Società

Pubblicato il 9 Maggio 2016 | di Redazione

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Il disagio avanza, ridare centralità alla prevenzione

“La prevenzione è cosa nostra”. Questo il titolo della conferenza tenuta alla sala Avis di Ragusa dai professori Mario Becciu e Anna Rita Colasanti. L’occasione è propiziata dalla consegna dei diplomi di master in counseling socio-educativo promosso dalla fondazione San Giovanni Battista in collaborazione con Paideia, l’Associazione italiana di psicologia preventiva, il Consorzio universitario e il Consultorio familiare.

«La collaborazione tra varie realtà private e istituzionali – spiega Tonino Solarino, presidente della Fondazione San Giovanni Battista – testimonia il fatto che Ragusa mantiene il senso di una comunità che non è la somma di tante solitudini. Questa è una risorsa preventiva che abbiamo il dovere di custodire».

Essere soggetti attivi della prevenzione riguarda i politici, gli educatori, i genitori, gli insegnanti e, a livello personale, gli individui. «Ognuno di noi – ricorda Becciu, esperto in ambito delle relazioni umane – non deve sentirsi solo il destinatario delle azioni preventive, ma soggetto protagonista».

Il disagio psichico, dunque, è un tratto caratterizzante della nostra società. I dati illustrati nel corso dell’incontro sono preoccupanti. «Il 15 per cento della popolazione mondiale presenta sofferenza psichica con un incremento del 10 per cento annuo. La depressione, ad esempio, colpisce 340 milioni di persone nel mondo ed è la principale causa di disabilità nell’Unione europea. Si stima che nel 2020 costituirà la seconda causa di malattia dopo la cardiopatia ischemica». Secondo il docente di Scienze dell’educazione dell’Università pontificia salesiana vanno tenute sotto controllo persone con stress psicosociali quali obesi o sovrappeso, alcolisti e sovrappeso, oltre gli individui che usano droghe come cannabis, cocaina o eroina. «L’alcool – afferma Becciu – è il principale fattore di mortalità giovanile fra i 18 ei 24 anni».

Tuttavia, ed è questo il senso profondo dell’intervento del relatore, esiste una forma di contagio “salutogeno”.

«Occorre lavorare insieme affinché ognuno di noi possa avere una buona immagine di sé e una buona autostima.

Dobbiamo ridare centralità alla prevenzione, fondare gli interventi preventivi il più precocemente possibile, coinvolgere gli agenti educativi come attori principali della salute individuale e collettiva».

Quanto più precoci sono questi interventi, tanto maggiore sarà la possibilità di successo.

«Servono – conferma il relatore – programmi mirati sulle competenze dei genitori, affinché non siano lasciati soli. Necessari sono anche interventi precoci a scuola per evitare l’effetto cumulativo del deficit. Se gli insegnanti recuperassero la capacità di apprendere di intere comunità sarebbe la migliore capacità preventiva. Il terzo ambiente dove si può fare prevenzione riguarda internet e i luoghi di socializzazione tra pari».

 

 

 

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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