Pubblicato il 30 Maggio 2016 | di Redazione
0Pensioni da incubo: arriva la busta arancione
Entro la metà di aprile 7 milioni di lavoratori cominceranno a ricevere a casa la «busta arancione» dell’Inps che contiene una previsione della pensione futura. Però arriverà con tempi diversi, si inizia dalla metà di aprile con gli invii della missiva ai lavoratori del settore privato, ossia quelli che non hanno mai utilizzato il portale dell’Inps, dove comunque i dati contenuti nella busta arancione sono già disponibili; per cui saranno i primi a sapere quale sarà il loro futuro pensionistico. Poi, nel corso del 2016, la busta arancione sarà inviata anche ai dipendenti pubblici e poi a tutti gli altri lavoratori.
Il progetto, che aveva subito a dicembre uno stop per problemi finanziari, riparte grazie alla collaborazione con l’Agenzia per l’Italia digitale. Ciò permetterà a coloro che ancora non sono digitalizzati di munirsi di “Spid (sistema unico di identità digitale)”, ossia un PIN unico per accedere on- line ai servizi della Pubblica Amministrazione, così anche i più restii a occuparsene (soprattutto i giovani) prenderanno coscienza di un futuro dove si andrà in pensione più tardi e con un assegno più leggero in rapporto alla retribuzione di quello cui erano abituati i nostri genitori.
Solo il 30% usa la Rete per ottenere informazioni dalla Pa e purtroppo le ultime indagini ci dicono che siamo molto indietro dal punto di vista culturale. L’Inps invierà le prime 150 mila lettere ad altrettanti lavoratori con l’estratto conto dei contributi, l’età alla quale si potrà andare in pensione e la simulazione di quanto si prenderà. Certo, non tutti saranno contenti nell’apprendere che la loro anzianità sarà diversa da quella che avevano immaginato. Ma l’obiettivo perseguito dall’Inps è proprio quello di rendere edotti i pensionandi, così da consentire a quelli che lo reputeranno necessario di integrare il proprio assegno con la previdenza privata. Ovviamente, la “busta arancione” non tiene conto (né potrebbe farlo) di possibili ritocchi o addirittura di eventuali riforme all’impianto legislativo oggi vigente in materia di pensioni.
Esse saranno distribuite su tutto il territorio nazionale per favorirne la più capillare diffusione possibile senza regioni o comuni pilota. Il loro invio non terrà conto dell’età dei destinatari né della loro professione. L’unico tratto comune è che si tratta di utenti “non digitalizzati”: nella busta gli utenti troveranno una lettera di tre pagine, con la storia contributiva, la previsione della data di uscita dal lavoro, l’importo dell’assegno e del rapporto tra busta paga e quanto si avrà in tasca una volta a riposo.
A farne le spese, lo diciamo subito, saranno soprattutto i lavoratori autonomi, i liberi professionisti e i parasubordinati, che altro non gli resta che destreggiarsi nel mare magnum dei fondi integrativi in modo d’aver garantita una pensione decente quando saranno a riposo. Di fatto l’Inps proverà a fare una stima delle pensioni future per chi oggi lavora. A quanto pare però le stime dell’Inps sono fin troppo rosee. Di fatto viene ipotizzata una crescita del Pil dell’1,5 per cento e soprattutto una carriera continuativa e senza buchi. E inoltre l’importo viene calcolato sul lordo. Insomma la busta arancione finora appare solo come una consolazione per chi guarda al futuro. Ma qualcuno all’Inps sa già che la realtà potrebbe essere ben diversa.