Vita Cristiana

Pubblicato il 20 Aprile 2016 | di Saro Distefano

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A Canicarao quattro religioni in armonia

In mezzo chilometro quattro religioni. Accade a Comiso, in contrada Canicarao, dove è possibile trascorrere – come io ho trascorso – la Pasquetta in un ambiente alquanto singolare.

Accade infatti che volendo visitare la “Pagoda della Pace”, ci si può trovare, in poche centinaia di metri, a contatto con quattro fedi. E, almeno all’apparenza e nel brevissimo volgere di mezza giornata, in pace tra di loro.

Un itinerario geograficamente molto limitato, ma storicamente e culturalmente molto interessante: alla Pagoda della Pace sono arrivato che il reverendo Morishita aveva appena iniziato la preghiera pomeridiana (la prima della giornata è alle 5). Con il monaco buddista anche un “indigeno” che tamburo e piedi scalzi lo accompagnava. Sull’altare dorato molte offerte: pasta, biscotti, conserve. Ad appena dieci metri il grande “stupa” bianco, alto sedici metri: la perfetta cupola bianca che si vede d qualunque posto della pianura ipparina, e soprattutto dall’aeroporto, che nel 1997, quando la Pagoda venne consacrata, era ancora una Base militare della Nato.

Lungo la stessa strada che dalla Pagoda porta a Comiso mi sono fermato al Palazzo Trigona di Canicarao. Un tempo palazzo della famiglia marchesale proprietaria dell’omonimo feudo ricco di acqua e di colture, oggi è sede di una struttura del “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”, gestito dalla Fondazione San Giovanni Battista di Ragusa. Un luogo di proprietà della Diocesi ragusana e di fatto abitato da decine di giovani e giovanissimi rifugiati, la quasi totalità africani e, io suppongo, molti dei quali di religione islamica.

Percorro altre due o trecento metri e mi soffermo a bordo strada dove una bella mandria di cavalli, alcuni ancora puledri, che vanno al pascolo. Ad accompagnarli verso il verde del prato naturale sono in tre, e i loro caratteri somatici, in uno con il turbante, li fanno facilmente riconoscere: sono sikh. La loro etnia è ormai da anni molto ben inserita nell’area iblea (e non solo). Di solito si trovano lavoro nelle aziende zooteniche e, mi dicono molti miei amici massari, sono particolarmente bravi nell’allevamento soprattutto delle vacche, animale per loro sacro.

E infine arrivo a Comiso, accolto da una chiesa cattolica, dove è in corso la santa messa in un ambiente ancora carico dell’atmosfera pasquale, della gioia della Resurrezione del Cristo e della rinascita di tutti noi.

Felicissimo dell’esperienza fatta, e ancora colpito dalla singolare coincidenza che ha portato uomini di fedi diverse in uno stesso luogo dove si vive e lavora senza violenza e tensione, mi ritengo fortunato, anche per il fatto che con me avevo mio figlio e molti suoi amici, come lui undicenni.

Una lezione, come bene sanno gli insegnati bravi, che fatta “sul campo” ha maggiore valore didattico e pedagogico. 

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Autore

Nato a Ragusa nel 1964 è giornalista pubblicista dal 1990. Collabora con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive, occupandosi principalmente di cultura e costume. Laureato in Scienze Politiche indirizzo storico, tiene numerose conferenze intorno al territorio ibleo.



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