Vita Cristiana

Pubblicato il 26 Settembre 2016 | di Agenzia Sir

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Padre Pio, il Santo di Pietrelcina nel ricordo di milioni di fedeli

Sono trascorsi 48 anni e la figura carismatica di Padre Pio è radicata più che mai nei cuori di milioni di fedeli in tutto il mondo, specie dopo essere salita agli onori degli altari: un evento non usuale per la Chiesa. E per quanti oggi si portano in S.Giovanni Rotondo è l’occasione per fare o rifare i percorsi canonici: la Grande chiesa dedicata al Santo, la Tomba, la Cella, la Via Crucis, la Chiesa di S.Maria delle Grazie, la vecchia Chiesa con il Suo Confessionale, il Convento. E si potrà ammirare la immensa nuova Basilica fortemente da voluta da Padre Pio, e la originale Cripta “d’oro” con il sarcofago di Padre Pio: uno stupendo complesso di inusitata bellezza e maestosità, idoneo ad ospitare decine di migliaia di pellegrini assetati di Fede e che sta per essere abbellito dalle moderne vetrate.
Padre Pio è certamente la figura più emblematica e discussa di questo ultimo scorcio di secolo. Su di Lui si sono scritte e si sono detti fiumi di parole, che affiorano nella mente del pellegrino, specie quando volge lo sguardo alla bianca e imponente costruzione che si staglia poco distante dal Sacro Convento, la Casa Sollievo della Sofferenza, divenuta il punto di riferimento mondiale dell’opera terrena di P.Pio, per la cui realizzazione tanto ebbe a soffrire!

Di Lui si è detto e scritto tantissimo, ci piace ricordare il suo Transito attingendo dalla testimonianza di padre Pellegrino Funicelli.
“Dopo le ore 21,00 del 22 settembre 1968, quando il Padre Mariano si era già allontanato dalla cella n. 4 ed io vi ero entrato, Padre Pio per mezzo del citofono mi chiamò nella sua stanza. Era a letto coricato sul fianco destro, mi domandò soltanto l’ora segnata dalla sveglia posta sul suo comodino. Dai suoi occhi arrossati asciugai qualche piccola lacrima e ritornai nella stanza n. 4, per mettermi in ascolto presso il citofono sempre acceso.
Il Padre mi chiamò ancora per altre cinque o sei volte, fino alla mezzanotte ed aveva sempre gli occhi rossi di pianto, ma di un pianto dolce, sereno.
A mezzanotte come un bambino pauroso mi supplicò: “Resta con me, figlio mio” e cominciò a chiedermi con molta frequenza l’orario. Mi guardava con gli occhi pieni d’implorazione, stringendomi forte le mani.
Poi come se si fosse dimenticato dell’orario, richiestomi in continuazione, mi domandò:
“Uagliò, a ditte a Messa ?”. Risposi, sorridendo:
“Padre Spirituale, è troppo presto adesso per la Messa”. Ed Egli replicò: ”Be’, stamattina la dirai per me”. Ed io: ”Ma ogni mattina la dico secondo le sue intenzioni”.
Successivamente volle confessarsi e, terminata la sua sacramentale confessione, disse: ” Figlio mio, se oggi il Signore mi chiama, chiedi perdono per me ai confratelli di tutti i fastidi che ho dato e chiedi ai confratelli e ai figli spirituali una preghiera per l’anima mia”:
Risposi: ”Padre Spirituale, io sono sicuro che il Signore la farà ancora vivere a lungo, ma se dovesse avere ragione lei, posso chiederle un’ultima benedizione per i confratelli, per tutti i suoi figli spirituali e i suoi ammalati?”.
E lui: ”Sì che benedico tutti; chiedi anzi al Superiore che dia per me questa ultima benedizione”….
L’una, le due, le tre erano di solito gli orari in cui soleva alzarsi per prepararsi alla Santa Messa e, prima di sedersi sulla poltrona, soleva fare quattro passi per il corridoio. Quella notte notai con mia grande meraviglia che camminava diritto e spedito come un giovane, tanto che non vi era bisogno di sostenerlo. Giunto all’uscio della sua cella, disse: “Andiamo un po’ sul terrazzino”.
Lo seguii tenendogli la mano sotto il braccio. Egli stesso accese la luce e, arrivato vicino alla poltrona, si sedette e guardò in giro per il terrazzino, curiosando, sembrava che con gli occhi cercasse qualcosa. Dopo cinque minuti volle tornare nella cella. Cercai di sollevarlo, ma mi disse:”Non ce la faccio”. Infatti si era appesantito: ” Padre Spirituale, non si preoccupi”, gli dissi incoraggiandolo e prendendo subito la sedia a rotelle che era a due passi. Per le ascelle lo sollevai dalla poltrona e lo posi a sedere sulla sedia. Egli stesso sollevò i piedi da terra e li poggiò sul predellino. Nella cella, quando l’ebbi adagiato sulla poltrona, egli, indicandomi con la mano sinistra e con lo sguardo la sedia a rotelle, mi disse:”Portala fuori”.
Rientrato nella cella notai che il padre cominciava ad impallidire. Sulla fronte aveva un sudore freddo. Mi spaventai, però, quando vidi che le sue labbra cominciavano a diventare livide. Ripeteva continuamente: “Gesù, Maria!”, con voce sempre più debole.
Mi mossi per andare a chiamare un confratello, ma egli mi fermò dicendomi: ”Non svegliare nessuno”. Io mi avviai ugualmente e, correndo, mi ero allontanato di pochi passi dalla sua cella quando mi richiamò ancora. Ed io, pensando che mi richiamasse per dirmi la stessa cosa tornai indietro. Ma quando mi sentii ripetere: “Non chiamare nessuno”, gli risposi con atto di implorazione: “Padre Spirituale, adesso mi lasci fare”. E di corsa mi avviai verso la cella di padre Mariano, ma vedendo aperto l’uscio di fra’ Guglielmo entrai, accesi la luce e lo scossi: “Padre Pio sta male!”. In un momento fra’ Guglielmo raggiunse la cella del padre ed io corsi a telefonare al dottor Sala. Questi giunse dopo dieci minuti circa e, appena vide il padre, preparò l’occorrente per fargli un’iniezione. Quando tutto fu pronto, fra’ Guglielmo ed io cercammo di sollevarlo, ma, non riuscendovi, dovemmo adagiarlo sul letto. Il dottore fece l’iniezione e poi ci aiutò ad adagiarlo sulla poltrona, mentre il padre ripeteva con voce sempre più fievole e con il movimento delle labbra sempre più impercettibile: “ Gesù, Maria!”.

Alle 2,30 circa, dolcemente chinò la testa sul petto. Era spirato.”

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