idriche, promozione turistica, organizzazione dei servizi assistenziali di interesse sovracomunale. Si tratta di compiti che, in linea di massima, ampliano quelli delle ex Province. Il personale rimarrà lo stesso.

Una delle novità è costituita dall’ingresso nel “Libero consorzio” di Ragusa anche del comune di Licodia Eubea. Ciò vuol dire che l’ente di viale del Fante dovrà allargare le sue competenze anche su questa realtà che ha deciso di staccarsi da Catania.

Sarà importante capire con quali risorse economiche i “Liberi consorzi” potranno attuare le competenze che sono state loro affidate, visto che le tasse che paghiamo sono già elevatissime (soprattutto in rapporto ai servizi che riceviamo), i comuni sono quasi tutti indebitati, Stato e Regione non hanno soldi da far gestire agli enti locali. La spesa più grossa rimarrà, infatti, quella per il personale al quale si spera saranno affidati compiti e responsabilità in grado di migliorare davvero la qualità della vita dei cittadini-contribuenti.

Prima di entrare in vigore, la riforma approvata dall’Assemblea regionale attende il via libera del Governo che aveva mosso a una prima bozza alcuni rilievi che non sono stati del tutto superati.

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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