Cultura

Pubblicato il 1 Ottobre 2016 | di Redazione

0

“Io prima di te” un film che è un inno alla vita

Il valore della vita lo comprendi quando non ti è permesso di vivere una vita “normale”!

È questo che accade, per uno scherzo del destino, a William Traino protagonista del film “Io prima di te”, insieme a Louisa Clark; tratto dall’omonimo romanzo di Jojo Moyes, il quale ha riscosso un grosso successo richiamando l’attenzione di moltissimi giovani.

William è tetraplegico a causa di un incidente stradale che lo ha costretto su una sedia a rotelle.

La drammaticità della storia è rilevante ma al contempo il film è sia ironico che romantico grazie alla bravura degli attori e alla scelta dell’intreccio della trama che tratta la tematica dell’eutanasia, del suicidio assistito e del testamento biologico.

Per noi cattolici, soprattutto noi giovani, è doveroso avere un pensiero critico ed una visione chiara su queste tematiche così importanti e toccanti.

Secondo la visione di questo film è l’uomo ad auto-attribuirsi il titolo di “padrone assoluto della propria vita”, anziché esserne un semplice amministratore.

Ci domandiamo se: il malato può essere libero al 100 per cento di scegliere la strada della morte, quindi l’uomo come giudice supremo, oppure è Dio che decide sulla nostra vita ?

Proprio San Giovanni Paolo II, a tal proposito, parla di “cultura di morte”, ossia non più una morte determinata da leggi naturali ma una morte come accadimento programmato dell’uomo.

Solitamente uno dei motivi di queste scelte è il ritenersi un “peso” sia per l’interessato sia per chi se ne prende cura. Nel caso di specie le parole del protagonista sono: “Mi limito ad esistere!”, dunque l’eutanasia porrebbe termine ad un’esistenza priva di valore e di senso e sembrerebbe la soluzione più ragionevole.

Ci sono molte associazioni di aiuto al suicidio in Svizzera, proprio lì il suicidio assistito è legale dal 1942, nel corso degli anni si è creato un vero e proprio flusso di italiani decisi a porre fine alla sofferenza.

Anche se le statistiche parlano di un 40 per cento di persone che cambiano idea all’ultimo momento grazie al supporto dato dal medico incaricato. In proposito la Congregazione per la Dottrina della fede dice che le suppliche dei malati molto gravi che talvolta invocano la morte, non devono essere intese come espressione di una vera volontà di eutanasia, esse sono richieste angosciate di aiuto, di amore e di affetto.

“Amore”, cosa che aveva trovato il nostro protagonista. Un film che, nonostante tutto, è un vero e proprio “inno alla vita” invitandoci a non accontentarci mai, a vivere con audacia, a sfidare e a “mordere” la vita in tutta la sua essenza!

Valeria Alescio

Tags: , ,


Autore

"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna Su ↑