Pubblicato il 18 Ottobre 2016 | di Agenzia Sir
1Sacro e profano nelle tele di Ausilia Miceli
A Palazzo Cosentini un interessante appuntamento con Ausilia Miceli, la brava pittrice di origini aretusee (ma da tempo oramai “iblea” ) che ha esposto una dozzina tra le sue produzioni pittoriche più emblematiche dividendole in due settori, sacro e profano.
La Miceli oramai da anni è una affermata artista che ben ha meritato e merita l’attenzione primaria degli critici e della gente comune, i suoi quadri colpiscono già al primo impatto per il loro “violento” impatto cromatico, il blu in tutte le sue multiformi sfumature è il colore che predilige la pittrice: tra le sue produzioni esposte a Palazzo Cosentini spicca un’opera inedita, una figura di donna senza veli ritratta in posizione distesa ripiegata in un fianco in un momento forse di estasi inconscia. E tra le opere esposte, divise come già detto in due sezioni, da citare una toccante ed umana “Maternità”, “Madonna” , San Sebastiano trafitto da una lancia, una rivisitazione molto originale del “San Giorgio” che uccide il drago stando eretto sopra di esso cioè senza il cavallo che si osserva nella iconografia usuale; e poi il profano con, a parte l’inedito di cui sopra accennato, “Buio scarlatto”, “Attesa”, Magenta, “Ultima bramosia”.
Della Miceli è stato detto e scritto – meritatamente – tanto: inimitabile la sua cromaticità. Le sue operano trasudano luce, aria incontaminata, profumi, colori, e sono le sorprendenti figure umane, sono il cielo e il mare e il vento della nostra terra che sapientemente l’artista trasla nelle sue tele: i risultati sono di quelli che inducono lo spettatore anche il meno vocato all’arte a soffermarsi quasi incantato davanti ad un suo quadro. Il suo realismo è di quelli che penetrano nell’intimo già dal primo impatto visivo perché creano quasi un collegamento sensoriale tra la tela e chi la sta osservando: ad esempio, se si osserva un paesaggio marino si ha quasi la sensazione di aspirare dopo un po’ il profumo del mare facendosi nel contempo accarezzare da una leggera brezza . E’ una sorta di “realtà irreale” coma la definisce ella stessa, una realtà che ha il potere di far “penetrare” l’osservatore quasi all’interno dell’opera d’arte diventando egli stesso soggetto-attore del quadro. Di lei è stato anche detto: “Ausilia Miceli possiede un equilibrio segnico-cromatico ed una sicurezza dell’impianto compositivo che sono, senza dubbio, le più evidenti caratteristiche dell’attuale sua produzione artistica: ha poi una particolare inclinazione a utilizzare una tavolozza alquanto diversificata, sostenuta com’è da una notevole capacità disegnativa. Non molto tempo fa ci ha confessato: “Per me l’arte è l’alito vitale che da sempre ha permeato la mia esistenza”, un alito che continua ancor oggi a stupirci sempre con approcci sensitivi tra i più variegato, ma il filo conduttore è uno solo, l’espressione dell’arte ai suoi massimi livelli.
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