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Pubblicato il 3 Ottobre 2016 | di Redazione

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Non si fa commercio con cose sacre

Quante volte entrando in una chiesa, ancora oggi, notiamo  la lista dei prezzi per il battesimo, la benedizione e  le intenzioni per la messa. Infatti, dopo battesimi, matrimoni o funerali, spesso c’è ancora chi viene a chiedere: «Quanto costa?». È una domanda imbarazzante perché, sia pure senza volerlo, rivela che si pensa alla parrocchia come a una bottega di oggetti religiosi, corone, candele, statuette e quant’altro. Compri, paghi e te ne vai. Le tariffe esistono, per fortuna non in tutte le chiese. Papa Francesco prende posizione contro chi  chiede soldi per battesimi, benedizioni e messe, in quanto i fedeli vanno in chiesa per pregare e non per i mercanti, questa diventa corruzione! Francesco parla di Chiesa affarista, una Chiesa che pensa solo a fare affari facendo “peccato di scandalo”. Commentando il brano del vangelo in cui Gesù caccia i mercanti dal Tempio, il Papa ha ricordato che Dio non ha niente a che vedere con i soldi e che la Chiesa non può essere «affarista». Egli spiegò che Gesù non era arrabbiato: «È l’ira di Dio, è lo zelo per la Casa di Dio, perché non si possono servire due padroni: o rendi il culto a Dio vivente, o rendi il culto ai soldi, al denaro. Ma perché Gesù ce l’ha con il denaro? Perché la redenzione è gratuita. Non si può «affittare la chiesa», il Tempio «va mantenuto pulito». E tutti, «anche i laici», sono responsabili; tutti devono vigilare perché non accadano queste cose. Se ci accorgiamo che nella nostra parrocchia si fa questo, dobbiamo avere il coraggio di dirlo in faccia al parroco, di gridare allo scandalo. È curioso: il popolo di Dio sa perdonare i suoi preti, quando hanno una debolezza, scivolano su un peccato. Ma ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente». Se lo Stato o il Comune per far fronte alle spese fanno riferimento alle tasse che pagano i cittadini, la Chiesa deve contare solo sulle offerte che vengono dai fedeli, senza star a giudicare se è troppo o troppo poco, perché i doni non si possono tariffare,altrimenti si cadrebbe in un discorso commerciale. Dio ama chi dona con gioia senza essere obbligato. Molti fedeli sono urtati da questo mercanteggiare.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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