Approfondimenti

Pubblicato il 29 Giugno 2016 | di Luciano Nicastro

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Crevit Ragusiae Iblae ruinis…..

Ritorniamo allo spirito della ricostruzione di Ragusa dopo il 1693. Il terremoto aveva colpito diffusamente e profondamente il territorio della antica Contea di Modica. L’Evento del 6 gennaio fu grave, esteso e profondo.

Fu un evento terribile e drammatico, ma veramente decisivo per il futuro della Città di Ragusa. Il sisma infatti non distrusse solo la fisicità urbanistica del Val di Noto ma ne lacerò le identità storiche colpendo le sue città (come Ragusa!) e l’omogeneità del loro vissuto societario, fatto di antiche tradizioni   e di assetti sociali ed economici, religiosi e politici. L’identità culturale precedente di stampo feudale, che era stata funzionale alla egemonia della antica aristocrazia, fu messa in crisi e nacque il bisogno oggettivo di ricostruire “la nuova Ragusa” nella direzione della collina del Patro.

Da questo fatto storico cogente e imperativo scaturì un moto migratorio da Ibla a Ragusa superiore e nacque una inedita dialettica sociale di tipo progettuale nei mondi vitali della città tra le classi e i ceti, tra i gruppi religiosi (cattolici ed ebrei), economici e politici per ideare e definire un percorso culturale di fondazione di una città più moderna: una nuova Ragusa in grado di attirare correnti di immigrazione,forza lavoro e maestranze, un nuovo processo economico dalla Sicilia centrale e occidentale.

Su questa idea si mobilitò la classe dirigente e l’intellighenzia cittadina per approfondire e definire in termini di progetto condiviso un percorso di scrittura e di mobilitazione collettiva unitamente a iniziative di riaggregazione degli interessi e delle volontà. Fu questo il senso e lo spessore ambizioso di questa avventura collettiva che possiamo chiamare “I°Ri – fondanzione della città di Ragusa”(1693-1887) che La ricostruzione motivò il cammino e pilotò il nuovo assetto urbanistico della società ragusana attorno alla rete degli interessi forti,antichi e nuovi. Per questo e nel complesso il processo ricostruttivo fu alla fine sostanzialmente ambivalente perché fu pilotato non dai ceti popolari ma si legò da un lato alla difesa degli interessi consolidati ed egemoni e dall’altro alla tutela di quelli emergenti sul piano sociale e religioso,economico e culturale.

L’operazione visibilmente risultò sul piano urbanistico e sociale l’espressione di queste realtà e incise concretamente e politicamente sulla declinazione della visione della Città e sulla sua conformità strutturale, da unitaria a duale, a livello dell’assetto sia di configurazione che di orientamento ideale della città e del suo nuovo corso con una nuova realtà di sviluppo strategico. Non si riuscì quindi a convenire in fondo su una Idea unitaria di Ragusa come “città – sintesi “ degli interessi e delle volontà per un superiore bene comune e la conflittualità che, prima era tenuta a bada da un buon governo. ora esplodeva in direzione di due poli di diversa dinamica di aggregazione, coesione e sviluppo.

L’aristocrazia fece di tutto per conservare assetti sociali ed urbanistici di proprio riferimento a Ragusa Ibla e a crearne di nuovi nella Ragusa Superiore con ruoli e funzioni tipiche ed organiche alle specifiche prospettive della classe proprietaria della vecchia aristocrazia terriera. La borghesia cittadina e terriera si costituì come forza di rinnovamento e di sviluppo della moderna Città di Ragusa. Aristocratici aperti e famiglie nobili di orientamento liberale come i Leggio e gli Schininà interpretando un desiderio generale, assunsero un ruolo di indirizzo e di governo della mobilità sociale ed economica,religiosa e politica. Furono questi cittadini dinamici e progressisti che pensarono, guidarono e realizzarono come nuova classe generale lo sviluppo urbanistico della città nella direzione della collina del Patru. Significativa e decisiva fu l’opera e la personalità del Barone Mario Leggio e l’intelligenza politica e la lungimiranza spirituale, sociale e religiosa della Famiglia Schininà. La nuova urbanistica fu disegnata e costruita mediante la fondazione di vie e luoghi dello sviluppo cittadino con un arredo adeguato e visibilmente marcato ed evidente (piazza Fonti). In questa scommessa fu significativa e funzionale agli interessi propri della aristocrazia illuminata e della borghesia vecchia e nuova la Banca Agricola Popolare di Ragusa, che assicurò una linea di sostegno finanziario, di credito e di difesa del risparmio e della economia agricola del ragusano.

La Chiesa in questa ricollocazione strategica di classi, ceti e luoghi non fu assente e chiusa ma aiutò la dialettica sociale e accompagnò il processo creando nuove parrocchie legate allo sviluppo demografico e alla funzione determinante di aggregazione socio religiosa della città in quartieri. La Chiesa svolse, quasi accompagnando la divisione e la duplice polarità di aggregazione, un ruolo da un lato di conservazione e dall’altro di insediamento progressivo di tipo religioso e pastorale sino alla enfatizzazione del primato agonistico e culturale del Duomo di San Giorgio, madrice di Ibla, e del nuovo Duomo di San Giovanni Battista, ora matrice di Ragusa superiore. In questo modo quindi mentre l’Italia si univa, Ragusa invece si divideva anche con la legittimazione della stessa Chiesa di Ragusa. Lo stemma di Ragusa, quindi, contiene una verità storica,ma essa va interpretata e capita:”Crevit Ragusiae Ibla ruinis”.In senso letterale è così ma in senso metaforico Ragusa “crevit” quando abbandonò Jbla che era “spenta” e rovinava e costruì da sè la direzione di un successivo sviluppo unitario. Non a caso i successivi contributi fondamentali, nella fase democratica e rappresentativa, quelli dell’on.le Corrado Di Quattro (DC) con l’idea di JBLA VIVA e dell’on.le Giorgio Chessari (PCI) con la legge speciale dell’ARS su Ibla e Ragusa superiore, sono state due momenti nodali e culturali di ripresa del cammino unitario della Città e due performative rivoluzioni culturali e sociali che hanno restituito a RAGUSA MODERNA un nuovo corso unitario di sviluppo.

Per quanto riguarda la storia di Ragusa è rimasto sino ad oggi un libro fondamentale, nodale e prezioso (potremmo dire “un classico”!) il saggio di Giorgio Flaccavento, Uomini, Campagne e Chiese nelle due Raguse, ediz. Comitato per le Chiese di Ibla, stamp. dalla Litografia La Grafica, Modica Alta 1982 pp.198 (con la presentazione dell’urbanista Pier Luigi Cervellati e le stupende fotografie di GIUSEPPE LEONE). Per l’analisi della questione negli anni 80° del Novecento è opportuno rivisitare e rileggere la rivista trimestrale di cultura e di impegno politico che costituì una libera cattedra di dialogo e di dibattito degli intellettuali ragusani “QUADERNI JBLEI”, fondata da Gino Carbonaro e Luciano Nicastro. In particolare è significativo il n. 4 dell’ annata 1984 (cf. L. Nicastro, Governare Ragusa, (analisi e proposte per il futuro prossimo venturo) pp.46-60.

Non è questo il luogo di una altra e particolareggiata disamina storica né di una analisi di uomini e personaggi del lungo tempo tra la prima rifondazione e la fase del nuovo evento nodale diretto e realizzato da fatti e iniziative economiche, culturali e politiche nel settore agricolo, industriale, commerciale, con l’avvento di una città dei servizi accanto e contro l’esplosione della scoperta del petrolio e delle connesse illusioni collettive come dell’oro verde e la dipendente rivoluzione dei primaticci e della economia a grappolo delle serre ma tutto questo si inscrive nell’ottica di una provincia di Ragusa che venne chiamata sempre più insistentemente “provincia iblea” e di fatto venne conteso il ruolo di Ragusa capoluogo della realtà provinciale e con ciò si operò la sua riduzione e lo spodestamento di fatto, di una centralità e di un ruolo di indirizzo e di primazia. Su questa tematica ricca e articolata rimando ad altre mie ricerche e pubblicazioni storiche e culturali: “Chiesa e fascismo a Ragusa”, su Filippo Pennavaria, sulle amministrazioni di Centro Sinistra, sulla Cultura e sui beni culturali, su “Chiesa e Società Ragusana”, sui Vescovi: Pennisi, Rizzo e URSO, sui Sindaci eletti direttamente, sulla crisi negli Enti collegati (USL, ASP), sulla nascita e crisi del PD in provincia di Ragusa, sulle personalità di rilievo nella Città e nella Provincia, sul Sistema Ragusa: Scuola, ricerca e Università a RAGUSA (analisi circuito formazione-informazione) del 2008 etc.. (cf mio sito web :www.lucianonicastro.it).

UN LUNGO TERREMOTO”CARSICO” ne è seguito

…La storia di Ragusa , dalla Liberazione sino ad oggi, si può definire “un lungo terremoto carsico” sia a livello sociale e culturale che a livello esistenziale, religioso e politico. Il senso di questa metafora ermeneutica si può cogliere nella caratteristica dominante e continua della egemonia in successione di nuovi poteri forti e delle loro “tribù” sia di destra moderata che di sinistra, spesso collegati in modo consociativo e trasformistico, visibili (alleanze alla luce del Sole!) o sotterranei (alleanze, carsiche e organiche, invisibili per destabilizzare e per gestire in ogni caso e senza soluzioni di continuità “IL POTERE” e creare UN SISTEMA di RIFERIMENTO per tutte le stagioni. (sono state le MANI sulla CITTA’, sulla vita democratica e rappresentativa a prescindere dai ruoli ufficiali, dei loro tempi e dei loro territori di espressione… Questo sistema di Governo occulto(ma non troppo!) ha retto sino ad oggi nel metodo e nel merito ogni luogo e ogni funzione di spesa. Questa specie di terremoto ha devastato, distrutto ed eroso la mappa di società, ha incatenato la libertà e ha incorporato in successione le opposizioni e gli oppositori. Ci sono stati dirigenti, on.li, sindaci, presidenti, uomini di cultura che hanno svolto di contestazione e di discontinuità, assumendo una funzione di delegittimazione e di alternativa, ma di “questa semenza” ormai è povero il nostro territorio ….C’è da sperare nei giovani intellettuali e nelle loro associazioni di formazione e di militanza per fare sorgere una nuova classe dirigente di qualità culturale e morale che sappia ascoltare e far esprimere il cuore e la mente della città e della provincia. Solo una cattedra visibile e alternativa può far nascere una auspicata discontinuità ma ci vuole una grande alleanza di uomini saggi, liberi e forti, per seminare creatività e produrre emigrazione sana e nuovi posti di lavoro… Nella speranza che cessi finalmente il processo di scempio e di dilapidazione che ci ha consegnato una storia di mortalità crescente delle energie e delle risorse sino al punto che abbiamo consumato il patrimonio spirituale, religioso e materiale che era stato costruito dal 1950 in poi…

(cf. Luciano Nicastro, Il Sistema Ragusa allo Specchio, 2008 ) Queste linee di riflessione e di pensiero etico e politico spirituale servono per un urgente dibattito collettivo e per la formazione di un più alto livello di coscienza civile,spirituale e democratica nei Mondi Vitali del tessuto sociale della Città, nelle Istituzioni e nei territori della intera provincia, che una volta era additata per fabrilità e legalità, per onestà e senso civico, santità e cultura… E’ opportuno ritornare all’antico Sogno Ragusano del dopo terremoto della “prima” Rifondazione per ritrovare la via analoga della “seconda” Rifondazione fatta di rinnovamento e di risanamento, di un grande progetto di ricostruzione comunitaria all’insegna di una moderna ecologia umana. Vediamo da vicino come in una descrizione sociologica problemi e risorse, linee di forza e punti di debolezza, fattori di incorporazione e di accoglienza.

E’ il momento di porre sul tavolo di discussione “una prima e comune vindemmiatio” baconiana in termini essenziali e concreti, “propositivi” ma non ingenuamente ottimistici : la fotografia della nostra città nei livelli attuali e nelle linee di posizione e di cammino. Consideriamo la situazione attuale della città di Ragusa. Il dato più evidente e disastroso è rappresentato dalla eredità politica di un assetto urbanistico squilibrato e disomogeneo, disordinato e lacerato, un campo sconfinato di sviluppi incontrollati e ingovernabili.

La città ha abbandonato progressivamente e irrazionalmente il centro della sua unità e identità di origine; si è divisa moltiplicando i poli e i bisogni di una estensione nelle periferie sempre più caotica, massiva e insignificante sul piano urbanistico in nome di una piatta imitazione delle città di stampo metropolitano senza esserlo. Immersa nelle vecchie campagne senza regole e prospettive è esplosa come “una spirale impazzita” di schegge e sentieri per mezzo di una politica di lievitazione incontrollata dei bisogni e dei servizi al di fuori della “cerchia antica”. Il Centro storico è stato via via spopolato e sguarnito di attività e vitalità economica e commerciale. Le librerie faticano a vivere in un centro che ormai è diventato un campo di concentramento chiuso e non facilmente accessibile perché circondato da una rete di impedimenti, di motivazioni estrinseche e di costrizioni che spingono verso un grande e assurdo sistema parcheggio largo a pagamento autoreferenziale, subalterno e funzionale a se stesso.

Inoltre si deve considerare una politica di supporto, che si è espressa nella induzione e trasferimento dei servizi urbani (bus..) e delle strutture di distribuzione e di commercializzazione (grandi e medi Supermercati!) che sono lontani anche dalla espansione incontrollata del fiume delle villette (insediamenti lontani e non correlati da un piano razionale e regolatore di scopo generale…!). Lo scenario prodotto è il seguente: Il CENTRO STORICO di Ragusa della prima RIFONDAZIONE si è spopolato e non smette di farlo… è morto sul piano sociale,civile ed economico e demografico. Vi abitano in crescendo le ondate degli immigrati che trovano le case in affitto a poco costo e si sono costituiti così “veri e propri ghetti della miseria e della emarginazione” in barba a qualunque politica di buona accoglienza e di facilitazione della integrazione civica, umana e sociale.

Una città consapevole, cosciente e civile avrebbe dovuto creare poli di riaggregazione multiculturale e di convivenza costruttiva con un insieme di servizi di riferimento. Via Roma verso la Rotonda è buia la sera e senza vita, un luogo che non è facile frequentare. Mentre via Roma verso il ponte nuovo è una bella isola pedonale dove c’è luce di sera e vita cittadina. Questo assetto con l’opposizione dei luoghi rappresenta bene la dicotomia. Se fosse stato creato in Giunta Comunale un Assessorato alla Immigrazione e alla emigrazione con delega alla Anagrafe e al Benvenuto agli immigrati nella nostra Città, si sarebbe creata ben altra attenzione e una opportuna ed utile struttura comunale di ascolto e di servizio.

Prendiamo per esempio il problema della sicurezza e della mobilità di rapido collegamento ci troviamo “imbottigliati”, per così dire, e “chiusi” in una striscia urbana con una vallata a verde nella quale e sopra la quale non ci sono utili e accessibili vie di fuga in una realtà cittadina ad alto rischio sismico. Ad esempio: non sono agibili ormai per i motivi che sappiamo né il PONTE VECCHIO di Padre Scopetta, né il PONTE NUOVO. L’unico collegamento fra le due parti della Città è rimasto a sud il PONTE S.VITO e a nord via Mariannina Schininà. Questi due collegamenti viari sono quotidianamente molto trafficati nel doppio senso di marcia e per giunta con parcheggi…..(se i parcheggi a pagamento sono spropositati per l’ occupazione irrazionale e speculativa del centro storico e di tutti i luoghi antistanti la dislocazione degli Uffici più importanti della città,quelli con la striscia bianca sono scomparsi o irrilevanti nelle zone di alto bisogno funzionale. Se poi consideriamo i parcheggi con la striscia gialla nelle zone a traffico limitato ne possono usufruire solo i residenti pena multe salatissime e il pronto e feroce “carro attrezzi”….).

Una politica più attenta,più concreta e mirata avrebbe potuto cambiare questo labirinto cieco e insulso che è diventato il vecchio centro storico della città con le zone di Ragusa Superiore. L’esperienza dei Consigli di Quartiere è stata negativa perché ha peggiorato la gestione dei problemi che sono diventati molto politicizzati e a costo economico oneroso e progressivo per le casse del Comune. Invece di agevolare la partecipazione politica dei cittadini, ha sortito l’effetto contrario quello di trasferire nel popolo la nausea civica per la corsa elettoralistica ai gettoni di consiglieri..

Come si vede sono tante le mappe dei problemi insoluti o riprodotti per incoscienza e incapacità. Ci sono in verità anche le belle foto “ricordo” dei tanti problemi risolti e di quelli realizzati con intelligenza e pazienza amministrativa. Sono nel libro d’oro della Città di Ragusa e ne devono ricevere pubblico encomio di merito (i Sindaci, gli uomini di cultura e i Parroci, gli Educatori, gli economisti e gli industriali, i giornalisti della comunicazione, tradizionale e digitale, gli scrittori, i benefattori e gli innovatori……). A futura memoria, se la memoria avrà un Futuro! (diceva Leonardo Sciascia!).

Anche da noi la questione giovanile ha assunto toni acuti di drammatica gravità e di difficile gestazione a livello educativo e sociale sia a livello di famiglia che di Scuola e di mondo del lavoro. Nel Welfare Municipale non esiste un capitolo sui giovani per un processo di orientamento e di sostegno reale e motivazionale. Non c’è una cattedra autogestita di dialogo e di confronto comunitario di tipo intergenerazionale tra genitori e figli. Il gruppo dei pari con la sua liturgia e i suoi riti interni vive l’esperienza di uno splendido isolamento ed elabora da sé un codice di comunicazione interna e di valori e criteri di comportamento spesso ermetici e difficili da decodificare e aprire ai valori etici e spirituali della comunità cittadina.

IL PROGETTO CULTURALE E POLITICO di una NUOVA MODERNA RAGUSA       

Dalla crisi di identità della città disgregata e lacerata da un complessa spinta individualistica si può uscire virtuosamente con un nuovo pensare e con un cuore nuovo e un’anima coraggiosa di relazioni di prossimità e di edificazione di un legame comunitario, spirituale e solidale.

L’IDEA MADRE della SECONDA RIFONDAZIONE a mio parere dovrebbe essere la trasformazione di RAGUSA come Società di inclusione civile e democratica” aperta” di tipo multiculturale come porta di una CITTA’ COMUNITA’ integrata e connessa mediante nuove vie, piazze e ponti che collegano nuovi QUARTIERI di PROSSIMITA’. La nuova comunità cittadina sarebbe così una federazione di BORGHI vivi, collegati e connessi di impegno cittadino ,rifondati nella loro tipicità ed autonomia e nella loro vita di respiro cittadino.

I nuovi quartieri sarebbero una riscrittura urbanistica e vitale, di identità e di funzione della Nuova RAGUSA che avrebbe un nuovo CENTRO CULTURALE e POLITICO di MERITO e adeguato al nuovo CONTESTO CITTADINO con strutture e servizi di collegamento e di direzione a rete.

Si trasformerebbe così il vecchio QUARTIERE anonimo e moribondo in crisi di identità e di vitalità, in via di spopolamento e di ruolo, nel BORGO NUOVO come ARTICOLAZIONE della COMUNITA’ CITTADINA IN RETE e RICOSTRUITA con BORGATE rifondate, significative e strutturate.

La nuova Ragusa moderna diventerebbe attraverso un vincolo associativo codificato e solenne una COMUNITA’ di BORGHI VITALI di PROSSIMITA’ per una buona e virtuosa integrazione sociale e civile, religiosa, culturale e politica a democrazia governante e partecipante. La nuova denominazione si inscriverebbe in una linea di continuità che farebbe salvi sia l’impianto originario che la novità di ruolo e di funzione. Inizierebbe così una entusiasmante stagione di rinascita con uno spirito da “ CIVITAS NASCENTI” e con una ricomposizione della geografia urbana della NUOVA CITTA’ RIFONDATA e abilitata per un nuovo sviluppo programmato, regolato e razionale di senso e di prospettiva. RAGUSA è nata dal LAVORO e sul LAVORO si è fondata.

Una città laboriosa sul lavoro si sviluppa e cresce producendo e riproducendo lavoro e l’etica del lavoro onesto e legale. La nuova stagione sarà quella della tutela del lavoro immigrato e della produzione del lavoro non solo dei campi e delle aziende PMI ma anche del commercio(piccola e grande distribuzione!) e dei servizi.

Il ceto medio è in difficoltà. Ci vuole una politica anche cittadina di promozione e sostegno dell’occupazione e della produzione di nuovo lavoro non solo nei settori di espansione ma anche nei lavori socialmente utili e funzionali allo sviluppo, ma sono da sperimentare e pilotare lavori “liquidi” non precari ma stabili nel Welfare Municipale ad ampio spettro (assistenza alle persone e alle necessità dei Mondi Vitali(famiglie e società di aiuto…) come anche nella costruzione di una rete di SICUREZZA tradizionale e telematica delle vie e delle Scuole, delle Chiese e dei beni culturali come delle infrastrutture sportive….Ad esempio: al posto degli ausiliari del TRAFFICO (non sempre necessari dopo l’escalation dei parcheggi e dei posti eccessivi a ticket!) bisognerebbe sperimentare gli Ausiliari della Sicurezza Programmata (con personale giovane e/o adulto disoccupato ricollocato in mansioni di pubblica utilità. Si aprirebbe così una nuova leva di possibilità di vita attiva e costruttiva di scopo.

La NUOVA RAGUSA diventerebbe non un luogo di disoccupati o di precari di lungo corso ma un CANTIERE di LAVORO NUOVO e creativo affidato al Nuovo CORSO di QUALITA’SOCIALE E CULTURALE. La città diventa così un BENE CULTURALE da tutelare, incrementare e sviluppare…. In rapporto organico con il territorio, l’economia e la VITA spirituale e sociale.

E’ evidente che investigazione, elaborazione e realizzazione del Progetto di RAGUSA CITTA’NUOVA e MODERNA rifondata in “ COMUNITA’ di BORGHI VIVI e VITALI” a rete è una scelta culturalmente impegnativa ed eticamente corresponsabile nella quale “vivere meglio sarà possibile” solo con una diversa etica e cittadinanza spirituale e politica complessiva e soprattutto con una superiore classe dirigente di uomini politici e amministratori onesti, lungimiranti e creativi con la luce organica degli Intellettuali ed Educatori, Maestri e Benefattori della Società Ragusana e con la nostalgia del futuro delle nuove generazioni di giovani che guardano lontano……oltre l’Occidente e il Mediterraneo, verso il Mondo Globale.

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Autore

Luciano Nicastro Laureato in Filosofia alla Cattolica di MILANO e in Sociologia alla Università degli Studi di URBINO, è stato per molti anni professore di filosofia e storia al Liceo Scientifico “E. Fermi” di Ragusa. Filosofo e Sociologo di orientamento “mounieriano”. Ha insegnato storia della filosofia e storia della sociologia. Docente di Antropologia filosofica presso l’Istituto Teologico Ibleo di Ragusa, è stato docente di Sociologia delle Migrazioni e di soc. dell’educazione alla LUMSA di Roma – sede di Caltanissetta; è stato altresì docente di Domande Filos. Contemp., di filos. della Religione e filosofia politica alla Facoltà Teologica di Sicilia a PALERMO. Consigliere Nazionale delle Acli, ha fatto parte della Associazione “Agostini Semper” tra i laureati della Cattolica di Milano ex alunni del Collegio Augustinianum, militante del MEIC (movimento ecclesiale di impegno culturale), della Lega Consumatori ed Utenti. Ha pubblicato diversi libri, articoli e ricerche di filosofia, psicologia, sociologia, teologia e psicopedagogia oltre che sui temi della scuola, del lavoro, della famiglia e della condizione meridionale e sulla nuova questione giovanile…



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